#Fedez diffamato


intervento di Fedez

“Il 30 aprile 2015 i manifestanti “No Expo” decidono di scendere in piazza per protestare con varie motivazioni che vanno dalla cattiva gestione dell’evento Expo, agli endorsement fatti per un evento che dovrebbe rappresentare l’avanguardia sul nutrizionismo e su come nutrire il pianeta.
Mi sento vicino, soprattutto riguardo alla motivazione della cattiva gestione, com’è stato gestito Expo e come sono stati gestiti i denari pubblici e i finanziamenti di Expo dove è stato speso più di un miliardo per fare una tangenziale che finito Expo non servirà a nulla, per fare degli scempi ecologici, per costruire su terreni che probabilmente non sono ancora stati bonificati, appalti truccati, infiltrazioni mafiose.

Dovere di cronaca

Sentendomi vicino mi sono sentito di pubblicare la foto di 3 ragazzi di un centro sociale che conosco e che ho frequentato che applicano su un padiglione dell’Expo uno striscione. Un atto di protesta e non di vandalismo perché lo striscione come lo si mette, lo si toglie.
Il 30 aprile Milano veniva dipinta come se fosse Beirut. Mi sono sentito di specificare dove erano state fatte delle scritte sui muri, da condannare come degli atti di vandalismo. Era stata imbrattata una gioielleria di un privato cittadino, di un negoziante, ma tutto il resto erano atti di vandalismo dimostrativi che andavano a colpire i finanziatori di Expo, Man Power e tutti quelli che erano i personaggi legati alla gestione o alla cattiva gestione di Expo.

VIDEO Fedez diffamato: “Hanno detto falsità, voglio verità”

Una scritta su un muro non può avere un’eco mediatica maggiore delle infiltrazioni mafiose di Expo, un ragionamento che ho trovato lineare, e ho pubblicato la lista degli edifici imbrattati.
Sempre il 30 aprile ho ribadito che ero vicino alle manifestazioni civili, che non avallavo nessun tipo di vandalismo, che ho pubblicato quelle cose per fare informazione, per dire veramente le cose come stavano, che Milano non stava cadendo a pezzi, erano state fatte delle scritte sui muri che sono da condannare ma anche prese per quello che sono.

Lo scempio del primo maggio a Milano

Cosa succede poi? Il primo maggio avviene lo scempio di Milano, dove dei ragazzi che si infiltrano in un corteo devastano Milano e sono una minoranza rispetto a quello che era il corteo civile. Faccio un nuovo appunto dove dico che la manifestazione precedente era una protesta civile che andava condivisa per le motivazioni che erano e quella del primo maggio era puro scempio, questo non è bastato perché ho ricevuto una rassegna stampa da gogna mediatica, più o meno per fare un parallelismo quello che è successo a Erri De Luca, dico sempre che si è passati dal “metodo Boffo” al “metodo Goffo” perché praticamente hanno iniziato a riportare le mie dichiarazioni del giorno precedente, omettendo la data e quindi lasciando intendere che io le dichiarazioni le avessi fatto il primo maggio.

Dal metodo Boffo al metodo Goffo

Addirittura Nicola Porro scrive che io dovrei sentirmi responsabile degli scempi di Milano, Facci esprime la volontà di volermi tirare tre sberle e poi rincara la dose dicendo quattro sberle, scrive un bellissimo articolo, mi insultano più volte sui social network, Mughini mi dà dell’analfabeta e del mentecatto in un articolo privo di qualsiasi tipo di argomentazione.
C’è da aggiungere che il Coisp che è il sindacato di Polizia famoso per avere sostenuto e difeso gli assassini di Federico Aldrovandi si è divertito a darmi dell’invertito. Il Foglio, un giornale di quattro pagine di cui una dedicata a sola pubblicità, quindi una delle tre pagine restanti l’ha dedicata a me, scrivendo “Il rapper banale” come se la disquisizione vertesse solo su di me e hanno attuato una strategia della distrazione in cui il focus del dibattito andava verso di me e non sulle motivazioni che hanno spinto me a fare endorsement a una manifestazione civile. Sono diventato il mezzo per distrarre l’attenzione da quello che stava succedendo insieme ai black bloc, purtroppo ho perso io perché ho fatto il loro gioco a mia insaputa.

La forza della Rete

Io andavo per strada e le persone mi vedevano come uno che ha sostenuto i black bloc.
Non è questione di danno di immagine, non ho paura a mettere la faccia e a assumermi le responsabilità di quello che realmente dico. Il problema è che in quel momento mi dovevo difendere da accuse, da parole che non avevo detto, che mi erano state messe in bocca. Gli unici mezzi che avevo a mia disposizione erano Internet, erano i miei social network, per fortuna sono riuscito a fare un video che ha avuto una diffusione impressionante, ha raggiunto 9 milioni di persone che sono più o meno il doppio di quelli che raggiunge Nicola Porro con le sue trasmissioni. Però tutto da solo, mentre loro hanno alle spalle delle potenze economiche, delle potenze mediatiche, era una lotta a armi impari, Davide contro Golia.

Giornalisti diffamatori querelati

L’unico modo che ho per fare chiarezza e per dimostrare che queste persone hanno scritto il falso su di me è quello di risolverlo nei luoghi competenti, quindi con una querela per minacce e diffamazione. Non deve esserci dubbio. Hanno scritto delle falsità e voglio verità. Ho chiesto dei danni.
Ho querelato Filippo Facci, Nicola Porro e il Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. Ho deciso di querelarli ma non per denaro, il denaro lo darò in beneficenza e sarò ben contento di spillare ogni singolo centesimo a queste persone per ridarlo alla comunità e a persone che non hanno bisogno di speculare facendo disinformazione per guadagnare o per attirare l’attenzione.
Voglio dimostrare che nei miei confronti c’è stata una gogna mediatica, ho dovuto affrontare un patibolo mediatico e mi è andata di culo perché fortunatamente le mie spiegazioni e le mie argomentazioni sono forse girate di più dei loro articoli.” Fedez