#Renzivoltagabbana

Oggi 22 febbraio si celebrano i primi 365 giorni del governo Renzi. Vediamo quali promesse ha rispettato in questo primo anno di mandato:

L’art. 18 dello Statuto dei lavoratori: se le parole di Renzi avessero qualche valore, l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori non sarebbe mai stato eliminato. Nel 2009 Renzi dichiarava: “io ho detto che non ho trovato un solo imprenditore in 3 anni che faccio il sindaco che mi abbia detto, Caro Renzi io non lavoro a Firenze o in Italia perché c’è l’articolo 18. Nessuno me l’ha detto. Non c’è nessun imprenditore che ponga l’art. 18 come un problema. Mi dicono c’è un problema di burocrazia, di tasse, etc” (fonte). Renzi invece ha fatto esattamente il contrario: ha demolito lo Statuto dei Lavoratori, ha abolito l’art. 18, ha consentito il demansionamento, ha consentito di sorvegliare i dipendenti sul proprio posto di lavoro e ad oggi ha mantenuto in vita tutti i contratti precari. Confindustria e Marchionne ringraziano;

Le grandi opere: una battaglia che il nostro Premier voleva combattere prima di andare al governo poi, però, anche questa volta ha cambiato idea. Nel novembre 2012 alla domanda le grandi opere sono prioritarie per il Paese? Il Premier rispondeva: “NO, per 3 motivi. Uno perché le grandi opere creano meno occupazione che le piccole opere. Due perché è dimostrato che le piccole opere che riducono la congestione del traffico hanno il miglior rapporto benefici/costi. Tre perché il ritorno economico è nettamente migliore per le opere più piccole” (fonte). Renzi invece ha fatto esattamente il contrario: ha varato “lo sblocca Italia”, un decreto legge che riguarda solo grandi opere pubbliche, tralasciando le piccole. Ha consentito di trivellare il Paese, avremo più cemento e appalti assegnati in via diretta, poteri infiniti dei Commissari sulle bonifiche,rischio idrogeologico, oltre a incrementare ulteriori scandali legati ad infiltrazioni mafiose;

Il Pil e disoccupazione: temi che preoccupavano molto il Premier. Nel febbraio 2014 diceva: “In 5 anni il Pil ha perso 9 punti, la disoccupazione è raddoppiata al 12,6% e quella giovanile al 41,6%. Non sono numeri da crisi ma numeri da tracollo” (fonte). Il Premier cominciava il proprio mandato in maniera molto ottimista facendo una previsione di crescita del Pil del 0,8. Ottimismo che veniva subito sbugiardato dai dati Ocse che stabiliva un calo del Pil italiano dello 0,4%. Durante il suo mandato poi la disoccupazione in Italia è cresciuta arrivando a livelli storici, ovvero quella generale al 13,4% e quella giovanile al 43,9%.

Abolizione delle Province: Renzi il “risparmiatore” dichiarava che con l’abolizione delle province si risparmia! Poi affermava “io dico prudenzialmente 3.000. 3000 persone che dall’elezioni del 25 maggio smetteranno di avere un’indennità della politica e troveranno l’ebbrezza di tornare al proprio lavoro”. “Alcuni potranno dire, è poco! Ma è un segnale importante. E’ arrivato il momento di dire basta al fatto che guadagnano sempre i soliti e si inizia a tagliare sui costi e sui posti della politica” (fonte). Belle parole quelle di Renzi. Peccato però che a conti fatti si è trattato solo di fuffa. Nessuna abolizione delle province è stata fatta, bensì un semplice riordino che addirittura ha creato ben 13 città metropolitane e quindi, anziché far risparmiare l’indennità delle 3000 persone a cui faceva riferimento ha esteso l’indennità a ben altri 26.000 nuovi Consiglieri comunali e ad altri 5.000 nuovi assessori (fonte). Una vera abolizione delle province, invece, avrebbe portato un risparmio di oltre 2 miliardi di euro per l’Italia. Alla faccia del risparmio!

Riforma del Senato: secondo Renzi i costi del Senato andavano ridotti. Nel gennaio 2014 dichiarava: “1 miliardo in meno all’anno”. Ma purtroppo, anche in questa occasione il nostro Premier si è sbagliato di brutto. Dopo il parere chiesto dal Movimento 5 stelle alla ragioneria dello Stato è venuto fuori che il risparmio totale della riforma di Renzi è di 49 milioni all’anno e non di 1 miliardo. Ma non solo. Secondo Renzi il Senato sarebbe il colpevole dei ritardi delle riforme. Ma così non è. La colpa è del governo. Una volta che le riforme vengono fatte, sono i governi a dover dare attuazione. Se monitoriamo i ritardi burocratici che frenano l’operatività delle misure approvate dai governi Monti, Letta e Renzi vediamo come mancano ben 511 decreti attuativi. (fonte), per cui altra falsità detta dal Premier.

Lotta alle mafie e alla corruzione: Renzi sembrava davvero allarmato dalle mafie presenti nel nostro Paese. Addirittura il 2 marzo 2014 inviava a Roberto Saviano una lettera con la quale preannunciava la lotta alla corruzione e proponeva una riforma organica per dare strumenti più incisivi alla lotta contro le mafie (fonte). Diceva: “la porterò sui tavoli del semestre Europeo”. Non solo. Il 24 dicembre dell’anno scorso sempre Renzi affermava: “sanzioni inasprite per chi evade”(fonte). Le sue dichiarazioni di guerra facevano davvero impaurire gli evasori. Poi invece è tornata la pace e di legge non se ne sono viste nè in Italia nè in Europa. Ed infatti, per gli evasori (quelli proprio grandi) è arrivato il 24 dicembre il regalo del 3% dell’imponibile dichiarato con annesso condono. Potranno evadere sino al 3% del fatturato e non essere penalmente punibili. Per il falso in bilancio ha reintrodotto le stesse soglie di non punibilità volute da Berlusconi, consentendo di falsificare i bilanci e creare soldi in nero. Denaro che, sempre grazie a Renzi, potrà essere riciclato, senza commettere alcun reato, in acquisti per uso personale. Ha votato contro la sospensione o l’interruzione della prescrizione per facilitare facili assoluzioni e ha depotenziato il reato di scambio politico mafioso con la conseguenza che quelli che venivano prima condannati con la vecchia legge, adesso con quella attuale vengono assolti.

Riforma della giustizia: Renzi diceva che l’obiettivo era quello di rendere i processi più rapidi e di ridurne il numero. Peccato che l’unica cosa su cui il Governo si è concentrato sia stato il tentativo di tagliare le ferie ai magistrati da 45 a 30 giorni. Ma considerata l’incompetenza del governo, in evidente difficoltà quando si tratta di scrivere norme giuridiche, le ferie resteranno invariate perchè non è stato abrogato la legge precedente che disponeva i 45 giorni di ferie per i Giudici.

Legge elettorale: “Va condivisa” diceva Renzi per il bene del Paese. Si ma con chi? Con un condannato, aggiungiamo noi. Sempre Renzi affermava “nonostante i gufi, la legge elettorale è passata alla Camera ed entro settembre sarà approvata”. Siamo a febbraio 2015 e la riforma è ancora in attesa di essere approvata alla Camera. Nel merito poi l’Italicum 2.0 è una altra legge incostituzionale, esattamente come lo era il Porcellum. Consentirà ai Partiti Politici di nominare quasi la totalità dei componenti del Parlamento, viola il diritto di voto degli italiani che non potranno esprimere totalmente le loro preferenze e prevede un premio di maggioranza abnorme che rischia di deformare gli equilibri istituzionali della nostra repubblica, con poteri accentrati in un unico soggetto, il Presidente del Consiglio. Un vero e proprio disegno da parte di Renzi per garantirsi un lungo futuro politico.

80 euro: è probabilmente l’unica promessa che Renzi ha mantenuto, studiata mediaticamente per ottenere consensi alle ultime elezioni europee. La verità, però, è che nemmeno in questo caso è stato in grado di rispettare al 100% le proprie promesse. Gli 80 euro dovevano, infatti, andare anche ai pensionati, alle partite iva ed agli incapienti come scriveva Renzi qualche mese fa sul suo amato twitter (fonte). Peccato che sia rimasta solo una promessa. Ed infatti alcun euro né per i pensionati, né per le partite iva né per gli incapienti. Addirittura la beffa. Ed infatti, per le pensioni resta intatto il divario tra quelle minime e quelle d’oro. Mentre per le partite iva, Renzi ha previsto una triplicazione delle aliquote fiscali. Ma non solo. Vi ricordate anche la promessa di Renzi fatta dalla D’Urso? In quell’occasione prometteva 80 euro anche alle neomamme! Ciao, ciao, bambino.

Riduzione di tasse: Renzi diceva: “La più grandemai fatta da un governo”. (fonte). Ma allora come mai è lo stesso governo a fare una previsione nel Def del 2014 nella quale ottimisticamente prevede per l’anno 2015 un aumento della pressione fiscale pari allo 0,1 % rispetto al 2014 ( 43,4%)?. Renzi, quindi, gioca con le parole, taroccandole. Se da una parte è vero che alcune tasse sono state parzialmente ridotte, è altrettanto vero che i tagli fatti dal Governo alle Regioni, Province e Comuni comporteranno nuovi aumenti di tasse a livello locale. Inoltre, considerato che alle belle parole spese dal Premier spesso non corrispondono fatti, il Governo ha inserito nella legge di stabilità del 2015 le cosiddette clausole di salvaguardia che garantiranno alle casse dello Stato per il 2016 un gettito di 12,8 miliardi, per il 2017 un gettito di 18,5 miliardi e per il 2018 un gettito di 20,5 miliardi. Insomma basta attendere qualche mese che le stangate da tasse saranno ben servite.

Unioni civili: lo scorso mese di ottobre Renzi diceva: “è pronta. La bozza di legge sul modello tedesco all’esame di Palazzo Madama dopo la riforma elettorale, entro l’anno o a inizio 2015” (fonte). Oggi siamo alla fine di febbraio e della riforma per le unioni civili non c’è traccia. La Cassazione da un lato preme affinchè il legislatore provveda a riconoscere i diritti, dall’atro Alfano e Giovanardi (con il loro piccolo partitino, che ha più poltrone che altro) non ne vogliono proprio sentir parlare.

Spending review: Renzi diceva: “il punto è far passare il messaggio che la revisione della spesa che noi faremo di 16 miliardi porterebbero il deficit al 2,3% per il prossimo anno”. Purtroppo, nemmeno in questa occasione Il Premier ha dato fede a quanto detto e, a parte il fatto che la spending ha seguito lo standard dei tagli lineari di Monti, quelli che si diceva che non andavano fatti, il governo è riuscito a ridurre la spesa solo di 8 miliardi così suddivisi: 4 miliardi gli ha tolti alle Regioni, 2,2 agli enti locali, mentre ai Ministeri ha tagliato poco più di 1 miliardo. (fonte). Nel frattempo è riuscito a mantenere intatti gli enti pubblici inutili, poltrone e privilegi per pochi.

Scuola: la riforma a cui Renzi ci teneva davvero. Lo scorso mese di settembre, dopo 7 mesi di governo Renzi diceva: “Vipropongo un patto, un patto educativo” “Non l’ennesima riforma che propongono tutti i politici. Vi propongo una cosa diversa. Abbiamo un anno di tempo per riformare la scuola italiana, ma soprattutto per darle importanza perché i politici di solito (come se lui non lo fosse…), quando parlano di scuola, la mettono in fondo al sacco, come una delle ultime ruote del carro, la scuola è quello che resta, prima c’è da rifare la riforma della pubblica amministrazione.. tutte cose importanti ma, è la scuola il principio di tutto” (fonte). Ad oggi alcuna vera riforma della scuola è stata fatta. Con Renzi, dunque, la scuola non è neppure l’ultima ruota del carro.

Auto Blu: Nel mese di aprile dell’anno scorso, Renzi diceva: “ogni Ministero potrà avere al massimo 5 auto blu, così sottosegretari e i dirigenti andranno a piedi, in taxi o in autobus…la riduzione di auto blu più significativa della storia”. (fonte). Se i conti di Renzi fossero veri, i ministeri dovrebbero avere un totale di 93auto ma, purtroppo, ad oggi ne hanno ben 1.153, tutte pagate dai cittadini. Non solo. Se facciamo un calcolo complessivo delle auto pagate dallo Stato ci ritroviamo ad averne, dopo un ulteriore acquisto 1.276, un totale di 53.830 (fonte).

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