Il #GiglioMagico/1 : Davide Serra

Oggi iniziano una serie di ritratti dedicati al Giglio Magico che ruota intorno a Renzie, il primo petalo è Davide Serra.

Biografia essenziale
Nato a Genova nel 1971, Serra studia a Varese e a Milano, Scuola Europea e Gonzaga, per terminare in Bocconi con 110 e lode. Inizia come analista nell’investment banking a SG Warburg, e dopo qualche anno è trasferito nel team di ricerca. A seguito della morte improvvisa del suo capo è promosso co-capo del team di analisi azionaria bancaria dal quale si dimette nel 2000 per passare con lo stesso ruolo a Morgan Stanley.
Tra le chiamate più interessanti da analista azionario bancario a quel tempo, fu la ristrutturazione della rete estera di Intesa. A seguito della crisi Argentina, Serra pubblicò un report dove invitava il management di Intesa Comit, il novello CEO Passera, a disfarsi al più presto ed a qualsiasi prezzo delle consociate latinoamericane di Comit. La banca, quasi spaventata dal prodigio che con piglio da attivista stava mobilitando media e consenso dietro al suo piano, decise di vendere tutto per 2 lire. Dieci anni dopo le partecipazioni latino americane svendute da Intesa avrebbero un valore di mercato che giustificherebbe più di metà della capitalizzazione di Intesa.

Alla banca popolare di Brescia
Nella tradizione, la sua chiamata sulla BIPOP (Popolare di Brescia) il suo titolo preferito a quel tempo in quanto popolare che aveva abolito il voto capitario. Negli annali è rimasta la sua convizione di apprezzamento del titolo BIPOP solo alcuni mesi prima che la banca fallisse per essere salvata da Capitalia, con valori di mercato quasi azzerati e perdite per gli investitori vicine al 100%. Visto lo scarso track record e non avendo trovato particolare apertura negli ambienti bancari italiani, rafforzò il suo team assumendo il figlio dell’allora presidente della Associazione Bancaria Italiana che porta in dote relazioni e contatti. Si guadagna così il posto di relatore ai convegni annuali, dove iniziò, in tempi non sospetti, a parlare di abolizione del voto capitario sulle popolari.
Non contento dei danni ad Intesa ed agli azionisti di BIPOP, e passò all’attivismo, quello cattivo, quello da locuste vere, stile Wall Street anni ’80.

Il fondo Algebris
Lascia la ricerca azionaria nel 2006, sceglie come obiettivo ABN AMRO, una banca effettivamente mal gestita e con molto valore nascosto, e si presenta da Chris Hohn, del Teachers Investment Fund, l’unico attivista con pedigree presente sulla piazza di Londra, con l’idea di attaccare. Convince Hohn che lo aiuta a fondare Algebris, provvedendo capitale, uffici ed infrastruttura in cambio delle relazioni e dell’idea, tutto per un 22% in Algebris.
Parte subito l’attacco con tanto di attacchi in assemblea e un lavoro di relazioni e consenso. Serra stavolta ci indovina, riesce nel 2007 a far volare il prezzo da 14 euro a 35 euro per azione che corrisponde a circa quattro volte il valore di libro di ABN, una pazzia pensare che dopo l’operazione qualcuno possa ricavarci dei soldi. Ma a lui forse questo interessa? L’operazione passa a quasi 40 euro per azione, ovvero svariate centinaia di milioni di euro di profitti per l’accoppiata Serra/Hohn. Poco importa se dopo l’operazione 2 su 3 delle banche offerenti, Fortis ed RBS, vanno in salvataggio pubblico coi soldi dei contribuenti sostanzialmente per aver strapagato ABN ed aver fatto fare un sacco di soldi a Serra, Hohn ed amici. E’ scandaloso dunque che lo stesso sia andato alcuni anni dopo al 10 di Downing Street con il suo piano per la ristrutturazione di RBS?

All’attacco di Generali
Serra quindi, attacca Generali nel 2008, gli va così e così, riesce a togliere di mezzo il povero Bernheim, ma il prezzo del titolo non sente l’effetto Serra e si muove poco. A lui va bene lo stesso: il ritorno mediatico della mossa gli consente di fare marketing in giro per il mondo e continuare a raccogliere soldi per il suo fondo. Infatti dopo la scorpacciata ABN molti dei clienti iniziavano a ritirare i soldi, ben consci del fatto che non bisogna mai esagerare, e forse impauriti dall’eccessiva attività di pubbliche relazioni di Serra, cosa che, spesso non si concilia con la buona gestione dei danari.

Gli investimenti in Lehman Brothers
La perla comunque rimane la sua chiamata su Lehman Brothers. Nel giugno 2008 si spese su giornali e TV a favore del management della banca, ed in particolare di Richard Fuld CEO di Lehman Brothers, dopo aver investito nella banca svariate decine di milioni di dollari. Di nuovo una tempistica eccellente visto il fallimento di Lehman pochi mesi dopo. Un record personale: come perdere il 100% del capitale in 3 mesi!

Sul carro della politica
Ecco quindi che Serra, del quale gli investitori azionari iniziano ad averne abbastanza, si reinventa e passa al credito lanciando un fondo CO-CO (strumenti obbligazionari convertibili in azioni) e raccogliendo fondi anche in Italia. Sapendo bene che la stagione di attivista era alla fine e forse la reputazione di investitore azionario in parte compromessa. I fondi azionari Algebris hanno oggi portafogli complessivi di circa USD 350 milioni verso i quasi USD 1500 milioni del 2007. Il resto è tutto largamente in investimenti in credito. Ce la fa anche con questo salto mortale e raccoglie denari che gli consentono di tirare avanti. Nel 2011-2012, si accorge che sull’azionario non raccoglie piu’ facilmente e che le masse sono insufficienti, che il CO-CO essendo tematico, potrebbe essere destinato a finire, finita la moda e quindi deve trovare un modo per riposizionarsi. Ecco quindi che si attacca al carro della politica, come tutte le storie italiane li si finisce. Si attacca al carro di Matteo Renzi. Non prima ovviamente di aver tentato di salire su quello di Monti.

Consulente finanziario di Renzi
I primi frutti si vedono nei soldi raccolti per il suo fondo presso Enasarco e Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. Dopo aver provato ad ingraziarsi i leader di tutte le forze politiche dell’ultimo ventennio, senza grandi risultati, riesce in qualche modo a fare colpo sul giovane Renzi affascinato dal suo eccezionale potere mediatico che di fatto lo lascia agire come suo segretario ombra per tutte le partite che riguardano finanza e banche. Dalla famosa cena a Milano al ricevimento a Londra, in questi ultimi due anni i centralini ed i server di comune, provincia, ministeri e presidenza del consiglio sono stati invasi da chiamate ed e-mail del sempre presente, su ogni scibile, banche popolari incluse.

Investimenti sulle banche popolari prima del decreto
Certo popolari incluse, la probabile ricompensa di qualche milione investito da parte della Cassa Di Risparmio di Firenze e di amici toscani nei suoi fondi. Certo fa bene la Consob ad indagare sulle speculazioni immediatamente precedenti all’annuncio del decreto popolari ma qui resta da appurare la “moral suasion” di Serra su Renzi sin da quando quest’ultimo e’ diventato premier. Un investitore esperto come Serra non comprerà mai le popolari il giorno prima dell’annuncio, troppo evidente, sarebbe da pivello farsi beccare con le mani nella marmellata. No, un investitore esperto e con relazioni come Serra compra ben prima della notizia e poi comincia a lavorare ai fianchi la politica per ottenere la notizia stessa, ciò per cui e’ già posizionato nei suoi fondi.

Sono solo coincidenze?
E’ la stessa strategia della “bad bank“. Serra inizia circa un anno fa a concepire un ennesimo restyling del suo fondo proponendosi per l’acquisto di sofferenze bancarie. E cosa succede subito dopo? Che lo stesso governo Renzi si sta attivando per una bad bank ormai in cantiere la cui novità principale sara’ proprio l’introduzione di strumenti atti a facilitare l’escussione della garanzia immobiliare alle famiglie in difficoltà nel pagare le rate del mutuo. Questo faciliterà la compravendita di sofferenze ed i guadagni per chi, come Serra, ha puntato su questa scommessa e contribuito a farla materializzare. Anche qui una coincidenza, vero caro Renzi?