Vibac: l’azienda che scompare in Italia per riapparire in Serbia

“Ce lo chiede l’Europa, ma più spesso ce lo toglie. Con un assegno di ben 115 milioni di euro preso dai fondi Ipa, quelli assegnati alle nazioni in pre-adesione alla Comunità europea e finanziati dai Paesi membri, Italia compresa, la multinazionale americana VIBAC, lascia l’Italia e si trasferisce in Serbia, a realizzare quello che l’Osservatorio italiano definisce come “il nastro più moderno a livello tecnologico per l’imballaggio industriale“. Un Nastro che costa un cospicuo assegno di 115 milioni di euro versati ad una multinazionale, che non è neanche europea, senza imporre alla stessa alcuna condizione né etica né sociale, come ad esempio la perdita del finanziamento se, contestualmente e per un certo numero di anni, avesse modificato i suoi assetti in uno dei Paesi già membri dell’Eu. Come se i fondi che queste aziende incassano per delocalizzare, non siano costituiti da tassazioni dei cittadini europei ed italiani, che si vedono defraudati due volte: perdendo diritti e dissipando occupazione.
Ce lo chiede l’Europa, che è unita negli interessi di mercato delle multinazionali, ma non nei sistemi fiscali, visto che in Serbia, la VIBAC, troverà “una tassazione sulle attività di impresa usuali del 15% e un 20% per dividendi, partecipazione in capitale, interessi e simili (tra i principali finanziamenti e linee di credito, ci sono sempre loro: la Bei, la Banca Mondiale, Bers)“. Ragione per cui i 184 dipendenti italiani della VIBAC, ubicata dell’area industriale di Viggiano, nel distretto petrolifero della Basilicata, con relative famiglie, ora sono senza lavoro e senza futuro, grazie alle politiche economiche europee del Mercato unico per le imprese e per le banche. E questa beffa mette a nudo sia la fallimentare politica industriale attuata negli ultimi 20 anni dal Pd in Basilicata, sia le bugie di rilancio economico di Matteo Renzi.” Vito Petrocelli – M5S Senato