I conflitti d’interessi della famiglia #Renzie

“Nemmeno Berlusconi, esempio sfolgorante di conflitto di interessi fatto persona, si era mai sognato di farlo così sfacciatamente quando era premier. Di cosa stiamo parlando? Di prendere soldi pubblici e darli direttamente alla propria famiglia.
Sì, è proprio ciò di cui si è reso colpevole Matteo Renzi con l’azienda che faceva capo ai suoi. Azienda di cui lui stesso è stato socio e per tempo unico dirigente (ricevendo anche contributi previdenziali figurativi).
La storia è quella della Chil Srl (poi Chil Post Srl) che si occupava di distribuzione di giornali e campagne pubblicitarie, società fondata nel 1999 da Tiziano Renzi, premuroso papà di Matteo.
L’azienda ha avuto una vita molto burrascosa ed è finita in fallimento nel febbraio 2013 con tanto di inchiesta della Procura di Genova per bancarotta fraudolenta, inchiesta che coinvolge padre e madre del nostro premier.
Ma facciamo un passo indietro. A un certo punto la Chil chiede un prestito bancario da circa 430mila euro dotato di garanzia della Fidi Toscana Spa, la finanziaria della Regione che ha tra i soci anche la Provincia e il Comune di Firenze. La vicenda parte nel 2009 e a giugno la Fidi Toscana delibera la garanzia in favore dell’azienda dei “Renzis“, garanzia che viene erogata il 13 agosto di quell’anno.
Nel 2010 c’è una cessione di ramo d’azienda a Chil Promozioni (poi Eventi 6 Srl), società sempre riconducibile ai “Renzis“, che si pappa il grosso del patrimonio. Di conseguenza, la situazione della Chil Post diventa via via sempre più grave e nell’agosto 2011 la società manca di pagare per la prima volta una rata del finanziamento. Due mesi dopo la banca mette in mora l’impresa e a febbraio 2012 l’istituto fa scattare la richiesta di attivazione della garanzia alla Fidi Toscana. La finanziaria regionale eroga sull’unghia 263mila euro nell’agosto 2013 e a sua volta ottiene, nell’ottobre 2014, ben 236mila euro dal Fondo Centrale di Garanzia a titolo di controgaranzia statale.
Morale? La Fidi ha sborsato per conto della Chil Post Srl quasi 27mila euro (la differenza tra quanto erogato e quanto ricevuto dal Fondo del Mise) e il Fondo di Garanzia ben 236mila euro, appunto.
Peccato che la richiesta del finanziamento garantito sia partita quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze (ente socio della Fidi Toscana, il secondo per importanza). E sia partita da un’impresa di cui Renzi era unico dirigente (ed ex titolare di quote).
Peccato che la deliberazione della garanzia da parte della Fidi Toscana (partecipata anche dal Comune di Firenze) in favore dei “Renzis” sia stata decisa quando Matteo stava diventando sindaco di Firenze. Ed è stata erogata quando lui era appena stato eletto primo cittadino.
Peccato che il Fondo Centrale di Garanzia (che ci ha rimesso la cifra maggiore) dipenda dal ministero dello Sviluppo economico e, quindi, dal governo presieduto da Matteo Renzi. La controgaranzia è stata peraltro escussa quando Renzi era già premier.
Risultato? La Regione Toscana, la Provincia, il Comune di Firenze e soprattutto il governo italiano, presieduto dal giovane premier, hanno elargito soldi pubblici, soldi dei cittadini italiani alla famiglia dello stesso premier e alla sua società piena di debiti. Soldi erogati a fondo perduto e buttati nel pozzo nero di un’iniziativa imprenditoriale fallimentare e fallita.
Su questa vicenda il M5S depositerà “ad horas” un’interrogazione parlamentare, perché è scandaloso che certi “imprenditori” possano giovarsi così facilmente di una garanzia pubblica sui prestiti bancari, garanzia che per tanti altri, magari molto più meritevoli, è merce rarissima. Persino in Toscana, le Pmi devono passare dalle forche caudine della garanzia regionale che mostra di aiutare soprattutto gli amici degli amici. Uno spreco moralmente intollerabile di danaro pubblico alle spalle dei tanti datori di lavoro che soffrono, lottano e a volte si tolgono persino la vita. Quegli stessi imprenditori che il governo ha mostrato più volte di disprezzare e che, invece, il M5S fa di tutto per ascoltare e sostenere.
Stiamo portando avanti, non a caso, il “Pmi Tour” in tutta Italia. Il primo scopo è raccogliere il punto di vista delle piccole e medie imprese, raccontando al contempo le nostre proposte e iniziative finalizzate a un alleggerimento fiscale e a una semplificazione delle regole e della burocrazia per chi crea ricchezza.
Berlusconi maestro di conflitti di interessi? Alla scuola del Nazareno l’allievo fiorentino è sveglio e impara presto…” M5S Parlamento

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