L’Euro e la dittatura tecnocratica #fuoridalleuro

dall’editoriale di Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph

“Senza cambiamenti urgenti, il sistema politico italiano esploderà presto. Il tasso di disoccupazione giovanile ha addirittura raggiunto il 43.9%. Il Mezzogiorno sta portando la depressione al collasso sociale. In contrasto, la Germania ha generato 27 mila lavori a dicembre con la disoccupazione scesa al record negativo del 5%. Le cose non sono mai state così buone dalla riunificazione ed è l’esempio più emblematico dell’insostenibilità dell’unione monetaria. Per l’Italia è una “lenta tortura“. Le politiche contrattive hanno già portato il debito dal 116% al 133% del Pil in tre anni. Ogni unità di percentuale in meno di inflazione per il Paese significa dover aumentare il surplus primario dell’1,4% del Pil per rispettare le regole della zona euro. Ma per agire su questo imperativo sarebbe necessario rivitalizzare l’economia e bloccare la spirale negativo debito-deflazione in corso.
La zona euro non è in grado di rispondere a tutto questo perché è una costruzione disfunzionale. Non c’è da incolpare chi è oggi a prendere le decisioni ma è la cornice che è fallata. Il Telegraph ha argomentato sin dai tempi di Maastricht che un’unione valutaria di culture disparate senza un Tesoro Europeo e un’autorità politica in grado di guidare una crisi sarebbe finita nella paralisi. Draghi ha fatto il suo personale cri de coeur in un intervento a Helsinki sei settimane fa, elencando i “requisiti minimi per un’unione monetaria“, vale a dire un super Stato europeo, con una sovranità economica esercitata congiuntamente. E’ un’utopia. Non c’è nessuno spazio per un tale balzo in avanti e in più, qualora dovesse essere attuato, implicherebbe una dittatura tecnocratica senza più nessun controllo democratico. I creditori del Nord hanno passato gli ultimi quattro anni ad evitare che venissero messi in comune i rischi o ogni passaggio necessario per la creazione di un’unione fiscale. Nel lanciare questi passaggi, Draghi ci sta dicendo in realtà che, anche lui non pensa più che la zona euro possa funzionare.” Ambrose Evans-Pritchard – leggi la traduzione integrale dell’articolo da l’Antidiplomatico

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