Rublo e Euro. Dalla Russia con amore.#Putin

Faremo la fine del rublo se usciremo dall’Euro? Magari! Vorrebbe dire che grazie a una sovranità monetaria riusciremmo a sopravvivere a sanzioni internazionali e crolli della bilancia dei pagamenti mai visti dovuti al petrolio. Se la Russia avesse avuto l'”eurorublo” sarebbe strafallita.

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Il crollo del rublo

Le pagine economiche scrivono da diversi giorni del crollo del valore del rublo prima di risalire grazie agli interventi della Banca Centrale Russa. Cosa è successo in Russia? Nulla. Per paradossale che possa sembrare, non è cambiato nulla. Le sanzioni che Unione Europea e Stati Uniti hanno messo sulla Russia hanno ridotto le esportazioni dei beni diversi da quelli petroliferi, mentre gas e petrolio costano di meno per il crollo dei prezzi avvenuto sui mercati. Il risultato è che il rublo ha perso valore. La Banca Centrale Russa è quindi intervenuta vendendo dollari (più di due miliardi al giorno) per acquistare rubli, in maniera da farne salire il valore. Inoltre è stato aumentato il tasso di sconto del rublo, dal 10,5% al 17% in una sola volta. Tale aumento è un segnale di forza e non di debolezza della Banca Centrale Russa, che dimostra così di difendere il rublo. Inoltre si prepara una legge che impedisca alla gente di portare all’estero le banconote in valuta pesante che possono servire al governo per stabilizzare il rublo e frenare l’emorragia.

La camicia di forza dell’Euro e la trappola della liquidità.

Molti, sbagliando o in malafede, affermano che se l’Italia dovesse uscire dall’Euro per stampare la propria moneta, un’Italia senza Euro, sarebbe più debole, e verrebbe colpita ancora più facilmente dalla speculazione del rublo. Questa tesi non sta in piedi. E’ esattamente l’opposto.La speculazione non c’entra nulla. L’esigenza dell’Italia di tornare alla sua sovranità monetaria è invece rafforzata proprio dalle mosse della Russia sul rublo. Questo perché l’Italia è già da tempo in crisi con l’Euro.
Quella russa è una crisi di bilancia dei pagamenti esattamente uguale a quella in cui si trovano le economie periferiche europee. Nel caso dell’Italia il calo dell’export è causato da una ridotta competitività dovuta all’Euro che ci obbliga all’austerità sul lato della domanda interna per ridurre le importazioni e tenere la bilancia il più possibile in pareggio. Nel caso russo è il calo del prezzo del petrolio a creare un simile squilibrio nella bilancia dei pagamenti ma è proprio grazie all’intervento della Banca Centrale Russa, alla sua sovranità, che la Russia ha avuto e ha margini di manovra per gestire gli squilibri di bilancia dei pagamenti che sono invece del tutto preclusi all’Italia all’interno della camicia di forza dell’Euro.
Gli interventi finalizzati ad immettere liquidità nel sistema da parte della BCE attraverso le banche nazionali non hanno funzionato perché, come diceva Keynes: “Dentro la trappola della liquidità puoi portare tutta l’acqua che vuoi al cavallo, ma non puoi costringerlo a bere“. Questo non c’entra nulla con la sovranità monetaria. Un intervento di una banca centrale nazionale in piena sovranità infatti si materializzerebbe con la monetizzazione del deficit, stampando moneta per finanziare a debito crescita e investimenti. E’ questa la logica della sovranità monetaria, non la libertà della BCE di offrire denaro a basso costo (vedi LTRO) alle banche nazionali. Il fallimento delle operazioni di iniezione di liquidità a basso costo da parte della BCE conferma che solo con la monetizzazione del deficit la BCE tornerebbe a fare il suo mestiere. Proprio la impossibilità della BCE di agire nelle piene funzioni di un’autorità monetaria centrale l’ha obbligata a proporre palliativi. O la BCE interviene direttamente sul deficit o nessuno lo farà per lei.

Svalutare o rivalutare?

Il punto in discussione qui non è svalutare o rivalutare ma il fatto che la Russia sia libera di farlo, di decidere come usare la propria sovranità monetaria considerando diverse ricette monetarie. Noi invece siamo condannati a morire perché la leva della sovranità monetaria ci è preclusa a priori. In caso di uscita dall’Euro il debito ridenominato diventerebbe immediatamente sostenibile e con l’autorità monetaria nazionale come prestatrice di ultima istanza l’Italia si libererebbe dalla trappola di indebitarsi sul mercato attraverso interessi troppo alti per attrarre quella moneta che non può stampare al suo interno. In caso di uscita, inflazione e tassi resterebbero sotto controllo anche alla luce delle deflazione in cui invece ci troviamo oggi.

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