Napolitano e l’antipolitica

L’editoriale di Mario Albanesi su La Cosa
“Napolitano ha parlato di antipolitica eversiva, alludendo chiaramente all’unico, consistente Movimento di onesti che oggi esiste in Italia. Ma a noi interessa soprattutto esaminare il termine “Antipolitica“. Quando si manifesta? Quando il grosso dei cittadini, ma anche il singolo, si accorgono che la politica non rispecchia più i propri interessi, né quelli del Paese: quando essa si è trasformata in uno sporco affare economico e di potere. Questa è l’antipolitica, e Giorgio Napolitano ne sa qualcosa perché è stato uno degli ispiratori dell’antipolitica. In tempi lontani quando era un elemento di spicco di una corrente del Partito comunista italiano, allora onorato e rispettato in quanto partito. I “Miglioristi” erano molto vicini ai socialisti di Craxi e lontani dalla stessa linea del stesso Partito comunista che in uno dei primi punti aveva messo la “Questione morale“. Ebbene, essi finirono esattamente come i socialisti che già rubavano a piene mani insieme alla Democrazia Cristiana specie nel momento in cui veniva costruita la Metropolitana milanese, essi finirono per fare la stessa cosa: percepire tangenti e finanziamenti. Alcuni di essi, dei Miglioristi, vennero arrestati e processati, però il procedimento giudiziario si mostrò lungo e tortuoso, fino a quando non approdò alla Cassazione, che risolse il problema attraverso la dannata prescrizione.
E allora Napolitano non senta le parole che diciamo noi, per carità, siamo troppo in basso, ma quelle di monsignor Bregantini che ha detto: “Il corrotto è più eversivo di un antipolitico onesto“. Mario Albanesi su La Cosa – leggi tutto