La strategia della tensioncina

Da Piazza Fontana alla tanica di benzina. Dalla tragedia alla farsa
“A circa 24 ore dalla sentenza della corte d’Assise di Torino che ha assolto i militanti del movimento No Tav dall’accusa di terrorismo (finalmente una sentenza giuridicamente decente!), è iniziata una serie di attentati ai treni ad opera di “anarco-insurrezionalisti“. Ovvio il coro di ministri e politicanti vari che hanno subito rilanciato dicendo che la sentenza era un errore e che questo è terrorismo. Negli stessi giorni, era tratto in arresto un gruppo di neo fascisti a Pescara. In particolare il gruppo di eversori, denominato “Avanguardia ordinovista“, avrebbe avuto in mente decine di omicidi di politici, magistrati e di preti progressisti, sino a provocare un rivolgimento istituzionale per il quale aveva bella e pronta una nuova Costituzione che, fra l’altro, avrebbe abolito il diritto di voto.
Insomma siamo in pieno remake degli anni settanta, fra attentati “anarchici” ai treni e complotti neo nazisti. Qualche differenza, per la verità, ci sarebbe: ad esempio è possibile che gli attentatori ferroviari questa volta siano effettivamente anarchici e non fascisti come nel 1969, ma resterebbe da vedere se fra loro non ci sia qualche suggeritore di ben altra estrazione. Così come è plausibilissimo che un gruppo di poveri spostati di provincia abbia progettato, magari in preda ai fumi dell’alcool, omicidi politici a go go ed abbia sognato una nuova Italia fascista. Tutto sta a vedere quale fosse poi la reale pericolosità del gruppo e cosa ci fosse di concreto nella preparazione di questi omicidi. E’ sempre possibile che un gruppo di dieci o venti esaltati, assolutamente non in grado di sovvertire le istituzioni, possa benissimo essere capace di fare un omicidio ed è giusto prevenirli. Ma di qui a parlare di una “pericolosa trama fascista” ne corre… Per un momento ho drizzato anche io le orecchie, sentendo il nome di una vecchia conoscenza come Rutilio Sermonti, ideologo e fra i massimi dirigenti di Ordine Nuovo. Sermonti non è né un pagliaccio, né uno che, per quanto novantenne, possa mischiarsi ad una sconclusionata banda di paese, per cui sorgeva il dubbio che gli arrestati potessero essere solo una scheggia di una cosa più complessa e numerosa. Ma è bastato poco per capire che Sermonti non c’entra nulla con questa sconclusionata riedizione dei fasti ordinovisti.
Il fatto è che, come dice il vecchio Marx, la storia talvolta si ripete, ma la seconda volta sotto forma di farsa. Ho lavorato a lungo sulla strategia della tensione e questa me ne sembra una cattiva imitazione con un fortissimo sentore di finto. Al massimo abbiamo davanti due sparutissimi gruppi di decerebrati. Nulla che possa giustificare il clamore mediatico che se ne sta facendo con titoloni in prima pagina. Siamo seri, qui l’unica cosa che ricorda davvero gli anni settanta è l’opportuna coincidenza di certi episodi con il profilarsi delle scadenze politiche, sociali ed economiche: elezione del Presidente, subito dopo elezioni regionali, approvazione delle riforme istituzionali, probabile ripresa della crisi a breve tempo, incombente protesta sindacale per la riforma dell’art. 18… Situazioni in cui il fantasma del terrorismo può far comodo. Soprattutto alla vigilia di una elezione quirinalizia così incerta, che può degenerare in un marasma senza precedenti ed occorre forzare un po’ la mano ai “grandi elettori“.
E’ un numero che abbiamo visto troppe volte ed anche i particolari sono stucchevolmente simili: gli attentati ai treni, l’armamentario fascista, il linguaggio delle rivendicazioni, persino la trovata del nome del gruppo pescarese che è una bella sintesi fra “Avanguardia Nazionale” ed “Ordine Nuovo“. Ci mancano le banche e le Br. Su: almeno un po’ di fantasia…
Detto questo, ugualmente c’è di che essere preoccupati: non vorremmo che questa mini serie televisiva “Il ritorno del terrorismo” preludesse a qualche botto più serio, magari per dare un bel giro di vite all’opposizione.
Anche se annoiati, tocca tenere gli occhi aperti.” Aldo Giannuli