Il quindicesimo giudice

“Ma che fine ha fatto il quindicesimo giudice della Corte costituzionale?
Come si sa, in settembre sono scaduti due giudici della Corte Costituzionale di designazione parlamentare ed, a novembre, due di nomina presidenziale. I secondi sono stati prontamente rinnovati da Napolitano, invece per i due di competenza del Parlamento, dopo oltre venti votazioni andate a vuoto, è stata eletta Silvana Sciarra, grazie ai voti determinanti del M5S, mentre è stata bocciata la candidata di Fi, la Bariatti, cui quei voti erano mancati. Sulla carta, la sommatoria di Pd, Fi, Ncd, ex Scelta Civica e Udc sarebbe stata più che sufficiente ad eleggerli entrambi senza i voti del M5s, ma le defezioni nei gruppi Pd e Fi avevano reso determinante il M5S sia nell’elezione della Sciarra che nella mancata elezione della Bariatti.
In teoria, stanti anche i pressanti appelli di Napolitano, si sarebbe dovuto procedere a tamburo battente all’elezione dell’ultimo giudice per completare il plenum della Corte. E, invece, a 24 giorni dalla elezione della Sciarra, non se ne parla più; la questione sembra uscita dall’agenda parlamentare. Non circolano neppure nomi di possibili candidati di Fi (cui, per il patto del Nazareno, spetterebbe questa designazione). Vero è che la Corte può funzionare anche se manca qualche membro, l’importante è che ce ne siano almeno 8 su 15, ma va da sé che nella normalità del funzionamento istituzionale, questa è una rilevante anomalia. Sempre in teoria, ad avere interesse a votare subito dovrebbe essere Forza Italia, cui spetterebbe –per gli accordi con il Pd- il seggio in questione. E, invece, è proprio Fi ad aver messo in sonno la questione, smettendo di cercare qualche nome da proporre.
Perché?
Ovviamente, prima o poi, il Parlamento dovrà provvedere: sempre in teoria (qui la Costituzione sta diventando un manuale di teoria con scarsi addentellati con la realtà), il Presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere un Parlamento che non si dimostri in grado di assolvere alle sue funzioni, come accade in questo caso. Ma qui tutti fanno finta di niente: se ne parlerà più in là. Ma quando?
Semplice: non prima di aver sciolto il groviglio fra elezione del nuovo Presidente e riforme istituzionali. Ed il motivo si capisce: il terrore del ripetersi di una situazione che veda Fi definitivamente sbriciolata ed incapace di compattezza su un suo candidato (presumibilmente bocciato anche dalla minoranza Pd) e la conferma del carattere determinante dei voti del M5s.
Se ci fossero altre votazioni a vuoto, con defezioni crescenti dei due principali gruppi del Nazareno, questo avrebbe inevitabili effetti a catena sia sulla legge elettorale che sulla “riforma” del Senato. Ad esempio, il Ncd alzerebbe il prezzo dei suoi voti diventati sempre più determinanti, gli incerti fra dissidenza ed ortodossia sia in Fi che nel Pd sarebbero spinti verso le defezioni, la Lega potrebbe avere un comportamento molto meno conciliante sulla riforma elettorale ecc. inoltre ne uscirebbero disastrate le leadership di Renzi nel Pd ed ancor più quella di Berlusconi in Fi. Ma, soprattutto l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale partirebbe su un piano inclinato incoraggiando tutti i franchi tiratori dell’Universo e la candidatura di un nuovo Presidente del Nazareno sarebbe compromessa dal nascere.
C’è gente che è convinta che il Parlamento sia un taxi: si prende quando serve e si scende dove fa più comodo: ma che bella classe politica abbiamo!” Aldo Giannuli