Se l’Italia esce dall’Euro/2 #fuoridalleuro

Wolfgang Münchau su Der Spiegel si esprime sul possibile prossimo abbandono dell’Eurozona da parte dell’Italia. L’autore sottolinea la gravità della decisione per la tenuta dell’Unione monetaria, ma anche i benefici, che per l’Italia sarebbero immediati. (traduzione da vocidallestero.it)

di Wolfgang Münchau, 2 Dicembre 2014
In Italia negli ultimi tempi si sta svolgendo un ampio dibattito sull’uscita dall’Eurozona. Finora solo i partiti d’opposizione rivendicano questa scelta. Ma anche loro prima o dopo andranno al governo.
Uno dei motivi per i quali abbiamo l’euro è l’ampio consenso politico di cui godeva in tutti i Paesi che più tardi ne avrebbero fatto parte. Non importa se al governo o all’opposizione, erano tutti d’accordo. Soprattutto il consenso dei partiti d’opposizione era importante, poiché nel corso di 15 anni sono andati tutti al governo, la SPD in Germania, i socialisti in Francia e in Spagna. Così l’Euro ha resistito, dalla sua introduzione quasi 16 anni fa, a molti cambi di governo.
Con la crisi dell’euro questo consenso non è più totale. In Germania governo e opposizione sono ancora quasi tutti a favore dell’euro. Anche in Francia formalmente è così. Lì solo il Front National è contrario.
Diverso è il caso dell’Italia. Lì tutti i partiti d’opposizione sono ora contrari all’euro. Pregiudizialmente ciò non significa granché. I socialdemocratici italiani hanno una grande maggioranza in Parlamento sotto il loro capo Matteo Renzi. E godono di un grande, anche se non più schiacciante, consenso popolare. Ma nelle democrazie le opposizioni prima o poi vanno al governo. E quindi è importante capire se un nuovo governo del genere metterebbe davvero in pratica la propria politica anti-euro.
Il Movimento Cinque Stelle, il più grande partito d’opposizione, prima delle elezioni europee si era pronunciato per un referendum sull’euro. Il partito è stato finora euroscettico, ma la sua posizione non era mai stata così dura come adesso. Il capo del partito, Beppe Grillo, ha annunciato poco tempo fa la sua netta opposizione. Il suo partito vorrebbe abbandonare l’Eurozona il più presto possibile.
Alle elezioni regionali in Emilia Romagna il partito di Renzi ha vinto, tuttavia la Lega Nord ha raggiunto quasi il 30%, risultato con cui nessuno aveva fatto i conti. La Lega non è solo favorevole a una divisione fra Italia Settentrionale e Italia Meridionale. Ultimamente è anche a favore dell’uscita dall’euro, e questa sua posizione è stata ricompensata dagli elettori.
L’abbandono dell’Italia sarebbe il peggiore di tutti gli scenari.
E questo ha invogliato Silvio Berlusconi. Completamente favorevole all’Europa, Berlusconi, naturalmente, non lo era mai stato. Ma, opportunista com’è, anche lui mette in discussione il futuro dell’euro. Di più: lui e il suo partito, Forza Italia, il secondo più grande partito italiano, hanno un piano ben congegnato. Berlusconi vuole riavere la sovranità monetaria introducendo all’interno del paese una valuta parallela che fluttui liberamente nei confronti dell’euro. Stipendi e salari, e ovviamente anche i prezzi nei negozi, sarebbero indicati in questa nuova valuta. In un primo momento si cambierebbero i vecchi euro in nuovi euro italiani secondo un rapporto uno a uno. In seguito si lascerebbe fluttuare la nuova valuta liberamente, con la conseguenza che il suo corso subirebbe un crollo immediato, probabilmente fra il 30% e il 50%. L’economia italiana in un colpo solo diventerebbe di nuovo competitiva.
Per il resto dell’Eurozona un’uscita dell’Italia rappresenterebbe il peggiore di tutti gli scenari di crisi. Ma effettivamente il paese non è più cresciuto dall’ingresso nell’euro. La disoccupazione è alta. La disoccupazione giovanile fa paura.
La prossima crisi in arrivo
Non si dovrebbe liquidare la strategia anti-euro dell’opposizione come pura demagogia o populismo. Un abbandono dell’euro risolverebbe tecnicamente il problema italiano in un colpo solo. Le imprese diventerebbero di nuovo competitive. I debiti dello Stato verrebbero anch’essi convertiti nella nuova valuta, altrimenti la decisione non porterebbe alcun frutto. I proprietari stranieri dei titoli di Stato italiani dovrebbero accettare una perdita.
Che l’euro, dopo un abbandono da parte dell’Italia, possa essere in grado di sopravvivere, è cosa tutt’altro che certa. Il sistema finanziario europeo sarebbe a quel punto in grave pericolo. I mercati probabilmente speculerebbero sul fatto che anche altri Paesi cercherebbero di allontanarsi. La Francia vorrebbe ancora essere incatenata alla Germania, qualora l’Italia lasciasse l’euro? La risposta è, probabilmente, addirittura “sì”. Solo che non si può essere sicuri di questo, poiché in quel momento la situazione sarebbe poco chiara.
Ciò che noi ora viviamo in Italia sono le conseguenze di una strategia anti crisi che rimanda tutti i problemi e non risolve nulla. La prossima crisi è in arrivo. Sarà peggiore dell’ultima e richiederà ancora più sforzi. E prima o dopo uno di questi partiti anti-euro andrà al governo. E allora succederà.
Wolfgang Münchau