Il partito dei picciotti

Sono state depositate il 1° luglio 2014 le motivazioni della pronuncia della Corte di Cassazione che, lo scorso maggio, ha confermato la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti di Marcello Dell’Utri.
Chiunque fa parte di
un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da sette a dodici anni.
Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da nove a quattordici anni.
L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni eletto. Le domande da porsi sono “Chi ha favorito Dell’Utri attraverso il concorso esterno in associazione mafiosa?” Perché questo è il punto.
Nelle 447 pagine che costituiscono le motivazioni della sentenza che ha condannato l’ex senatore del Pdl a sette anni di carcere, la terza corte d’appello di Palermo mette nero su bianco le modalità che hanno avvicinato Berlusconi a Cosa Nostra tramite lo stesso Dell’Utri. “La genesi del rapporto che ha legato l’imprenditore e la mafia con la mediazione di Dell’Utri” scrive la corte presieduta da Raimondo Lo Forti, è rappresentata “nell’incontro avvenuto a maggio 1974, cui erano presenti Gaetano Cinà, Dell’Utri, Stefano Bontade, Mimmo Teresi e Berlusconi”. Un vis-a-vis raccontato per la prima volta dal pentito Francesco Di Carlo, ritenuto provato già in primo grado, e che adesso viene ritenuto provato anche dai giudici d’appello che lo collocano tra il 16 e il 29 maggio del 1974: quel giorno Dell’Utri si trova nel suo ufficio di Milano, per incontrare alcune persone. […] È quello il primo contatto tra B e i boss di Cosa Nostra. Un incontro che i magistrati definiscono come un vero e proprio contratto, con tanto di parti e mediatore. (fonte)
Supponiamo che siano interessi privati di chi come rivelato dal pentito Giovanni Brusca al processo Mori pagava 600 milioni di lire di pizzo ogni anno al capo della cupola palermitana Stefano Bontade “Berlusconi pagava una sorta di “messa a posto” a Stefano Bontade, quando poi questo morì fu sostituito“. Facciamo un’altra supposizione: che questo concorso esterno sia stato utile per il risultato elettorale di Forza Italia in Sicilia (il famoso 61 a 0 alle amministrative) e altre cosucce reperibili in qualunque libreria dove sull’argomento c’è ormai di tutto, più che in un tribunale della Repubblica.
La condanna di Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza italia, non ha mai però messo in discussione le origini e le finalità della sua creatura. Ma un partito nato con queste premesse non dovrebbe essere sciolto d’autorità? Almeno per precauzione? Totò diceva “Siamo uomini o caporali?, ma i parlamentari di FI dovrebbero domandarsi “Siamo uomini o picciotti?

Ps: rinnoviamo la nostra stima e fiducia nei gruppi di comunicazione di Camera e Senato del M5S. Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio