Aiutiamo Pizzarotti a chiudere l’inceneritore di Parma #aiutiamopizzarotti

Lettera del 9 settembre 2013 a Federico Pizzarotti di Walter Ganapini, ambientalista, docente, scienziato membro Onorario del Comitato Scientifico dell’Agenzia europea dell’ambiente; italiano, co-fondatore di Legambiente ed ex presidente di Greenpeace Italia

“Federico,sono sufficientemente responsabile, e soprattutto attento alle donne e agli uomini che hanno visto nel Movimento 5 Stelle l’appiglio da cui ricominciare a sperare nel cambiamento, da non cedere al forte impulso di dare pubblica risposta alla tua ‘lettera alla città‘ dei giorni scorsi. Devo forzarmi, proprio perché è tale il rispetto per quelle donne e quegli uomini che in verità penso sarebbe mio dovere darti risposta e chiederti un pubblico contraddittorio, perchè non è vero che tutto si è fatto per impedire completamento ed avvio del forno.
Non aver combattuto e vinto la battaglia contro la ‘dirigenza politicanteIREN, priva di strategia industriale moderna e capace solo di accumulare miliardi di debiti, ha creato un danno enorme al paese, non solo al Movimento,quando Parma poteva diventare il simbolo di una svolta decisiva,in senso europeo, delle politiche ambientali/infrastrutturali nazionali:c’erano tutte le condizioni. Aldo Caffagnini e’ testimone diretto di come, ben prima che tu emergessi,io ed altri si avesse costantemente lavorato per tenere viva l’opposizione a Vignali e a Viero sulla materia . Prima e dopo la tua elezione ho esibito la mia faccia su giornali e televisioni a supporto di una battaglia contro l’inceneritore che tu non hai mai neppure iniziato,una volta conclusa la campagna elettorale (saro’ curioso,un giorno,di capirne il perché). Come purtroppo leggiamo e sentiamo tutti i giorni,hai mancato il tuo obiettivo primario,quando tutto era ‘in discesa‘, ma nessun ascolto e’ stato dato ai tanti pronti ad aiutare e con esperienze vittoriose alle spalle,in realtà molto più complesse di Parma. Nulla si e’ fatto per una immediata e possibilissima estensione del ‘porta a porta‘ a tutto il Comune (che avrebbe tolto a monte il ‘cibo‘ al forno).
Nulla si è fatto per rendere trasparente il collaudo del forno a partire dal mettere sul serio in discussione competenze e CV di chi ne era stato incaricato;il collaudo e’ stato cosi’ rigoroso che al primo tentativo di avvio d’impianto l’ARPA ha constatato come IREN non riuscisse addirittura ad attivare la post-combustione.
Nulla e’ stato fatto per verificare davvero il rispetto delle norme previdenziali (DURC) da parte delle aziende (quasi tutte in crisi) costruttrici del forno. .
Nessun seguito tempestivo si è dato alla chiamata di ‘Manifestazione d’interesse TMB‘ cui, nonostante la ‘cupola dei rifiuti‘ (dovresti avere chiaro che la gestione dei rifiuti e’ da sempre fonte trasversale di finanziamento della politica, ben prima che vi si inserisse l’economia criminale) tentasse di impedirlo, imprese europee aderivano dandoti garanzia di trattare il rifiuto urbano residuo post-differenziata per 60 euro a tonnellata, evitando il ricorso al forno (160 euro a tonnellata chiesti da IREN).
Nessuno stop a IREN,con richiesta di verifica rigorosa dei conti,è stato dato neppure a fronte della lettera del Fondo F2i, pubblicata dal ‘Fatto’,che chiariva l’improponibilita’ anche finanziaria del forno di Parma.
Venendo a IREN, avevi patti parasociali per te aurei e che ti davano,di fatto, potere di veto;avevi un VicePresidente membro di un Comitato Esecutivo di 4 membri, figura che ti consentiva il controllo di ogni politica aziendale. Ti sei fatto sfilare tutto senza reagire dal duo Viero-Beggi (potevi persino invalidare l’ultima Assemblea), in modo neppur spiegabile con richiami alla più grave sudditanza psicologica. Ricordati che un azionista di peso, come il Comune di Parma,con quei due non si relaziona neppure, perche’ parla solo con Presidente, Amministratore Delegato e principali azionisti: a quei due fa riferire le proprie volonta’ dal rappresentante in Consiglio d’Amministrazione e/o da dirigenti comunali di staff.
Oltre a ciò,non e’ stato dato seguito a nessun suggerimento riorganizzativo circa la macchina comunale da parte di persone che ben ne conoscevano le storture dopo anni di regime Vignali- Moruzzi. Ancora,gia’ dopo il ballottaggio vittorioso si era proposto un metodo di lavoro,sui rifiuti,basato su riunioni di ‘progress‘ almeno ogni 15 gg:le poche riunioni cui ho partecipato sono sempre state richieste insistentemente da me con la paziente mediazione di Aldo.
Mi fermo qui,per carità di patria e per non ulteriormente ‘scassare i cabasisi‘ a chi ci legge. Permanendo l’urgenza di cambiamenti necessari al paese,nel caso lo si ritenesse utile, resto sempre a disposizione per approfondimenti prospettici, non solo retrospettivi . Walter Ganapini

ARTICOLO DI APPROFONDIMENTO:
Inceneritore Parma, Anac: “C’è stata distorsione concorrenza. Favorita Iren

L’Autorità nazionale anticorruzione interviene sulla vicenda del forno di Ugozzolo e sul suo iter di costruzione dopo la denuncia fatta da due avvocati no-termo. Il testo, quindici pagine di cui è in possesso ilfattoquotidiano.it, analizza le criticità del processo

“Nell’iter di realizzazione del termovalorizzatore di Parma c’è stata una “distorsione della concorrenza” che avrebbe portato la multiutility Iren a “una posizione di vantaggio” rispetto ad altri potenziali operatori economici. Sono le parole dell’Autorità nazionale anticorruzione, che interviene sulla vicenda del forno di Ugozzolo e sul suo iter di costruzione dopo la denuncia presentata due anni e mezzo fa dai due avvocati no-termo Arrigo Allegri e Pietro De Angelis. In un documento di 15 pagine di cui il fattoquotidano.it è in possesso, l’Autorità che si sta occupando di Expo 2015 traccia un netto giudizio anche sulle vicende che dal 2004 al 2013 hanno portato all’approvazione e poi alla costruzione e accensione dell’impianto di Ugozzolo, soffermandosi in particolare su tre criticità:
– la convenzione per la gestione del servizio rifiuti,
– la legittimità delle procedure per la realizzazione del Polo Ambientale integrato (Pai)
– gli effetti sulla concorrenza. Punti su cui anche la Procura, che sull’iter di costruzione dell’inceneritore ha aperto un fascicolo, ora non potrà non soffermarsi. “Si tratta di una decisione interlocutoria – spiega l’avvocato Allegri – Ma molto importante perché gli inquirenti stanno indagando sulle fasi di autorizzazione. Il giudizio dell’Anticorruzione in questo senso è inequivocabile“.
Tra le irregolarità emerse, ci sarebbe proprio il ruolo privilegiato di Enìa (oggi Iren), società a partecipazione pubblica che nel 2006 subentrò nella convenzione con il Comune per i servizi idrici e rifiuti al posto della vecchia municipalizzata Amps, ereditandone i contratti. In questo modo la società, avrebbe avuto un vantaggio sugli altri concorrenti per la gestione del servizio e la costruzione dell’inceneritore. “Non può non rilevarsi che proprio grazie a tale eredità Enìa, quale soggetto operante nel campo dei rifiuti, si sia trovata in una posizione di indubbio vantaggio rispetto ad altri possibili operatori economici operanti nel medesimo campo – si legge nel documento – ed abbia anzi esercitato in una posizione che potremmo definire certamente di vantaggio (se non anche esclusiva)”. L’accordo per la realizzazione del Pai era stato firmato quando ancora la società era del Comune, e nella pratica, secondo l’autorità nazionale, l’ha resa “l’unica possibile realizzatrice del Pai”, conferendole una posizione di privilegio: anche se il servizio di gestione rifiuti si mettesse a gara, l’impiantistica rimane totalmente in mano a Iren, con una evidente “distorsione della concorrenza”.
Ma le irregolarità comincerebbero ancora più lontano, proprio dalla convenzione con cui nel 2004 Ato2, l’Autorità d’ambito territoriale, affidava ad Amps, la vecchia municipalizzata per i servizi (poi diventata Enìa e oggi Iren), il trattamento e l’avvio al recupero e allo smaltimento dei rifiuti. Tutte fasi che escludevano quindi lo smaltimento in un impianto come quello di Ugozzolo. Nel 2007 però, Comune ed Enìa “con un’interpretazione estensiva” della convenzione, inseriscono anche l’inceneritore, e quindi un impianto di recupero del rifiuto. E questo, nonostante tale attività fosse specificatamente esclusa dalla convenzione, come contesterà anche nel 2011 l’Antitrust. L’accordo poi, sarebbe in scadenza a dicembre 2014, ma stranamente l’Atersir, autorità regionale per i servizi idrici e rifiuti, per ora non si è ancora mossa sul da farsi. Come fa notare l’Autorità Anticorruzione, “non risulta che abbia ancora concretamente avviato le procedure per l’affidamento del servizio integrato di gestione rifiuti”.
Anche sul fatto che la realizzazione e la gestione dell’inceneritore siano state affidate a Iren, l’Autorità ha qualcosa da dire: con la trasformazione di Amps in Enìa la società infatti ha ereditato compiti e contratti di una ex municipalizzata. Ma Enìa, che inizialmente era una società a partecipazione pubblica, in seguito è diventata un soggetto privato, e quindi l’inceneritore è da ritenersi “un’opera di pubblico interesse realizzata da un soggetto privato”. Per questo per l’Anticorruzione si rilevano inadempienze amministrative, come la mancanza del pagamento degli oneri concessori, oppure il fatto che per le opere di urbanizzazione primaria come l’adeguamento stradale e la realizzazione di fognature, o quelle di compensazione ambientale, come la riforestazione intorno al forno, fosse necessario procedere con una gara pubblica. E tra questi interventi, sempre per l’Autorità, sarebbe da ricomprendere anche la rete per il teleriscaldamento, ancora non ultimata a Ugozzolo.”