La Francia non vuole droga e prostituzione nel PIL

“No alla prostituzione e al traffico di droga nel Pil. Un nuovo, curioso fronte di battaglia tra Parigi e Bruxelles. L’Insee, l’istituto di statistica nazionale, non vuole adeguarsi alle nuove norme di Eurostat. Mentre tutti i paesi si sono adeguati (Italia compresa), gli esperti statistici francesi sono scettici, in particolare sulla prostituzione che non è un’attività economica “consenziente” ma sotto forma di schiavitù. Dal 1 settembre tutte le nazioni europee dovevano aggiornare il loro Pil, tenendo conto di queste attività illegali ma molto lucrative, che contribuiscono, nel bene o nel male, a creare la ricchezza nazionale. La Francia avrebbe dovuto fornire il suo nuovo conteggio entro il 22 settembre ma è stata l’unica a opporsi con argomenti morali ed etici a questa riforma. Sulla droga alla fine ha deciso di contabilizzare un numero inferiore alle stime e solo per il calcolo del Reddito nazionale lordo, in base al quale viene calcolato il contributo di ogni paese all’Ue. Il traffico di eroina, cocaina e cannabis equivale, secondo gli esperti, a un giro d’affari di 3 miliardi di euro. L’Insee ha decurtato però un parte che proviene dall’estero, arrivando alla cifra di 2 miliardi. “Abbiamo tentato di difendere l’idea che l’attività di spaccio non è tra adulti o minorenni consenzienti” ha spiegato Eric Dubois, direttore dell’Insee. Molti dei clienti, aggiunge, sono infatti persone tossicodipendenti. Un argomento che non ha convinto le autorità europee e neppure gli altri paesi: la Gran Bretagna ha inserito nel suo Pil un valore di 6,5 miliardi di euro per il traffico di droga e di 5,4 miliardi per la prostituzione. Il nuovo calcolo del Pil, che comprende anche il lavoro nero e in alcuni casi altre attività illegali come il contrabbando, è ormai adottato anche dagli Stati Uniti. La Francia, evidentemente, è in controtendenza. Il commercio di sesso – stimato ad altri 3 miliardi di euro – non solo è illegale ma, secondo i dirigenti dell’Istituto statistico, corrisponde nella maggior parte dei casi a uno sfruttamento delle donne. Se fosse contabilizzata anche la prostituzione, il Pil transalpino salirebbe dello 0,25%, un dato non da poco in un momento in cui la crescita della ricchezza è debole se non proprio nulla.” fonte