Il Mezzogiorno dimenticato nell’epoca dell’euro #fuoridalleuro

Fuori dall’euro, anche per il Sud Italia!
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“Il Sud Italia sta subendo gli effetti di una disoccupazione che si attesta al 19,7% di media e a oltre il 50% tra i giovani, mentre si acuisce il processo di de-industrializzazione e i migliori cervelli sono come sempre costretti all’emigrazione per vedere riconosciute altrove le loro capacità, quando va bene. Dal 2007 ad oggi il pil del sud Italia è calato di 47,7 miliardi di euro; ci sono 32mila imprese in meno; oltre 600mila i posti di lavoro perduti; 114mila persone in cassa integrazione. Da gennaio hanno chiuso i battenti 573 imprese al giorno; i fallimenti sono cresciuti del 5,7% rispetto ai primi 6 mesi 2013 e il saldo tra aziende nate e cessate al Sud segna -14mila unità.
Lo Stato italiano avrebbe il compito morale e costituzionale di favorire lo sviluppo delle aree geografiche in ritardo o depresse, ma invischiato nei trattati europei e nei vincoli assurdi della moneta unica deve dimagrire il bilancio e tagliare le spese, a costo di farlo senza nessuna idea guida. I famosi tagli lineari inaugurati da Monti sono ora riproposti da Renzi, che aveva gridato la sua ostilità all’Europa dell’austerità in campagna elettorale ma ora ne rispetta fedelmente ogni virgola. Intanto il Sud deperisce. Ogni giorno in queste condizioni è un ostacolo in più sulla strada di una possibile ripresa futura del Mezzogiorno. Perdere occupati, laureati, lavoratori specializzati significa proseguire in un circolo vizioso di sottosviluppo che incancrenisce i problemi rendendoli strutturali e moltiplica i mali tradizionali del Sud. Questo circolo vizioso va spezzato al più presto, ma non sarà di certo Renzi a farlo. Anzi, il massacro del Mezzogiorno prosegue a ritmi spediti.
Nello Sblocca-Italia, ad esempio, non è previsto alcun fondo aggiuntivo per la ferrovia Napoli-Bari, mentre altre 29 opere sono finanziate con circa 3,8 miliardi di euro freschi. Il punto è che 3 di questi 3,8 miliardi provengono dalla ri-allocazione del cofinanziamento nazionale ai fondi Ue per il Mezzogiorno. Se guardiamo alla distribuzione delle opere sussidiate nello Sblocca-Italia vediamo che il 62% dei lavori è distribuito nel Centro-Nord, mentre al Sud solo il 38%. Un travaso di fondi da un’area depressa ad un’altra in crescente difficoltà. Meraviglie dell’euro e dell’austerità.
Ad una politica nazionale miope e omicida si accompagna spesso e volentieri una politica regionale succube dell’austerità renziana. Il presidente Pd della Regione Sicilia Rosario Crocetta, infatti, ha rinunciato colpevolmente alle pendenze che i siciliani vantano nei confronti dello Stato per imposizioni tributarie o prelievi di risorse con profili di illegittimità. La moneta di scambio è stata con ogni probabilità l’approvazione, da parte del Governo nazionale, del bilancio siciliano, in linea ai vincoli del Patto di Stabilità 2013. Come dire che Crocetta, per rispettare un patto disastroso per la qualità della vita dei siciliani, rinuncia anche a recuperare risorse sottratte talvolta in maniera illegittima ai cittadini. La fedeltà al Pd viene prima dei siciliani! Per questo e per tanti altri motivi il M5S si unirà contro Crocetta nello #SfiduciaDay, il 26 ottobre a Palermo, dove i cittadini stessi potranno firmare una petizione per liberarsi del Governatore.
Il Mezzogiorno era già di per sé in ritardo rispetto al Nord. Dalla crisi esplosa nel 2008, le difficoltà del Sud Italia sono ancora aumentate. A ciò si aggiungono quelle del Nord Italia e del bilancio dello Stato, tartassato da tagli controproducenti. Come afferma l’economista napoletano Emiliano Brancaccio, all’interno dell’euro e dei suoi trattati insostenibili si rischia “la mezzogiornificazione dell’intero Sud Europa“. Bisogna uscire dall’euro, riprendersi la sovranità economica e monetaria e saldare Sud e Nord Italia con misure urgenti di solidarietà e di sviluppo economico. Solo uno Stato autonomo da poteri esterni può farlo. Fuori dall’euro anche per il Mezzogiorno!M5S Senato