#AffareNostrum: il business dei rifugiati

“E’ solo uno spot pubblicitario: si scrive Mare Nostrum, ma si legge Affare Nostrum.
Uno spot pubblicitario per un business nuovo di zecca, cioè quello dei rifugiati. Che fuggano dalle guerre o dalla fame, per il governo e le altre forze parlamentari rappresentano una speculazione decennale. Attraverso i soliti amici con il pallino affaristico: cooperative e società nate per l’occasione, colossi industriali del nord e multinazionali, tutti gravitano intorno ai Cara, le strutture dove finiscono i migranti in attesa di asilo. Un inferno per chi tenta di trovare la sua fortuna in Italia, un paradiso per chi ha fiutato l’affare che c’è dietro. Il raggruppamento del Cara di Mineo (tra i più grandi d’Europa), ad esempio, è guidato da Sisifo, aderente a Legacoop, e ne fanno parte il Consorzio Sol Calatino, Senis Hospes e la Cascina Global Service, potenza economica vicina a Comunione e Liberazione. C’è pappa per tutti. Anche per il centrodestra, ovviamente. Nella gestione del Cara di Mineo fino a un paio di anni fa il responsabile del centro era il presidente della provincia di Catania Giuseppe Castiglione, poi eletto deputato nelle fila del Pdl, e oggi luogotenente di Alfano e del Nuovo centrodestra in Sicilia. Da Affare Nostrum a Alfano Nostrum: l’ombra del ministro dell’Interno nella gestione del Cara di Mineo è infatti pervasiva, perché i suoi sodali sono sempre a capo del consorzio Calatino Terra di Accoglienza. Tra uno spot pubblicitario spezzacuore e l’altro, nessuno racconta che ogni immigrato tenuto in questi centri costa allo Stato dai 30 ai 50 euro al giorno per il vitto e l’alloggio, e che un centro con 100 immigrati genera un flusso di denaro (anzi: un business) tra il milione e il milione e ottocentomila euro all’anno. Immaginatevi che appetiti intorno, conoscendo i nostri eroi alla guida del Paese! Infatti, i centri sono affidati senza gara a soggetti creati da un giorno all’altro e privi di certificati antimafia. I soldi fluiscono in mano a lobby e ai soliti oscuri personaggi vicini al governo. L’intreccio insomma è sempre lo stesso: da una parte sulle emergenze si costruiscono affari e fortune (si ride sul terremoto, sui tumori, e probabilmente anche sugli sbarchi), e dall’altra con l’aiuto di una stampa complice si usano le stesse emergenze per raccogliere consensi elettorali. Il buonista compiange, il celodurista demonizza, ma tutti ci mangiano uguale.” M5S Camera