Passaparola: Gli USA, l’ISIS e la ragione della guerra in Iraq, di Marcello Foa

La verità sull’ISIS
13:15

“Che cosa è l’Isis e da dove salta fuori? Fino a qualche mese fa non se ne sentiva parlare, oggi è il male assoluto. Dove nasce l’Isis, questa organizzazione islamica che si propone di creare un califfato in grande parte del medio oriente? E la risposta è abbastanza sorprendente, perché l’Isis nasce in Siria, ovvero nell’ambito della guerriglia che è stata condotta per rovesciare il regime di Assad.

Le finte primavere

Ricordate che cosa è successo in medio oriente negli ultimi anni? C’è stata una rivoluzione popolare in Egitto e Mubarak è caduto, c’è stata una rivoluzione popolare in Tunisia e Ben Ali è caduto. Erano finte rivoluzioni popolari, nel senso che sono state in buona parte, come ormai ampiamente dimostrato, pilotate dall’esterno. Poi c’è stata la Libia, e la rivoluzione popolare è fallita al punto che per rovesciare Gheddafi si è dovuti intervenire dapprima sotto l’impeto di Sarkozy e poi con l’intervento decisivo di chi? Degli aerei dalla Nato, che hanno bombardato le truppe di Gheddafi e poi di guerriglieri che improvvisamente hanno attaccato con successo, fino a sgominare gli ultimi soldati fedeli a Gheddafi? Chi erano questi guerriglieri? Libici contrari a Gheddafi? In parte si, ma soprattutto erano dei mercenari, dei guerriglieri, degli estremisti, che si sono coalizzati vedendo bene quale poteva essere il bottino di guerra, e così è stato, sono riusciti a rovesciare Gheddafi.
La Libia oggi sprofonda in una guerra civile terribile, poi è toccato alla Siria.

La “rivoluzione” in Siria

E che cosa è successo in Siria? Hanno tentato una rivoluzione colorata, che è fallita subito, perché Assad è un dittatore che sa che cosa fare per reprimere le rivolte popolari, non usa mezzi termini, se c’è una rivolta popolare spara. Di solito questo tipo di repressione violenta, brutale, repentina, è sufficiente per spezzare la resistenza, nel caso della Siria la guerriglia è continuata, e perché? Perché ai siriani che si ribellavano a Assad si sono uniti chi? I guerriglieri, gli estremisti, in particolare la fazione più integralista, radicale, dell’Islam, che dalla Libia si è spostata alla Siria, con una puntata, per qualche settimana nel Mali, ancora una volta ricordatevi ci sono stati dei problemi nel Mali, risolti rapidamente queste forze sono andate verso la Siria, dove si è combattuta una vera e propria guerra, dove i ribelli, grande parte estremisti islamici pericolosi, sono stati finanziati dai regimi del golfo, in particolare il Qatar, la Arabia Saudita, e armati e in parte anche addestrati, da governi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti. Beh, uno potrebbe dire è una invenzione, una supposizione: no! Sul mio blog ho elencato una serie di Link, da fonti insospettabili, dalla TV pubblica americana, a Harez, alla Stampa, al Times, dove si parlava in tempi non sospetti della necessità e dell’aiuto concreto che gli americani hanno dato a questi estremisti, però nonostante questo aiuto forte militare, economico e strategico e organizzativo, il governo Siriano ha resistito, perché l’esercito Siriano da sempre bene pagato da Assad non lo ha abbandonato. Allora sono passati mesi, addirittura gli anni, perché ormai la guerra in Siria si prolunga da parecchio tempo, e questi estremisti che cosa hanno fatto? Hanno girato in parte i cannoni e si sono dirottati, sono andati a attaccare L’Iraq, ovvero un paese amico degli Stati Uniti, che dagli Stati Uniti è finanziato.

I metodi non ortodossi della diplomazia USA

Questo è un retroscena molto importante, che dimostra una cosa, secondo me, che sfugge quasi sempre al grande pubblico, ovvero nel gestire la diplomazia e la grande politica internazionale non sempre si usano metodi leciti, non sempre il gioco è a carte scoperte, anzi lo è raramente a carte scoperte, bisogna avere la forza di guardare sotto la propaganda, allora in questo caso è evidente che gli Stati Uniti hanno usato forze che non sono distanti e che a volte sono considerate molto prossime a Al Qaeda, ovvero alle organizzazioni che hanno combattuto dall’11 settembre in avanti per tentare di rovesciare un regime che consideravano un più amico.
Il problema è che quando tu usi queste forze, quando gli dai potere, quando gli dai determinazione, gli insegni delle tecniche, il rischio è molto alto, e cioè è che queste forze, a un certo punto sfuggono dal controllo e secondo me è quello che sta accadendo in questi giorni in Iraq, quelli che erano buoni quando attaccavano la Siria di Assad sono diventati cattivi, molto cattivi, quando hanno attaccato l’Iraq amico degli Americani, e questo genera una situazione che è piuttosto imbarazzante. Che cosa sta facendo oggi l’occidente? A parole sta combattendo l’Isis, ma di fatto per ora la risposta militare è stata parziale, molto inferiore come intensità rispetto alle forze usate per esempio con lo stesso Gheddafi o altri paesi. Ecco perché probabilmente dietro a questi giochi, queste alchimie, ripeto molto pericolose, ci sono dei calcoli strategici che sfuggono alla ragione, secondo me, e che sfuggono a una analisi pacata e ragionevole della situazione.

La destabilizzazione del Medio Oriente

Io se fossi un Ufo e fossi arrivato qui sulla terra e guardassi che cosa accade in questa zona del mondo avrei l’impressione che l’occidente, che per 60 anni è stato il garante della stabilità in questa zona, perché la stabilità era necessaria per non compromettere le rotte del petrolio né la sopravvivenza di Israele, per cui con atteggiamento molto cauto, non dimenticate che Obama, poco tempo dopo la sua elezione nel 2008 è andato al Cairo, nella università Lasar, dove accolto da Mubarak ha fatto il famoso discorso all’Islam pacifista, ora lo stesso Mubarak è stato dopo pochi mesi abbandonato e sappiamo che fine ha fatto. Allora io se guardassi il mondo mi chiederei, ma che cosa sta accadendo? Perché io vedo che un paese amico dell’occidente come l‘Egitto è stato destabilizzato profondamente, che un paese laico, che era portato come esempio dell’Islam moderato come era la Tunisia, oggi e un paese che è prossimo al controllo o comunque profondamente infiltrato da un estremismo islamico che è il contrario di quello che l’occidente ha sempre auspicato, la Libia di Gheddafi, Gheddafi sappiamo benissimo che personaggio era e non merita certo la nostra compassione, però la Libia era un paese stabile, ancora una volta si era avvicinato all’occidente e ne cercava l’appoggio, l’hanno spazzato via, la Siria di Assad, per quanto regime duro, una dittatura, un dittatore, in tutti questi anni ha rispettato, fatte salve le guerre ormai che risalgono a trenta anni fa, ha rispettato l’integrità di Israele, non ha ostacolato… ha collaborato con gli Stati Uniti nella guerra al terrore dopo l’11 settembre e poteva essere considerato tutto fuorché un alleato pericoloso, eppure lo hanno attaccato.

Guerra in Iraq, propaganda e l’informazione

E andiamo più sotto, l’Iraq di oggi è un caos, perché l’Iraq di oggi ha un bilancio umano terribile, un milione di morti, secondo stime, il bilancio sicuro non lo avremo mai, ma si stima che in 10 anni un milione di persone siano morte e un milione e mezzo di persone sfollate, ma sono cose terribili, dati terribili. L’Afganistan non è pacificato! I talebani, contro cui si è combattuto sono forti come prima o forse più di prima, e allora l’impressione è che queste alchimie, questi tentativi di portare la democrazia o in teoria la pace nel mondo, abbiano prodotto l’effetto contrario, Caos, disperazione, instabilità, guerra, e tutto alle porte dell’Europa. Ben lontano dagli Stati Uniti. Allora a mio giudizio queste sono le riflessioni strategiche che andrebbero sviluppate e a un certo punto bisognerebbe anche chiederne conto agli alleati americani, ma tutto questo non accade, io sono da sempre un critico abbastanza acceso nel modo in cui si fa informazione, quello che emerge chiaramente in questo.. analizzando quello che è accaduto in questo periodo è che la stampa ancora una volta si accontenta della verità formale, nell’ansia di verificare le notizie in realtà diventa dipendente dagli stregoni o dai manipolatori della notizia, cui ho dedicato anche un libro alcuni anni fa, per cui di fatto diventa il volano o il ripetitore, il megafono di verità, che come sappiamo non sempre sono… rispondono al vero. Due esempi: le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, abbiamo fatto una guerra, perché c’era il pericolo che lui usasse queste armi e è risultato che queste armi non esistevano! Secondo un anno fa la America era sul punto di lanciare un attacco militare contro la Siria, perché il governo di Assad era stato accusato di avere usato le armi chimiche contro i bambini.
Quello che è emerso oggi, ma che alcuni hanno sospettato subito è che in realtà a usare le armi chimiche non è stato il regime di Assad, perché non aveva nessun interesse a farlo, sapendo che questo poteva essere il casus belli per provocare l’intervento americano contro di lui, ma i ribelli, gli stessi ribelli erano stati, che oggi poi fomentano e combattono per l’Isis, per provocare quell’intervento. Allora la politica internazionale, in una zona come quella del Medio Oriente, l’Africa e il vicino oriente, viene, purtroppo, da qualche anno perseguita usando queste tecniche, che a mio giudizio sono d’avvero orribili e moralmente inaccettabili. C’è un altro punto, forse, che merita di essere evidenziato, e è l’impatto delle notizie e della propaganda sulla popolazione.
Bene, purtroppo, questa per me è un dato che non mi sorprende, ma ogni volta mi amareggia, notiamo, dai sondaggi, dalle chiacchiere per strada, da quello che possiamo percepire anche dal nostro contatto diretto, che la maggiore parte della gente non conoscendo che cosa sta accadendo e informandosi soprattutto per immagini spettacolari, la decapitazione di cui si è parlato molto nei giorni scorsi, piuttosto che i titoli di annunci sensazionali di Obama al vertice della Nato, si forma una opinione molto superficiale, istintiva, in cui un frame, cioè una cornice di giudizio viene formata rapidamente e tutto va dentro a quella cornice.

La verità è scomoda

In realtà chi oggi vuole informarsi lo può fare attingendo a fonti che sono non meno autorevoli, molto più libere e per cui per lo meno fare sorgere il dubbio, ebbene, io credo che anche in questa occasione, come è già avvenuto in altre occasioni, Egitto, Tunisia, esempi che abbiamo citato prima, la maggiore parte della popolazione o non capisco che cosa sta accadendo o non gliene importa nulla o soprattutto pensa che la verità sia quella che viene martellata dalla propaganda ufficiale. C’è una piccola minoranza che riesce a farsi una opinione propria, giusta, sbagliata che sia, o per lo meno a porsi dei dubbi legittimi, ma purtroppo viene confinata a piccoli gruppi, piccole minoranze, il grosso, purtroppo, non viene toccato da questo tipo di problematica e direi che è una sconfitta per chi crede che nella società della informazione la missione principale di un giornalista sia quella di aprire gli occhi, esporsi anche un con un certo coraggio analitico magari, ma di cercare di aiutare i cittadini a capire che cosa accade d’avvero intorno a se, in Italia, ma in questo caso nel mondo, anziché limitarsi a una verità comoda, formale e ripetuta da tutti.” Marcello Foa – seguilo su Twitter