La demografia dell’Italia

“Mi trovavo a Merate ed entrando all’ufficio comunale ho trovato questo foglio alla parete. Un normale censimento dei movimenti demografici. Così mi sono soffermato a leggere i dati e mi hanno colpito particolarmente. I primi sono, purtroppo, tipici del nostro Paese, scarsissima natalità e bassissimo numero di nuove famiglie (politiche sociali inadatte al XXI secolo?). Il dato preoccupante è invece l’ultimo. Il rapporto immigrati/emigrati è sostanzialmente uno a uno.
In pratica esportiamo i nostri giovani, spesso formati e pluri-laureati, e importiamo manodopera a basso costo e spesso non istruita. Il risultato è terrificante per l’economia italiana. Tra le spese sociali, infatti, c’è il comparto formazione, i soldi che lo stato spende per formare i giovani, un tale abbandono si traduce direttamente in mancanza di personale altamente qualificato fornendo, di contro, un esercito di personale che abbassa drasticamente il livello qualitativo. A ciò si unisce il dramma del lavoro sommerso, una moltitudine di disperati che accettano qualsiasi lavoro per andare avanti. Così assistiamo allo sfruttamento dei migranti nei campi di arance calabresi o per raccogliere pomodori ecc ecc, lavori pagati pochi euro al giorno che uccidono il mercato creandone, di fatto, uno parallelo fuori dalle possibilità di chi, invece, tiene standard alti in termini di gestione del personale. Un Governo lungimirante dovrebbe osservare questi dati col mio stesso stupore e investire per invertire questa tendenza. Occorrono misure urgenti di riduzione fiscale sulle imprese, serve investire pesantemente sulle start-up e aziende innovative (gli USA solo nel 2013 hanno investito 1 miliardo di dollari sull’artigianato 3D), serve snellire le procedure burocratiche per accedere ai finanziamenti e potersi avviare nel mercato della piccola imprenditoria, occorre eliminare qualsiasi tassa sulle giovani aziende di pochi dipendenti.
Va garantito alle giovani coppie il sostegno necessario per scegliere di avere un figlio, oggi non è solo un problema economico ma anche di gestione del tempo, servono in tal senso nidi aziendali e part-time ben retribuiti come avviene in Francia e Austria. Un Governo che, non solo non va in questa direzione, ma si manifesta per la scelta nei ruoli chiave dei soliti volti noti della decennale gerontocrazia parlamentare, ci porterà al definitivo tracollo. Serve aria fresca, non nei nomi ma negli schemi, i partiti non sono in grado di garantire libertà di azione ai loro eletti, basta pensare a Vendola, Pisapia, Crocetta e Renzi, tutti presentati come il “vento che cambia” per poi dimostratisi più succubi delle vecchie logiche dei loro predecessori.
I partiti devono sparire, largo alle idee e alla democrazia diretta e partecipata. Largo al M5S.” Manlio Di Stefano