Il Financial Times affonda Renzie

“L’Italia scivola di nuovo nella recessione, ponendo così fine alla luna di miele del premier Matteo Renzi e mettendone alla prova l’entusiasmo per drastiche riforme economiche.
La terza più grande economia dell’eurozona è scesa dello 0,2 per cento nel secondo trimestre, come riportato mercoledì dall’Istat, smentendo gli economisti che prevedevano una crescita dello 0,1 per cento per il primo trimestre.

Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze dalla parlantina facile, è salito al governo in Italia a febbraio, con un colpo di mano in stile vecchia politica, promettendo riforme radicali per il mercato del lavoro, tagli alle spese e alle tasse e privatizzazioni.
Il trentanovenne, auto-descrittosi leader riformista, è stato accolto come tale soprattutto dagli imprenditori italiani, alla disperata ricerca di riforme strutturali dopo un decennio di crescita nominale pari a zero nella terza potenza economica dell’eurozona.
Gli economisti prevedono che i nuovi dati spingeranno il governo a rivedere al ribasso la sua previsione dello 0,8 per cento di crescita per il 2014. La Banca d’Italia e Confindustria, prevedono per quest’anno una crescita non superiore allo 0,2 per cento del PIL. A sei mesi dall’insediamento del governo Renzi, molti ancora ne elogiano l’energia e la determinazione. Tuttavia, nelle ultime settimane, mentre Renzi si concentrava sulla riforma del Senato e sulla restituzione di 80 € mensili per un anno alle famiglie a basso reddito, è aumentato lo scetticismo verso la sua strategia economica e la sua squadra di collaboratori.
Secondo gli ultimi dati relativi al PIL, pubblicati mercoledì, nel secondo trimestre si è verificata una contrazione dell’economia pari allo 0,2 per cento, sollevando dubbi circa l’efficacia del contributo mensile alle famiglie.
Con una crescita così bassa, l’Italia non ha molte possibilità di ridurre i suoi 2000 miliardi di debito pubblico, il secondo valore più alto rispetto al PIL nell’Eurozona, dopo la Grecia.
Renzi ha replicato ai suoi critici mercoledì, dopo l’uscita dei dati sul PIL, in una lettera pubblicata sul sito del governo, ribadendo il programma dei “mille giorni di riforme” in Italia. Le promesse includono riduzione delle tasse, riforma della pubblica amministrazione e liberalizzazione delle rigide leggi italiane sul lavoro. “Non c’è dubbio che l’impulso della crescita in Italia resti debole, e che non sia ancora certa l’uscita definitiva dalla crisi”, ha affermato Timo del Carpio, economista della RBC Capital Markets. Del Carpio ha anche indicato degli aspetti positivi. La produzione industriale italiana è cresciuta a giugno dello 0,9 per cento rispetto al mese precedente. Le esportazioni dell’industria manifatturiera italiana sono state una delle poche voci attive dell’economia. “Dobbiamo avere il coraggio e il desiderio di guardare in faccia la realtà. L’Italia ha tutti i numeri per uscire dalla crisi. Ma dobbiamo cambiare. Se non cambiamo, il risultato sarà sempre negativo” ha aggiunto.
La riforma di cui il governo Renzi si è vantato maggiormente è quella relativa agli 80€ mensili in busta paga dei lavoratori meno retribuiti, finanziandoli con la riduzione della spesa pubblica, tasse una tantum per le banche e aumenti dell’IVA.
Ma c’è chi sostiene che le famiglie italiane siano restie a spendere “perché l’incertezza riguardo al futuro è più forte dell’effettivo miglioramento delle disponibilità economiche”. Confcommercio ha detto (pochi giorni fa) che l’effetto del bonus di 80€ per le famiglie italiane è stato “quasi invisibile” a partire dalla sua introduzione a giugno. I dati mostrano che i consumi a giugno sono aumentati solo dello 0,1 per cento rispetto all’anno precedente. Gli economisti sostengono che la debole economia italiana desta preoccupazioni per il terzo e il quarto trimestre, quando il governo presenterà a Bruxelles la sua Legge di Stabilità. Renzi e Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia, hanno ribadito negli ultimi giorni che il governo terrà sotto controllo le finanze pubbliche senza aumentare le tasse, nel caso fossero necessarie manovre correttive in accordo con i parametri europei. Tuttavia la scorsa settimana sono stati ventilati timori riguardo alla capacità di Renzi di controllare le finanze del paese, quando il commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha indicato la presenza di tensioni nel governo riguardo ai piani di spesa del Presidente del Consiglio. Nel suo blog Cottarelli afferma che il parlamento sta già usando i risparmi derivanti dalla revisione delle spese, e che quindi questi non possono essere impiegati per ridurre le tasse sul lavoro.
Tra gli altri problemi di Renzi ci sono i rinvii, a causa dei quali quest’anno il Tesoro non raggiungerà il suo obiettivo di realizzare 12 miliardi con le privatizzazioni. Ci sono anche le preoccupazioni legate al risultato degli stress test e dell’Asset Quality Review da parte della Banca Centrale Europea sulle maggiori banche italiane. I banchieri fanno notare che se una banca italiana avesse bisogno di ritirarsi, le casse dello stato non sarebbero in grado di assecondarla. “Mentre il presidente del Consiglio fatica a fare progressi nel campo delle riforme politiche, sta diventando sempre più chiaro che al suo governo manca un piano economico originale e coerente”. dice Wolfango Piccoli, un analista della Teneo di Roma.
Gli alleati di Renzi replicano di aver fatto più progressi nel campo delle riforme di qualsiasi altro governo negli anni recenti e sostengono che la riforma del Senato è prioritaria per facilitare i cambiamenti futuri. Il bicameralismo italiano aveva impantanato il processo legislativo per anni.
Il governo sta anche lavorando ad altre misure, tra cui il suo piano “Sblocca Italia”, che libererà fondi per progetti nel campo delle costruzioni e delle infrastrutture e immetterà miliardi di euro nell’economia.
Per i leader economici, invece, dalle parole Renzi deve passare ai fatti”.
di Rachel Sanderson – Financial Times 6 agosto 2014