Nadine Gordimer – Intervista di Peter Panton

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12:00

Oggi, 18 luglio 2014 ricorre l’anniversario della nascita di Nelson Rolihlahla Mandela (Mvezo, 18 luglio 1918 – Johannesburg, 5 dicembre 2013) e voglio ricordarlo pubblicando questa intervista esclusiva recapitata al Blog da un giornalista, autore e imprenditore inglese che vive nel nostro Paese, Peter Panton, che aveva intervistato Nadine Gordimer verso la fine degli anni ‘80.

La scrittrice Sudafricana Nadine Gordimer morta a 90 anni (23 Novembre 1923 – 14 Luglio 2014).
La sua figura rappresenta un fulgido esempio del detto “la penna è più potente della spada.” Fortemente contraria al sistema dell’Apartheid nel suo paese nativo (il Sudafrica), ha incentrato il suo lavoro quasi esclusivamente su questa battaglia culturale, descrivendolo in modo esemplare nelle storie delle persone comuni. Tale è l’immagine che ha dipinto del Sudafrica nel corso dei suoi 35 anni di carriera da scrittrice da spingere il critico Stephen Clingman a sottotitolare un suo libro sul lavoro della Gordimer “La storia dall’interno” (Nadine Gordimer. History from the inside).
Il lavoro di Nadine Gordimer è ormai stato largamente acclamato e il suo nome è spesso citato per quanto riguarda il Premio Nobel sebbene lei, modestamente, nega di essere all’altezza.

Peter Panton: Ma quando ti sei resa conto per la prima volta delle complessità della società Sudafricana?

Nadine Gordimer: Beh, quando avevo 14 o 15 anni.

PP: E da lì hai provato il tuo senso di risveglio politico?

NG: Beh… Non è che mi sia improvvisamente unita a un partito politico, infatti all’epoca non c’era alcun partito che avrebbe potuto soddisfare questo mio risveglio, ma pian piano ho cominciato a guardare con occhi nuovi al mondo in cui vivevo, in cui ero cresciuta e come viveva la popolazione bianca – Io sono cresciuta in un piccolo paese minerario fino ai miei 20, 21 anni, e sono andata, piuttosto tardivamente all’Università di Johannesburg. Non avevo mai incontrato dei neri che avessero gli stessi miei interessi e che … avessero il mio stesso livello di formazione. Neri con cui potevo parlare da simili, allo stesso livello. Da bimba avevo sempre presunto che i neri erano così diversi da noi. I bambini neri non andavano alle stesse scuole dei bimbi bianchi. Io andavo a una scuola di convento, dove non c’erano bambini neri. I neri vivevano in zone periferiche, non potevano utilizzare la biblioteca e non potevano andare al cinema, e quindi da bambino o bambina si tende ad adottare le attitudini e i valori dei propri genitori. Io supponevo che questa cosa fosse del tutto naturale.

PP: Da Sudafricana bianca che si oppone all’Apartheid, come vorresti che il cambiamento politico avvenisse in Sudafrica?

NG: Beh, in realtà vorrei che avvenisse in modo pacifico ma ormai si parla già del passato poiché sta già capitando proprio ora e non è per niente pacifico. Come dice il Vescovo Desmond Tutu, l’unica speranza è di limitare la violenza. Pensiamo ai 14 anni di guerra in Zimbabwe. Oggi se si cammina per le strade di Harare si vedono persone a spasso, una con un braccio amputato, un’altra con una gamba distrutta, e poi tutta la distruzione nelle campagne limitrofe. E mi chiedo: veramente non possiamo imparare qualcosa da questo?

Riforme

PP: Ma questi mutamenti di cui si legge, come l’eliminazione dei “Pass” (libretto d’identità che neri in Sudafrica dovevano avere con sé sempre per evitare di finire in galera) e vari altri cambiamenti che stanno arrivando molto lentamente…?

NG: Occhio però, bisogna guardare bene il dettaglio. Per quanto riguarda la legge contro l’immoralità, beh, nessun problema. Prima di tutto interessa circa 1% della popolazione, ma poi, dove andrai a vivere? Diciamo che tu hai una moglie nera o io un marito nero e ora che questo non è più illegale, non finiremmo in galera per esser andati a letto con tua moglie o mio marito, però tu non potrai venire ad abitare accanto a me con la tua moglie nera dato che la mia zona è esclusivamente dei bianchi e il marito nero non potrà andare a vivere a Soweto con la sposa bianca perche quella è una zona dei neri. Quindi, vedi che quando incominci a smantellare l’Apartheid scopri un enorme groviglio. E poi, per quanto riguarda le leggi sui “Pass”, questa è una cosa che tutti attendevano da molto tempo, ma anche qui la storia è molto complicata. Siccome le leggi sui “Pass” sono state revocate, ciò significa che tu hai la libertà di andare dove vuoi. Quindi tu dici “Bene, ora che non ho più un “pass” che dice che devo lavorare solo a Johannesburg, io voglio andare a Durban, quindi vado”, ma non puoi andare a Durban finché non dimostri che hai un posto di residenza. E se sei nero… Io che sono bianca posso andare a vivere dove mi pare. Quindi non è tutto bello come sembra. È un cambiamento molto lento.

PP: Si, però non se guardiamo l’America, non pensi che ancora negli anni 60 anche lì c’erano problemi molto simili a quelli del Sudafrica, basta pensare a libri come “To Kill a Mockingbird…”

NG: Beh, senz’altro.

PP: … e tutti quei libri magnifici che raccontano del Sud, che hanno entusiasmato tanta gente. La situazione lì era molto simile ma penso che oggi, dopo non tantissimi anni, le cose si sono più o meno tranquillizzate, anche se ancora oggi hanno dei problemi in America …

NG: Beh, si, ma vedi, in America c’erano due differenze enormi. La prima è che nella maggior parte degli stati, se tu volevi diritti uguali per i neri, la legge era dalla tua parte. Tu imponevi la legge e quindi dovevi contrastare l’ingiustizia. In Sudafrica invece, se i neri vogliono l’uguaglianza, o se tu la vuoi per loro, sei latitante perche stai sfidando la legge. Questa è una differenza enorme e poi, in America i neri sono la minoranza mentre qui la situazione è opposta: quattro milioni e mezzo di bianchi su una popolazione totale di circa 30 milioni…

Il sistema tribale

PP: Tante persone fuori dal Sudafrica non capiscono le complessità del sistema tribale in Sudafrica – per esempio, in Zimbabwe c’è stato parecchio spargimento di sangue tra le varie tribù. Pensi che la stessa cosa potrebbe capitare anche in Sudafrica?

NG: No.

PP: O sta già capitando?

NG: Vedi, qui in Sudafrica la questione delle differenze tribali sono una cosa che le persone fuori, – l’occidente, gli occidendali, i governi che sostengono il governo Sudafricano, sia pubblicamente sia di nascosto – enfatizzano. Qui in Sudafrica, negli ultimi 60 il sistema tribale è stato eroso dall’industrializzazione. È stata una cosa veramente dura. La crescita veloce dei centri industriali ha portato tanti lavoratori di diverse tribù ovunque, vivendo assieme in ghetti. Pensa, solo a Soweto ci sono ben più di un milione di persone e Soweto è solo una delle zone dei neri, e queste persone vengono da tante tribù diverse.
C’è solo un pericolo, che è la zona del KwaZulu. Zona con un’alta concentrazione di persone provenienti dal “Zululand” (la terra degli Zulu). Questo posto ora è governato Mangosuthu Buthelezi, amato di tanti occidentali che lo considerano un moderato…

PP: Ma lui è veramente un moderato?

NG: E’ un leader nero. Ma penso che rappresenti un grande pericolo perché, anche se non ha ottenuto l’indipendenza totale, ha comunque una sua base in quella zona, con un proprio esercito che spesso aggredisce chiunque non segua e non sostiene Buthelezi. Quando arriverà il cambiamento, e sicuramente arriverà, non so se lui sarà disposto a far parte di un Paese unito o se forse vorrà piuttosto mantenere la sua base di potere.

Nelson Mandela

PP: Si dice che sia Stephen Boesak sia Mandela siano tuoi amici personali. Il nome di Mandela è spesso suggerito come il candidato eccellente per introdurre il governo maggioritario in Sudafrica, ma certi osservatori hanno cinicamente suggerito che il più grande contributo che lui potrebbe dare al movimento di liberazione sarebbe di restare in carcere perche così sarebbe per loro il punto focale. Prima cosa, pensi che il governo potrebbe scarcerarlo e seconda cosa, cosa pensi che succederà se dovessero scarcerarlo?

NG: Beh, vorrei prima commentare ciò che hai detto poco fa. Penso che era vero forse fino a un anno, un anno e mezzo fa. Purtroppo per lui, il più grande contributo di Nelson Mandela alla cause è che ha sacrificato la sua vita per diventare quel punto focale in carcere. Ma penso che ora non è più cosi. Ed è molto importante che lui esca dal carcere. E’ di vitale importanza.

PP: Pensi che questo accadrà mai?

NG:. Beh, comincio a pensare che ciò non avverrà. Penso che il governo Sudafricano abbia tentato in tutti i modi, senza successo, di dividere la leadership del A.N.C. Se hai seguito i vari dibattiti e discorsi tenuti recentemente, avrai sicuramente colto le ipotesi che all’interno del A.N.C. ci sono due fazioni diverse. Una è la fazione comunista e l’altra è la fazione “più moderata” e penso che la cosa che il governo avrebbe voluto fare è rilasciare Mandela senza rilasciare tutti gli altri insieme a lui. Ma ora Mandela non accetterà di uscire…

PP: Se gli altri non vengono rilasciati con lui…

NG: … I suoi compagni, sì. Vedi, lui non accetterebbe mai un simile trattamento perche vuole mantenere unità all’interno del movimento, ma è comunque molto importante che lui esca dal carcere, vista l’insurrezione che sta avvenendo ora in Sudafrica. C’è il rischio che i giovani si stiano abituando a dirigere una propria campagna di liberazione, il che è una cosa veramente pericolosa. Molti di questi giovani sono andati a scuola per un solo mese nell’ultimo anno, e quando parlo di “scuola” intendo tutti e quattro i livelli scolastici dove ci sono alunni di ventuno o ventidue anni che non hanno potuto permettersi di andare a scuola in modo continuo come noi.

PP: Quindi non esiste regolarità scolastica per bambini neri?

NG: No, e penso che ci sia la necessità di avere una figura centrale, non solo quella di Mandela ma anche quella di altri, per dirigere queste energie. Perché esiste il pericolo che i giovani si abituino ad avere questo potere che hanno conquistato, tanto da non poterli più controllare. Potrebbe diventare un problema dopo l’arrivo del governo maggioritario, e per di più, la cosa più importante è che non ci sia uno spargimento di sangue. Quindi secondo me solo la presenza di Mandela e dei suoi tenenti potrebbe disinnescare questo tipo di pericolo. Però il governo dovrebbe prima metter fine alla propria violenza. Il governo dice sempre che Mandela deve rinunciare alla violenza, ma a sua volta il governo non offre di rinunciare alla sua violenza.

Il futuro

PP: Che futuro vedi tu per i bianchi in Sudafrica con un governo maggioritario?

NG: Dipende interamente dai bianchi. Se ci sarà un governo maggioritario in Sudafrica, la maggiore parte dei neri voteranno per l’African National Congress e l’A.N.C non è e non è mai stato un partito anti-bianchi e neppure visualizza un Sudafrica senza la popolazione di bianchi. Ha sempre fatto di tutto, quasi arrivando all’estremo, rischiando un attacco dai neri separatisti, per mantenere i rapporti con i bianchi. Ci sono sempre stati dei bianchi nella gerarchia direttiva del partito, in ruoli piuttosto elevati. Il partito ha sempre collaborato con i bianchi e non c’è alcuna possibilità che I bianchi vengano cacciati dal Paese se l’A.N.C sarà destinata a essere la forza di governo in Sudafrica.
Io penso che se tu sei bianco, allora dove stai? Vuoi far parte di un gruppo separatista bianco con protezioni speciali, o vuoi piuttosto essere un Africano con la pelle bianca? Io penso che il futuro per I bianchi sarà di essere africani bianchi. Bisogna sinceramente accettare il fatto che questo è ed è sempre stato un Paese nero, con una maggioranza di neri e che si dovrà imparare a vivere con una leadership nera. Fino ad ora i bianchi sono stati abituati a gestire tutto, decidere tutto e avere tutto per se stessi, come se il paese fosse un enorme “country club”.

ADDENDUM:
Nelson Mandela fu il primo Presidente nero del Sudafrica (1994–99). I suoi negoziati con il Presidente Sudafricano in carica, F.W. De Klerk nei primi anni ’90 contribuì a eliminare il sistema di apartheid, cioè la segregazione del paese a base razziale e l’inaugurazione di una transizione pacifica a un governo maggioritario.