Da Matteotti a Di Matteo? #lanuovadittatura

La Storia non si ripresenta mai uguale, ma tra l’Italia di oggi e quella del 1924, anno del rapimento e omicidio di Giacomo Matteotti, esistono molte e impressionanti analogie. L’esito potrebbe essere lo stesso, la fine della democrazia, con al posto del fascismo, un sistema che comprende tutte le forze del Paese che vogliono conservare i loro privilegi e tenere a distanza di sicurezza la volontà popolare: criminalità organizzata, piduisti, istituzioni deviate, partiti. Dalla vittoria alle politiche del 2013 del M5S stiamo assistendo a una Controriforma senza che vi sia stata una Riforma o un Martin Lutero, neppure Mussolini ebbe la sfacciataggine del trio NapolitanoRenzieBerlusconi, lui la dittatura la fece senza nascondersi dietro la parola “riforme” e la legge elettorale fascista Acerbo fu sicuramente più rappresentativa del corpo elettorale e rispettosa della democrazia del l’Italicum di Renzie e del notopregiudicato, Le parole di Nino Di Matteo, che ha avuto il coraggio di dire che il re è nudo e con esso la democrazia sono forse un ultimo grido di allarme, sono parole pesantissime “Non si può assistere in silenzio al preminente tentativo di trasformare il magistrato inquirente in un semplice burocrate inesorabilmente sottoposto all’arbitrio del proprio capo, di quei dirigenti degli uffici sempre più spesso, purtroppo, nominati da un Csm che rischia di essere schiacciato e condizionato nelle sue scelte di autogoverno dalle pretese correntizie e politiche e dalle indicazioni sempre più stringenti del suo presidente.
Non si può ricordare Paolo Borsellino e assistere ai tanti tentativi in atto, dalla riforma dell’ordinamento giudiziario, a quella in cantiere sulla responsabilità civile dei giudici, alla gerarchizzazione delle Procure anche attraverso sempre più numerose e discutibili prese di posizione del Csm. Non si può ricordare Paolo Borsellino e assistere in silenzio a questi tentativi finalizzati a ridurre l’indipendenza dei magistrati a vuota enunciazione formale con lo scopo di annullare l’autonomia del singolo pm
“. Parole.che ricordano l’ultimo intervento in aula di Giacomo Matteotti, esponente del Partito socialista Italiano. “Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. […] L’elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. […] Per vostra stessa conferma (dei parlamentari fascisti) dunque nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà… […] Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse“. 30 maggio 1924, Camera dei deputati Come passano i tempi… Da Matteotti a Matteo. Oggi per imporre la dittatura la forza non è più necessaria, bastano le cosiddette “riforme…”.