La strage di Viareggio, 5 anni dopo

di Gianluca Ferrara
“Il 29 giugno di 5 anni fa a Viareggio un treno merci carico di Gpl deragliò, una delle quattordici cisterne si squarciò e il pericoloso contenuto fuoriuscì avvolgendo velocemente un’ampia zona di una nube gassosa che pochi secondi dopo si trasformò in fuoco. Un fuoco che avvolse un intero quartiere bruciando 33 persone di cui 3 bambini che dormivano nelle loro case.
Ciò che è successo in questi 5 anni è rappresentativo del peggio della cialtroneria made in Italy: i tentativi di scaricare le responsabilità, la latitanza dello Stato, il depistare la verità, il tutelare i poteri forti invece che le vittime, la codardia e la mancanza di dignità nell’assumersi la responsabilità e di chiedere scusa dinanzi a tanta sofferenza. L’allora amministratore delegato di FS Mauro Moretti liquidò il disastro come uno spiacevolissimo episodio, procedendo a licenziare Riccardo Antonini il ferroviere viareggino reo di sostenere gratuitamente i familiari delle vittime. Quel Moretti che, insieme ad altri 32 indagati, è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Lucca per strage. Eppure diverse volte in ambienti PD si è proposta la sua candidatura come ministro dei trasporti, se n’è discusso anche nel momento in cui fu costituito l’attuale governo. Del resto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sebbene gli sia stato più volte richiesto, non ha ancora esaudito il desiderio dei familiari delle vittime di incontrarlo, ma ha insignito Moretti dell’onorificenza di Cavaliere del lavoro. Ma a infierire sulle ferite dei familiari e dei sopravvissuti c’è anche la decisione dell’allora presidente del consiglio Letta di non far costituire lo Stato come parte civile al processo perché si preferì agevolare la transazione con le assicurazioni di Fs e Gatx (la società proprietaria del convoglio che deragliò) anteponendo l’aspetto economico rispetto alla ricerca della verità.
Anche quest’anno una marcia silenziosa transiterà per le vie di Viareggio, una marcia a cui parteciperanno anche comitati e associazioni di familiari di vittime (si pensi alla Moby Prince) provenienti da altre parti d’Italia che continuano a lottare per uscire dalle sabbie mobili in cui si cerca di relegare sia mediaticamente che giuridicamente certe vicende. La marcia terminerà dinanzi alla casina dei ricordi simbolo della strage dove sono custoditi oggetti e memorie di chi non c’è più. Fuori alla casina sventola il tricolore a mezz’asta che verrà alzato solo quando sarà fatta giustizia. Ad ognuno di noi spetta dare una mano a innalzare quella bandiera, non dimenticando e non permettendo che a Viareggio possano calare le tenebre e non trionfare la luce della giustizia.”