Expo: FormiRenzie e RenzieGoni

“Raffaele Cantone deve ancora decidere se e come prendere in consegna le macerie di Expo dopo gli arresti di giovedì. “Devo valutare se avrò i poteri necessari per lavorare seriamente o no“, dice Cantone. L’invito ricevuto dal premier l’ha accettato ma “solo per dovere verso il Paese: Renzi mi ha chiesto la disponibilità e io ho ovviamente detto di sì, ma solamente oggi a Milano entreremo nei dettagli e vedremo se avrò i poteri di verifica e di controllo necessari“. Un groviglio di società e di comitati di controllo in cui spesso controllati e controllori si sovrappongono. Basti ricordare il Comitato per la legalità e la trasparenza delle procedure regionali per Expo insediato nell’agosto 2009 dall’allora presidente della Regione Roberto Formigoni e battezzato dal Celeste come “l’organo supremo di controllo sulla corruzione perché non voglio che la criminalità s’insinui“. Nominò lui come esperti il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno, presentandoli come “personalità di rilievo nazionale, servitori dello Stato che hanno accettato di affiancare la Regione nel grande processo di modernizzazione anche in vista di Expo 2015“. Oltre a essere entrambi indagati a Palermo per la trattativa Stato-mafia con personalità note a livello internazionale (Totò Riina e Bernardo Provenzano, tra gli altri), De Donno è finito anche nell’inchiesta che lo scorso marzo ha portato in carcere Antonio Rognoni, ex direttore di Infrastrutture Lombarde, società creata ad hoc sempre da Formigoni per gestire ogni mattone posato in terra padana. De Donno, nello specifico, è accusato di concorso in turbativa d’asta, falso ideologico e truffa aggravata: la sua società di intelligence e sicurezza, la G-Risk, riceve secondo l’accusa incarichi di consulenza da Rognoni senza le procedure di selezione stabilite dalla legge. E quando nel 2012 il ventennio formigoniano traballa e il Pirellone, sede della Regione, diventa il condominio con più inquisiti d’Italia, De Donno si preoccupa per la situazione di Formigoni tanto da parlarne al telefono con l’amico ed ex capo Mori. Ma vengono intercettati. È il 18 aprile 2012, sono stati da poco arrestati l’ex assessore Franco Nicoli Cristiani e il fedelissimo del Celeste, Massimo Ponzoni. Mori chiede a De Donno se il “presidente Formigoni ha qualche problema particolare, oltre a quelli giudiziari“. De Donno risponde: “Quando l’ho incontrato a Milano era molto preoccupato perché oltre a quanto già è successo ci sono notizie di altre cose che stanno per arrivare. Molto pesanti“. E consiglia: “La sua posizione deve cambiare“. Sarà Mori, ricostruiscono gli inquirenti, a riferire poi a Formigoni durante un loro incontro fissato dalla segretaria del Celeste. Nel frattempo, il 13 febbraio 2012, venne siglato il “Protocollo di legalità per Expo 2015“. Lo firmarono l’allora ministro, Annamaria Cancellieri (poi coinvolta nel caso Ligresti), l’ex prefetto Gian Valerio Lombardi (che aiutò le Olgettine ai tempi delle feste eleganti) e Roberto Formigoni. Di tutto questo Cantone sembra avere già sentore. “Dovrò individuare i poteri di controllo e istituire una struttura ad hoc nell’Anac.” Davide Vecchi