Legge Elettorale M5S: Sistema Proporzionale Puro o Corretto?- Aldo Giannuli

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“Dopo il risultato della consultazione da cui è venuta fuori la netta preferenza per il sistema proporzionale, ci occuperemo della questione successiva: quale sistema proporzionale? Puro o corretto?
La logica del proporzionale puro è della pura rappresentanza: il Parlamento deve rispecchiare la società così come è. Le correzioni, che possono essere più o meno accentuate, servono a evitare che la rappresentanza si frammenti troppo e che sia garantita, in qualche modo, la governabilità.
Ci sono essenzialmente due sistemi per stabilire la formula che trasforma i voti popolari in seggi, il “metodo del quoziente“, naturale o corretto, il “metodo del divisore” e il cosiddetto “numero o quoziente fisso” che non si può utilizzare per incompatibilità con la nostra Costituzione.
Nel “metodo del quoziente” si divide la sommatoria dei voti di ciascuna lista per il numero di seggi da attribuire e si ottiene il quoziente. Poniamo di avere 1.010 voti e che dobbiamo attribuire 10 seggi, il quoziente sarà allora 101. Dopodiché si prendono i voti di ciascuna lista e si dividono per il quoziente e si ottiene il numero di seggi.
Un esempio.
La lista A ha 400 voti, la lista B 230, la lista C 210, la lista D 170.
Vediamo diviso 101 che cosa succede.
La lista A ha 3 seggi, c’è un resto di 97 voti.
La lista B ha 2 seggi, c’è un resto di 28 voti.
La lista C ha 2 seggi, c’è un resto di 8 voti.
La lista D ha 1 seggio, c’è un resto di 69 voti.
In questo modo abbiamo distribuito otto seggi (3+2+2+1).
Però ci sono ancora due seggi da attribuire sui resti e si usa, di solito, il sistema dei resti più alti. In questo caso i resti più alti sono della lista A, che ne ha 97 e della lista D che ne ha 69. Quindi alla fine avremo 4 seggi alla lista A, 2 alla lista B, 2 alla lista C, 2 alla lista D. Come vedete c’è per effetto dei resti un relativo effetto distorsivo, per cui le liste B e D, con 230 la B e 170 la D, hanno lo stesso numero di seggi. Se invece di 10 seggi ne avessimo distribuiti di più, probabilmente avremmo avuto una divisione più aderente alla realtà.
Non sempre il quoziente è quello naturale. Ci sono effetti manipolativi, come il cosiddetto “metodo di Hagenbach-Bischoff“, un matematico austriaco, in cui il quoziente, il numero dei seggi, è aumentato di uno. Tornando all’esempio precedente dovremmo dividere 1.010 voti non per dieci, ma per 11, ottenendo un quoziente più basso. Questo ha l’effetto di agevolare i partiti maggiori, perché i partiti più piccoli i seggi di solito non li acquisiscono nelle circoscrizioni, dove raramente hanno un quoziente pieno, ma con i resti nel collegio unico nazionale. C’è inoltre il cosiddetto quoziente “Imperiali“, adottato in Italia fino al 1993, che è il quoziente più due, quindi non 1.010 diviso 10 o 11, ma diviso 12. Ed era ancora più accentuato l’effetto premio per i partiti maggiori. Poi c’è il metodo più tre e così via.
Veniamo al “metodo del divisore“, utilizzato in Italia per il Senato sino al 1993, dove si dividono i voti di ciascuna lista per uno, per due, per tre, per quattro, fino a copertura dei seggi, e si confrontano i risultati. Le liste hanno sempre gli stessi voti di prima: 400, 230, 210 e 170. Vediamo i quozienti più alti e li confrontiamo. Primo A con 400, il secondo è B, 230, il terzo è C, 210, il quarto, attenzione, è 200 di A, che prevale sui 170 di D (il divisore due di A prevale sul divisore uno di D, ndr) . Dopodiché il quinto quoziente è A con 133,3, quindi B, 115, C,105, A, 100 e D, 85. Risultato 4, 2, 2, 2.
C’è infine il “metodo del divisore rettificato“, anziché dividere per 1, per 2, per 3, con intervalli pari all’unità, si divide con intervalli inferiori all’unità. Per esempio 1 – 1,5 – 2 – 2,5. Facciamo la stessa operazione di divisione. La lista A guadagna un seggio in più, la lista D lo perde. Quanto più l’intervallo tra i divisori diminuisce, tanto più viene premiato il partito maggiore. Questo sistema è una specie di Robin Hood all’incontrario, toglie ai piccoli per dare ai grandi. In questo senso favorisce aggregazioni e la governabilità, però a differenza dei metodi maggioritari puri o delle clausole di sbarramento, che brutalmente escludono i piccoli partiti. Un partito riduce i suoi seggi, però mantiene il diritto di tribuna, un suo rappresentante è comunque dentro il Parlamento. Questo sistema ha l’effetto di dinamizzatore.

I sistemi proporzionali hanno un problema, sono molto statici, di solito a ogni spostamento di voti corrisponde lo stesso spostamento percentuale di seggi. In questo senso questo è un effetto dinamizzatore tipico dei sistemi corretti e agisce su tutto l’arco della distribuzione dei voti in seggi, ha un effetto su tutto lo schieramento di adeguamento. Spinge verso aggregazioni, però evitando aggregazioni troppo eterogenee.

Quindi attenzione, il quesito si pone in questi termini vogliamo un proporzionale puro o corretto? Nel caso sia scelta l’opzione proporzionale corretto, si procederà a una votazione sul metodo da applicare.” Aldo Giannuli