Passaparola: Gli orfani in Italia, di Andrea Cippone

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Gli orfanotrofi non sono chiusi, sono ancora tanti, sono i nostri cittadini di oggi e di domani, se volete potete cercare di contribuire portando proposte, idee, e qualche suggerimento, c’è bisogno di tanta gente e tante risorse. Ci sono 15 mila bambini in Italia che hanno bisogno della nostra vicinanza, sono bambini senza famiglia, vivono in strutture di accoglienza, vivono nelle cosiddette “case famiglia“. Andrea Cippone consigliere di Terra dei Piccoli Onlus
Ciao a tutti gli amici del Blog di Beppe Grillo, io sono Andrea Ciappone, il consigliere di una Onlus, la Terra dei Piccoli Onlus, una associazione per i minori in difficoltà. Cerchiamo di essere vicino ai ragazzi che hanno difficoltà, in questo periodo stiamo facendo una serie di iniziative per i bimbi che vivono all’interno delle “case famiglia“.
Abbiamo raccolto 250 testimonianze di bambini, ragazzi, operatori, che vivono all’interno di queste strutture, abbiamo girato diverse regioni italiane e realizzato una pubblicazione per cercare di far vivere le emozioni raccolte. È una pubblicazione che potete chiederci in forma gratuita, la facciamo per finalità divulgative per far conoscere questi tanti amici all’interno di strutture di accoglienza. Sono circa 15 mila in Italia, vivono all’interno di strutture di accoglienza per minori, sono ragazzi sfortunati, la famiglia di origine ha problemi, molti non hanno la possibilità di essere adottati e cercano di superare dei periodi di difficoltà, transitori. Le strutture di accoglienza sono posti fantastici, ma anche posti con grandissime difficoltà. Il primo problema è il pagamento delle rette, le strutture di accoglienza vivono di rette che vengono pagate con dei ritardi ragguardevoli, a volte si arriva addirittura a un anno e mezzo di ritardo. Considerate che questi ragazzi vivono, mangiano, si devono vestire, devono fare dei percorsi educativi, riabilitativi, tutti i giorni, quindi è impensabile che possano aspettare un anno e mezzo.
Abbiamo raccolto dei casi di ragazzi con difficoltà psicologiche rilevanti che spesso la struttura non ha la possibilità di assistere, perché non ha le risorse economiche per pagare dei professionisti adeguati. Il bambino può quindi finire su percorsi terapeutici da cui non esce più, perché viene trattato come un malato di mente, mentre di fatto è un ragazzo, un bambino, che ha avuto un abuso, piuttosto una famiglia che si è completamente disgregata. Uno dei costi maggiori che le strutture di accoglienza sostengono è la gestione degli immobili. È un vero peccato che non si creino delle economie su questi beni, per esempio dando una priorità nella assegnazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Peraltro queste case famiglia hanno difficoltà, a volte, a fare contratti in condomini, ordinari, perché sono abitate da tanti ragazzini, per cui sono in qualche modo chiassose, per cui rischiano di essere emarginate. Questo allontana la casa famiglia dai centri abitati, perché il gestore della casa famiglia tende a spostarsi dove c’è maggiore disponibilità, dove c’è più spazio, tende a portare alle estreme periferie queste strutture di accoglienza, in posti isolati.
Il risultato di una attività di recupero dovrebbe essere l’inserimento nella vita lavorativa. Purtroppo questi ragazzi hanno forti difficoltà nell’inserimento lavorativo. Abbiamo stimato in 250 mila Euro l’intervento complessivo che lo Stato deve sostenere per ogni singolo ragazzo all’interno delle strutture di accoglienza, è un peccato che questo investimento non trovi poi un riscontro dopo i 18 anni. Questi ragazzi dopo i 18 anni devono crescere da soli, devono diventare grandi, trovarsi una soluzione abitativa e devono trovarsi il lavoro, non c’é un percorso di tutoraggio, di accompagnamento. Alcuni hanno realizzato delle cose bellissime, un esempio è il Domus De Luna a Cagliari, ha aperto un ristorante che ha avuto una serie di riconoscimenti, è uno dei ristoranti che ha il maggiore rapporto prezzo qualità, si chiama “I Buoni e Cattivi“, e ci lavorano tutti ragazzi provenienti da case famiglia.
E come ci sono riusciti? Semplicemente allungando il percorso di accoglienza, con un percorso di tutoraggio, facendoli crescere professionalmente. Oggi quel locale è sempre pieno, si mangia benissimo, la gente si diverte e loro hanno un lavoro fantastico. Servirebbe un intervento legislativo che sostenga questi ragazzi dopo i 18 anni, dandogli la possibilità di terminare le eventuali terapie, il corso di studi e soprattutto una soluzione abitativa. Tutti credono che gli orfanotrofi siano chiusi e quindi non esistano più casi di abbandono minorile, ce ne sono invece 15 mila in Italia, è un numero molto elevato, sono nostri ragazzi, sono futuri cittadini, sono persone che devono superare delle difficoltà che hanno subito, non hanno fatto nulla, sono vittime. Le risorse, quando ci sono, sono poche. Ci sono casi in cui le strutture di accoglienza non accettano minori perché senza risorse economiche. Noi cerchiamo di sostenere questi ragazzi con iniziative dirette e cercando di coinvolgere l’opinione pubblica. Una delle ultime iniziative è uno spazio dedicato al mercatino dei piccoli. Un’area dove si acquista senza pagare nulla, beni che possono servire per l’infanzia dei piccoli, per permettere a questi bambini di andare nel negozio e fare shopping come avrebbero voluto fare senza pagare nulla. Stiamo cercando di realizzare la prima struttura all’interno del comune di Roma, l’idea è piaciuta, stiamo aspettando una risposta. Per conoscere una delle storie di questi 15 mila ragazzi Salvatore ci ha particolarmente colpito. Ogni anno duemila ragazzi diventano adulti e escono dalle strutture di accoglienza. Salvatore è uno di questi. La sua storia ce la racconta con le sue parole.
Salvatore: “Mi chiamo Salvatore e vi racconto in breve la mia storia. Non è bella, ma sono contento di poterla raccontare ora che ho 19 anni. Sono maggiorenne e ho una vita davanti a me, quando ero un bambino ne combinavo tante, ero irrequieto e neanche la scuola mi accettava. Io avevo un dolore dentro che nessuno sentiva o voleva capire. Arrivò un giorno in cui finalmente qualcuno volle comprendere la mia irrequietezza e fui portato per in una casa famiglia. Ma io ero arrabbiato, incavolato, io affetto lo volevo da mamma e da papà e non da chi fa un mestiere per provare a amare. Per i miei non esistevo, mio padre è tossicodipendente e per mia madre non esistevo. L’unico mio contatto era con i miei amici e una educatrice della casa famiglia, ma nonostante tutto la mia rabbia era così forte che presto mi cacciarono dalla prima casa famiglia, dalla seconda, la sesta, la settima, sono sempre stato messo alla porta, cacciato via anche in piena notte. Tutte le case famiglia mi hanno dato via perché non ero un bambino da poter tenere, uno standard, carino e sempre pronto a dire di sì, ho passato tante notti a pensare a una vita da barbone e in solitudine, ma fui portato dai servizi sociali in un’altra struttura, fuori Roma. Non volevo, strillavo, avevo paura, ero scortato dai vigili e non potevo andarmene, mi stavano portando lontano, in piena campagna, avevo anche perso l’orientamento. Ero perso. Quel giorno me lo ricordo bene, appena arrivati in sala di attesa vidi un video che parlava dell’ippoterapia, poi colloquio con il responsabile, le parole erano forti, arrivavano al cuore. Noi non ti cacciamo, ti teniamo, nonostante tu possa rompere o scappare, il nostro motto è amare e abbracciare chi ha bisogno. E non sono più andato via. Mi hanno aiutato a crescere, a sistemare ciò che avevo perso e ciò che mi confondeva. Ora riesco a affrontare gli altri parlando e non più solo strillando e adesso vorrei trovare un lavoro stabile, una casa e anche avere una famiglia, con tanti figli, per dare a loro ciò che io non ho mai avuto.”
La Terra dei Piccoli Onlus non ha dipendenti, vive della volontarietà di chi ci partecipa, se volete aiutarci e sostenerci sul sito www.terradeipiccoli.org trovate tutte le informazioni, sia per il 5 per mille, sia per sostenerci che per fare delle proposte e darci una mano nel portarle avanti.
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Passate parola su quello che avete sentito, perché riguarda noi oggi e i nostri ragazzi domani.” Andrea Cippone