L’Italia pietrificata

Solo un pazzo può avviare un’attività in Italia. Fare impresa è considerato un peccato sociale che va scontato con una via crucis quotidiana. E’ più facile scalare l’Everest o che Napolitano si ritiri dallo scoglio del Quirinale dove vive attaccato come o’ purpo (*) che aprire una società senza diventare dei relitti umani, dei miserabili che finiscono per vivere dentro una macchina. In uno studio pubblicato dal FMI a settembre è spiegato l’incubo che attende chi si azzarda a investire in questo Paese. Partiamo dalla classifica, siamo 31esimi sulle 32 nazioni appartenenti all’OECD, l’organizzazione internazionale per lo sviluppo economico. Penultimi è meglio che niente, ultima è la Grecia. Il titolo della ricerca è tra l’umoristico e il sarcastico “La facilità di fare business in Italia“. Sono prese in esame diverse aree. Nel “Pagamento delle tasse” (31simi) riusciamo (e non è semplice) a far pagare tasse più alte, più numerose e con un numero di adempimenti burocratici superiori agli altri Paesi. Filotto. Per la “Richiesta di elettricità” (27esimi) il tempo di attesa è molto più alto della media e il costo è tre volte maggiore. Per “Far partire una nuova attività” (22esimi) (qui c’è una buona notizia…) ci si impiega mediamente di meno, ma però costa quattro volte di più. Non si può avere tutto. Nelle “Esportazioni” (25esimi) impieghiamo il doppio del tempo a causa della burocrazia, ma in compenso esportare ci costa il 10% in più degli altri Paesi. Spiccioli. “Ottenere i propri crediti“(28esimi) è quasi impossibile a causa di scarsi diritti legali. “Permessi di costruzione” (28simi) costano il doppio. “Cause legali” (31esimi) richiedono un tempo enorme e costano molto di più. La media in Italia per risolvere una causa è di circa 1.200 giorni contro 300/400 in Norvegia, Stati Uniti, Francia, Finlandia, Germania, Austria e Gran Bretagna. Nella classifica mondiale completa della World Bank la fotografia è impietosa. Fare business in Italia è fortemente sconsigliato ai deboli di nervi e a chi non vuole buttare tempo e soldi. Siamo al 73esimo posto, ci precedono tra gli altri il Ghana,Tonga (un classico, arriva sempre prima di noi), Trinidad e Tobago, il Ruanda e la Colombia. Chi ci ha ridotto così sono i partiti che si sono avvicendati negli ultimi 20 anni: il pd e il pdmenoelle, i gemelli del crack. L’Italia ha bisogno di due cose: di riforme e che questi politicanti falliti e incapaci levino il disturbo. Due condizioni inscindibili una dall’altra. In alto i cuori!

(*) polipo in napoletano