La distruzione della Colombia

Le proteste dei contadini e del popolo colombiano
(04:45)

intervento di Alessandro Di Battista, cittadino portavoce alla Camera e autore di Sicari a 5 euro
“Il 28 agosto, a Cartagena de Indias, nel nord della Colombia, sono sceso in piazza con gli studenti per sostenere i contadini e il paro agrario. Il governo colombiano, succursale degli USA da quando, nel 1948, il Presidente Gaitan venne ucciso a Bogotà (tra l’altro qualche minuto prima di incontrare un giovane avvocato cubano di nome Fidel Castro), ha stipulato con il governo Obama un contratto di libero commercio. Il TLC (Tratado de Libre Comercio) è una delle innumerevoli oscenità prodotte dal neocolonialismo. Un colonialismo evoluto, alla moda ma ancor più violento di quello attuato da Cortes. “Non c’è giustizia più ingiusta che fare parti uguali tra diseguali” diceva Don Lorenzo Milani. I trattati di libero commercio stipulati da paesi diversi, con storie diverse e possibilità diverse di gestione del debito pubblico sono ingiustizie legalizzate. Nell’ambito del TLC Bogotà ha approvato una legge che proibisce agli agricoltori l’utilizzo delle sementi naturali. Come coltiva il mais un contadino? Semplice. Ha dei semi, li pianta, suda, poi raccoglie. Una parte del raccolto gli serve per sfamare la famiglia, un’altra la vende, l’ultima, quella dai semi più grandi e belli, la mette da parte per la semina successiva. Questo avviene da quando la razza umana ha scoperto l’agricoltura, da quando, in sostanza, siamo diventati “esseri umani“. Il TLC vieta tutto questo e trasforma i contadini, gli unici che raffreddano il pianeta, in fuorilegge. La resolucion 9.70 che fa parte del trattato vieta il commercio e l’utilizzo di tutti quei semi “non certificati“. Quali sono gli unici semi certificati? Gli OGM! Il TLC obbliga 14 milioni di contadini colombiani a utilizzare semi OGM, li costringe a comprali ogni anno (gli OGM sono semi sterili), li costringe ad utilizzare pesticidi e ferilizzanti chimici, li costringe ad essere sempre meno indipendenti, li costringe a vendere la terra prima di finire in qualche degradata periferia di Cali o Medellin. Li costringe alla morte! Ovviamente le principali multinazionali del mercato transgenico sono tutte nordamericane: Monsanto, Cargill, Dupont. Il 19 agosto i contadini colombiani si sono ribellati e hanno iniziato uno scipero che ha paralizzato il Paese. Il Presidente Santos, quando un cronista gli ha chiesto come contrastare lo sciopero ha risposto: “quale sciopero?“. Mi ha ricordato moltissimo un altro Presidente che si domandava: “quale boom?“. Per la prima volta nella storia moderna della Colombia i contadini si sono mobilitati ricevendo il sostegno degli studenti, dei trasportatori e degli operai. I cittadini colombiani hanno capito che svendere la sovranità alimentare significa mettere un cappio al collo ai loro figli. Se quest’immensa manifestazione ci fosse stata in Messico o in Argentina non avrebbe fatto tanto clamore. La Colombia è un paese dove il pensiero dominante con l’ausilio di narcos e paramilitari ha ucciso sul nascere ogni forma alternativa di organizzazione da parte della popolazione. Negli anni 80′ tutti i principali dirigenti dell’Unión Patriótica, l’unico partito progressista, sono stati trucidati. A Cartagena un ragazzo teneva in mano un cartello con su scritto: “protestare non è terrorismo“. Protestare non è terrorismo, pensate quel che media, pallottole e machete hanno inculcato nelle teste dei colombiani negli ultimi 60 anni. Protestare non solo non è terrorismo, è un dovere, è un atto d’amore così come la partecipazione alla politica. Io da qualche mese sento qualcosa di molto particolare nell’aria, si percepisce un vento di cambiamento che travalica oceani e nazioni. Ad oggi Santos ha bloccato la “resolucion 9.70“, ma i tecnocrati del FMI e della Banca Mondiale torneranno presto alla carica. Occorrerà capire chi si troveranno di fronte, se uomini abituati ad abbassare la testa o contadini coscienti del potere immenso che ha la rete e la partecipazione. Io sono piuttosto ottimista.” Alessandro Di Battista