I gattopardi e la decrescita infelice

“Quanto sta accadendo in Italia in questi giorni è degno di una commedia di Ionesco o di Beckett.
Credevamo che Berlusconi fosse stato definitivamente condannato e pensavamo che la situazione economica fosse esplosiva. Invece tutto sembra essere di colpo cambiato, anche se in realtà nulla è cambiato veramente. Anzi no, una cosa è cambiata ed è un dato di fatto inconfutabile: una sentenza è passata in giudicato. Ma proprio questo dato di fatto sta già finendo in secondo piano grazie a stampa e televisione, che lo hanno per così dire derubricato come “errore giudiziario” di un magistrato un po’ maldestro. Per certo dopo le ferie estive quasi nessuno riuscirà a ricordarsene e allora non ci sarà neppure più bisogno della grazia, dal momento che è come se la sentenza non ci fosse mai stata. Tutt’al più la si potrà commutare in una pena pecuniaria.
Anche la situazione economica non pare destare più grosse preoccupazioni. Con la bacchetta magica di Maga Magò il governo Letta l’ha risolta e sta realizzando un nuovo modello di sviluppo: la decrescita infelice, vale a dire la ripresa economica con l’aumento della disoccupazione.
Ma allora, si dirà, è giunta la fine alle larghe intese? La battaglia dell’autunno si combatterà sull’Imu. O abolizione o morte … del governo. Il PD-L è riuscito comunque nell’impresa straordinaria di trasformare Berlusconi prima in vittima di una persecuzione e ora in colui che difende i cittadini da una tassa detestata. Tutto preso dalle sue beghe interne, che ormai interessano meno della sorte di Ingroia, il PD-L non si rende conto che sta tirando nella porta sbagliata.
Considerata la sua nullità politica è evidente che Berlusconi tenti l’ affondo finale con le elezioni anticipate. Ma un conto è far cadere il governo, un altro conto è lo scioglimento delle Camere. I primi a non volerlo solo coloro che ormai ci comandano dall’esterno e a cui interessa soltanto che paghiamo i nostri interessi sul debito, senza neppure ventilare l’ipotesi di una sua rinegoziazione. È qui che entra in gioco Napolitano. In questo teatro dell’ assurdo tutto si regge su un uomo di 88 anni che dovrebbe prendere atto del fallimento dell’ipotesi politica su cui si è fondato il suo secondo mandato. Forse però lui tiene pronta la carta di riserva, il suo jolly, un esecutore fallimentare. Peccato che Mario Monti non lo possa più fare, non essendo più un tecnico e bisognerà trovarne un altro.
Sembra una commedia dell’assurdo e invece è la realtà di un Paese allo sbando, in cui l’ unico raggio di luce viene da cinque stelle.”
Paolo Becchi