Giulia Ligresti, unica colpevole

“Possiamo festeggiare. In questa calda estate la giustizia Italiana ha trovato il colpevole, anzi, la colpevole, di 50 anni di ruberie della “grande” impresa nostrana. Si chiama Giulia Ligresti, in carcere nonostante gli operatori abbiano dichiarato le sue condizioni di salute incompatibili con la detenzione e, soprattutto, nonostante abbia richiesto il patteggiamento. Cioè l’ammissione di responsabilità. Dicono i giornali che se ne parlerà a settembre. Esistono tanti poveri diavoli nella stessa situazione, accusati di cose infinitamente minori, dov’è lo scandalo allora? Lo scandalo è che tutto ciò di cui Giulia Ligresti è accusata è stato – ed è – pratica regolare nelle grandi imprese quotate Italiane. Figli, amici dei figli e amici degli amici, nominati con stipendi milionari nei cda delle aziende di piazza Affari. E tutto ciò senza che nessuno, giornali, politici, istituti di vigilanza trovasse qualcosa da ridire sul fatto che una giovane donna, che si occupava di borse (quelle a tracolla) e di beneficenza, ricevesse uno stipendio multimilionario in virtù del fatto di essere la figlia del principale azionista.
Lo ammetto, anch’io quando ho appreso dell’arresto ho pensato: “Giustizia è fatta, qualche volta anche i potenti finiscono nel sacco“. Mi sarei aspettato però che a seguire sarebbero finiti dentro anche i vertici di Consob e Isvap, gli enti a cui lo Stato affida il controllo delle società quotate e delle assicurazioni. Macché, uno, uno solo uno dei tanti membri e dirigenti delle stesse, sta ai domiciliari, accusato di non aver controllato per 10 anni, 3.650 giorni, uno dei massimi gruppi assicurativi Italiani. Dicono che (non) lo facesse in cambio della promessa di essere nominato all’Antitrust (il direttore dell’Isvap prende 400.000 euro l’anno per fare cosa?).
Che dire poi del “vaticano” della finanza Italiana, Mediobanca, che per 40 anni ha difeso, sostenuto, garantito il padre della signora Ligresti grazie al simpatico appoggio che questi gli forniva acquisendo consistenti pacchetti nei big della finanza. La fine della storia è degna di Ionesco, un papello che garantiva alla famiglia la liberatoria nonché una solida liquidazione firmato dal capo di Mediobanca solo perché il vecchio Ligresti avrebbe minacciato in lacrime di suicidarsi.
Tutti dicono che questa crisi è dovuta all’assenza di regole, di un mercato lasciato solo a fare e a disfare. La verità è che le regole esistono, anche troppe. A essere assenti sono coloro che le regole dovrebbero farle rispettare, su tutti giornalisti e giudici. Perché che i politici e i finanzieri Italiani rubino non è una notizia. La notizia è quando i giornalisti e i giudici li scoprono.”
Marco Di Gregorio (Tw:@wwwc6tv)

P.s. Ovviamente spero che tutto quanto ho scritto possa essere smentito dall’azione della magistratura. Dopo le vacanze, naturalmente.