Expo: un fallimento annunciato – Puntata 1

Expo 2015, fallimento annunciato – di Luigi Franco
(17:26)

Con Expo si promettevano 16 miliardi di euro in investimenti su Milano e 190 mila posti di lavoro. Gli investimenti sono stati fortemente ridimensionati e sembra impossibile che si possano creare così tanti posti di lavoro (che lavoro? precario). Entrambi gli appalti per i cantieri sono finiti sotto inchiesta da parte della Procura. I costi extra evidenziati in corso d’opera ricadranno sui cittadini. Gli interessi della criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta che controlla le ditte di movimento terra in Lombardia, sono enormi e i controlli insoddisfacenti. Del dopo Expo non si sa nulla, se non che servirà un enorme colata di cemento. Expo è un fallimento annunciato.

di Luigi Franco

“Sono Luigi Franco, collaboratore del Fatto Quotidiano.it.
Non sono pro o contro Expo, non credo che un giornalista debba per forza dare risposte, però di sicuro un giornalista deve fare delle domande, evidenziare i punti critici e a me sembra che Expo di punti critici e di domande a cui nessuno ha dato risposta ce ne abbia tanti!

Le balle di EXPO

Quando nel marzo del 2008 Milano si è aggiudicata l’esposizione universale erano stati promessi 11 miliardi di finanziamenti per costruire strade, autostrade, metropolitane, 5 miliardi per investire sulla area espositiva, poi tutto il progetto è stato ridimensionato. I cantieri sono in ritardo: delle tre linee di metropolitana promesse, la 6 non si farà più, la 4 è probabilmente l’unica che verrà portata termine e nella 5 ci devono essere ventuno fermate, ma soltanto due entro il 2015 .
Furono promessi 70 mila posti per persone che avrebbero lavorato per Expo, ancora adesso si dice che dal 2012 fino al 2020 si creeranno 190 mila posti di lavoro tra persone che lavoreranno indirettamente sull’area espositiva e persone che lavoreranno nell’indotto. È possibile che si creeranno tutti questi posti di lavoro? È possibile che davvero il settore turismo ne beneficerà con 5 miliardi? È possibile che ci sarà un incremento della produttività di 25 miliardi in tutto il Paese?

Gli appalti sotto inchiesta

Su Expo sono attualmente in corso ancora entrambi i cantieri principali, per cui il primo appalto che è stato assegnato, quello della rimozione interferenze, ovvero della pulitura di tutta l’area, andando a eliminare i canali, le strade, le linee elettriche che attraversavano l’area espositiva. Il secondo appalto è quello della costruzione della piastra, ovvero di quel basamento che servirà, da fondamenta, a tutti i padiglioni con le strade, le vie, le linee di comunicazione. Entrambi questi appalti sono finiti sotto inchiesta da parte della procura di Milano, perché sono stati assegnati tutti e due con massimi ribassi rispetto al prezzo di base d’asta, piuttosto rilevanti.
Il primo appalto aveva una base d’asta di 90 milioni di Euro ed è stato vinto dalla cooperativa di Muratori e cementificatori di Ravenna per 58 milioni di Euro, per cui con un ribasso del 42 %, il secondo appalto aveva una base d’asta di 270 milioni di Euro e anche esso è stato aggiudicato da una cordata guidata dalla Mantovani con un ribasso del 41%. Il bando di gara viene pubblicato nell’agosto del 2011, la base d’asta è di 90 milioni e la cooperativa muratori e cementificatori di Ravenna se lo aggiudica per 58 milioni. Salvo poi un anno dopo, a novembre 2012, andare dalla Expo spa, la società che gestisce l’evento, a chiedere extracosti per 30 milioni di Euro. 30 milioni di Euro è più o meno la stessa cifra dello sconto con cui la CMC di Ravenna si era aggiudicata l’appalto e qua la domanda viene! Gli extracosti in massima parte sono causati per 14 milioni di Euro dalla necessità di trasportare le terre di riporto in discarica e trattarli come rifiuti, le terre di riporto sono lo strato più superficiale del terreno, e poi ci sono extracosti per più di 3 milioni di Euro che derivano dalla necessità di bonificare il terreno naturale, quello che sta a un livello inferiore. Entrambi questi lavori non erano stati inseriti nella gara di appalto di agosto 2011, però dai documenti di cui con il FattoQuotidiano.it siamo venuti in possesso si vede che la società Expo spa a agosto 2011 sapeva già che molto probabilmente quei terreni sarebbero stati portati in discarica, come aveva già ricevuto i risultati di alcuni analisi chimiche sui terreni naturali, da cui si capiva che i terreni naturali presentavano tracce di inquinamento da idrocarburi pesante. Allora altra domanda che uno si fa è come mai questi lavori non sono stati inseriti nel bando di gara? La posizione ufficiale di Expo spa è che non tutta la documentazione allora era pronta e ufficializzata per poterla mettere in un bando di gara. Fatto sta che un anno dopo questi lavori sono stati assegnati alla CMC di Ravenna sostanzialmente senza che fossero messi a gara, perché assegnati attraverso una variante del progetto.

I costi extra ai cittadini

Un’altra cosa curiosa che viene fuori dai verbali del Consiglio di Amministrazione di Expo Spa di quei giorni, quando doveva essere presa questa decisione, se concedere o meno gli extracosti, è che ci sono dei dubbi, ci sono dei consiglieri di amministrazione che dicono: “Beh, ma io ho delle perplessità“, c’è una relazione riservata del direttore lavori che dice di questi extracosti ne sono giustificabili 3/4/5 milioni, non 30! C’è il magistrato della Corte dei Conti che assiste alla riunione che dice: “Sì, delle perplessità ci sono, però è necessario e urgente andare avanti e fare proseguire i lavori.
E poi succede che molto probabilmente questi extra-costi ricadranno sulle tasche dei cittadini, perché Expo e Arexpo, la società che possiede i terreni, hanno fatto un accordo per cui tutti i costi che Expo avrà per la bonifica terreni dovranno essere ribaltati su Arexpo, che a sua volta li ribalterà sui vecchi proprietari dei terreni: la famiglia Cabassi e la Fondazione Fiera Milano. Accanto a questa parte dell’accordo c’è un’altra che stabilisce che questi costi potranno esser ribaltati fino a 6 milioni di Euro. Anche questa è una stranezza, perché porre il limite di 6 milioni di Euro, che in realtà deriva da perizie che ci sono state? Anche in virtù del fatto che quando nel 2011 sia il Consiglio Comunale di Milano che di Rho, avevano dato il via libera al Progetto Expo, mettendo nero su bianco su due distinti documenti, che eventuali costi di bonifica sarebbero stati a carico dei proprietari terrieri. Molto probabilmente così non sarà, perché c’è questo accordo tra Expo e Arexpo direi non fatto benissimo, perchè pone un limite e quindi è molto probabile che parte di questi costi verranno pagati dalle casse pubbliche. E noi queste domande a Giuseppe Sala, pochi giorni prima che diventasse supercommissario abbiamo provato a farle, ma lui non ha voluto parlare al telefono. salvo il giorno dopo che abbiamo pubblicato l’articolo che non chiarisce nulla, ci ha mandato una lettera che si conclude con delle parole che mi hanno lasciato un po’ stupito, per esempio questa frase: “per noi la trasparenza è tutto, al tempo stesso però occorre andare avanti e realizzare il progetto.”
Questo “però” è come se la trasparenza sia in contrasto per definizione con l’opportunità di realizzare un progetto.
Anche questa ultima frase: “aiutateci dunque facendo il vostro lavoro di controllori della buona gestione del pubblico, sapendo però che il mestiere del decidere non è mai una passeggiata di salute”. Ecco, a me questa sembrava un po’ una frase all’insegna del “volemose bene!” Fate anche voi qualche cosa per Expo. Tutto questo discorso su qualche criticità nella gestione appalti secondo me torna anche quando si va a pensare che il governo Monti, il 24 aprile, nel suo ultimo Consiglio dei Ministri, quindi, lo stesso giorno in cui Letta saliva al Quirinale per prendere l’incarico da Napolitano, ha approvato in tutta fretta la legge speciale sull’Expo, insieme a tutta un’altra serie di norme d’emergenza. In sostanza questa legge speciale è andata a istituire la figura di un supercommissario,di cui qualche giorno dopo è stato incaricato Sala. Questo supercommissario ha dei poteri tra cui quelli di accelerare le procedure per assegnare appalti, in certi casi di non fare le gare, ma di dare lavori attraverso procedure direttamente negoziate con chi andrà a aprire i cantieri. Questa scelta che è stata criticata davvero da pochi, perché tutti la volevano: l’ amministrazione di Milano, la regione, il governo, a me sembra che questa scelta non vada a favore della trasparenza.

Gli interessi della ‘ndrangheta

Poi un altro punto critico della vicenda Expo sono gli interessi della criminalità organizzata per lavori e cantieri,soprattutto in una regione dove il monopolio del movimento terra è in mano alla ‘ndrangheta. Questa cosa è stata denunciata più volte da Gaetano Pecorella, quando della legislatura precedente era alla presidenza della commissione bicamerale di inchiesta sulle ecomafie. Pecorella ha detto più volte che in Lombardia quasi il 100% dei cantieri di Movimento Terra è in mano alla ‘ndrangheta.
E per cui il problema della criminalità organizzata è stato al centro per così dire dell’attenzione fin da subito, in prefettura si sono firmati protocolli per evitare che le organizzazioni criminali potessero partecipare alle gare di appalto, attraverso dei prestanomi, attraverso aziende legate a loro. È venuto Letta qui a Milano pochi giorni dopo essersi insediato, per dare l’incarico di supercommissario a Sala e in quell’ occasione ha detto: “La criminalità e le mafie non pensino che l’Expo sia occasione di avere mano libera, saremo duri e inflessibili“. Solo che dopo una settimana, per esempio, il Governo ha chiuso l’ufficio della direzione investigativa antimafia di Malpensa, e questo non so se sia stata una scelta opportuna. Malpensa, molto probabilmente, nel 2015 sarà la porta di collegamento tra Expo e il resto del mondo. E poi sempre in quei giorni, è arrivata una denuncia del comitato antimafia di Milano, quello presieduto da Nando Dalla Chiesa e voluto da Pisapia in persona, e sostanzialmente che cosa è venuto fuori dalla loro relazione bimestrale? Che in tutto il 2012 sui cantieri Expo ci sono stati soltanto tre controlli interforze. Icontrolli interforze sono portati avanti insieme da Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza e coordinati dalla Prefettura, e che proprio perché mettono insieme più esperienze e competenze ad ampio raggio hanno una particolare efficacia e tre controlli in un anno di questo tipo sono pochi.
Poi sì, ci sono anche stati altri controlli delle A.S.L., polizia municipale, però di quel tipo di controlli pensati appositamente per Expo, quasi non se ne sono fatti. E nella relazione del comitato antimafia c’è anche un altro passaggio molto interessante, che racconta come in una notte dell’ottobre 2012 un camion sfonda un cancello di un cantiere dell’area espositiva e da questo cantiere sparisce un mezzo della ditta che aveva vinto l’appalto. Nella relazione si sottolinea come questo avvenimento sia chiaramente un’2 intimidazione di carattere mafioso, come a dire che la criminalità organizzata è già entrata in contatto con i cantieri Expo e con Expo. A fronte di questo rischio degli interessi della criminalità organizzata mi ha fatto un po’ sorridere la notizia di una decina di giorni fa, per cui in prefettura c’è stato un incontro tra autorità, forze di polizia e società Expo, dove sostanzialmente è venuto fuori che la Digos è preoccupata del comitato No Expo, perchè fa contro informazione, raccoglie documenti per cercare di dimostrare la poca sostenibilità ambientale del progetto e quindi mi ha fatto sorridere che le preoccupazioni a volte siano più queste che non la criminalità organizzata!

Dopo Expo il nulla cementificato

Infine tra le diverse criticità c’è un grande punto di domanda: che cosa ne accadrà dopo il 31 ottobre 2015 dell’area espositiva quando i padiglioni dovranno essere smontati uno a uno, portati in discarica e qualcosa di nuovo dovrà sorgere su quell’area espositiva? Fino a ora se ne sa ben poco sono state fatte ipotesi, il nuovo stadio dell’Inter, la cittadella della giustizia, la nuova sede regionale RAI, tutte ipotesi fatte e poi abbandonate presto. Quello che sembra abbastanza probabile è che verrà costruito molto cemento sopra,perché l’accordo di programma ereditato dalla giunta Moratti e poi approvato dal Consiglio Comunale dopo le elezioni di Pisapia prevede per quell’area un indice di edificabilità di 0,52 m² / m² e questo che cosa vuole dire? Che su una superficie così vasta si potranno costruire oltre 500mila m² di residenze, negozi, che addirittura potrebbero salire a oltre 650 mila nel caso in cui il padiglione Italia e l’anfiteatro dovessero essere convertiti a funzioni pubbliche una volta che l’esposizione sarà finita. E accanto a questi 500 mila m² di residenze e negozi poi dovrebbero sorgere 30 mila m² di housing sociale, un parco di oltre 450 mila m².
Mentre il Consiglio Comunale di Milano approvava questo accordo di programma, visto che c’erano delle tensioni dentro la maggioranza arancione, con l’altra mano veniva approvata una mozione che impegna la giunta a far sì che questo indice venga diminuito e a fare sì che le residenze vengano destinate a studenti e a particolari categorie sociali. C’è però un problema dietro a tutto questo: tutto quel cemento è necessario per rendere sostenibile Expo stesso, perché quando i terreni sono stati acquistati da Arexpo, la società partecipata da comune di Milano, Regione Lombardia e da Fondazione Fiera Milano, sono stati pagati 150 milioni di Euro alla quale a posteriore l’agenzia del territorio e la Corte dei Conti hanno dato il loro benestare, ma solo in virtù del progetto immobiliare che si sarebbe andato a sviluppare nel dopo Expo.
Quindi questi terreni, perché l’investimento pubblico abbia un rendimento accettabile, dovranno essere venduti a 330 milioni di Euro dopo il 2015, e se quei terreni non verranno venduti a quel prezzo le amministrazioni di Milano e regionale potrebbero rischiare un’indagine dalla Corte dei Conti perchè si renderebbero colpevoli per aver investito denaro pubblico in modo non remunerativo. Un altro aspetto critico in questa faccenda è che in questo momento siamo in un periodo di crisi particolare nel settore immobiliare. Milano è piena di zone di nuova costruzione, dove gli appartamenti sono ancora invenduti, quindi non si capisce bene quale potrebbe essere l’utilità di tutti questi nuovi alloggi inaerea Expo, quindi non è nemmeno cosi scontato che i nuovi investitori accetteranno di acquistare quei terreni per 300-330 milioni Euro ad Arexpo, per costruirci sopra qualcosa. Tanto più che accanto alla zona Expo, c’è l’area Cascina Merlata dove sono appena partiti i lavori per costruire altri 500 mila m² di residenze e negozi, a cui aveva dato via libera la giunta Moratti.”