EXPO 2015 tra ritardi e colate di cemento – Puntata 2

EXPO 2015 tra ritardi e colate di cemento – di Michele Crosti
(08:05)

L’Expo 2015 è un’opera contraddittoria, perché da un certo punto di vista dà delle opportunità e da altri punti di vista dà preoccupazioni. In questo periodo le preoccupazioni sono al di sopra delle opportunità, anche perché i lavori sono in grande ritardo visto che entro la fine anno la società dovrebbe consegnare ai Paesi partecipanti le aree per costruire i diversi padiglioni.
La società non sta rispettando le scadenze. Una tra tutte è quella della viabilità che dovrebbe liberare il terreno da una strada, via Cristina di Belgioioso, che attualmente è la viabilità principale dell’area. I lavori che dovevano finire a dicembre sono ancora in corso e quindi la viabilità alternativa non è ancora stata approntata. Ci sono lavori in corso per la rimozione interferenze e per la prima infrastrutturazione, le interferenze sono tutto quello che non c’entra con Expo già presente sull’area, che pure era agricola e quindi libera, però c’era una centrale elettrica e alcune altre strutture presenti. Si pensava addirittura di spostare le poste di Roserio e poi la cosa è risultata troppo macchinosa e quindi si è ridotta la superficie dell’area delle poste.
Questo ritardo trascina a catena molti altri ritardi, dovevano esserci a lavorare in questo periodo 700 persone e ce ne sono meno della metà. Dovevano essere costruiti alloggi per gli operai, ma questi alloggi non ci sono.
L’area su cui sorgerà Expo, i padiglioni della Fierà di Rho – Pero saranno collegati con una passerella con dei padiglioni. L’Expo ricorda la forma di un pesce, un occhio, una lisca, una lunga striscia chiamata il decumano che è una passeggiata di un chilometro e mezzo circa, e il Cardo, un’altra passeggiata di 400 metri.
Per chi conosce Milano è come essere in corso Buenos Aires, dai Bastioni di Porta Venezia fino a piazzale Loreto sono più o meno 1500 metri. E’ come se voi poteste visitare l’Expo passeggiando lungo Corso Buenos Aires, con una parte che ospiterà i padiglioni italiani e anche un lago. Tutta l’area è contornata dall’acqua, che è uno degli elementi fondamentalmente del cibo, senza acqua non si vive neanche per due giorni. Ci saranno gli spazi per 65 Paesi, i rimanenti Paesi, che dovrebbero essere poco più della metà su 129, andranno in spazi tematici, che si chiamano “Cluster“, in cui verranno messe in evidenza tipi di coltivazioni diffusi in tutto il globo terrestre. Questa superficie adesso è una grande area verde.
La prima cosa che viene in mente è che non sta succedendo niente! Cioè no: quasi niente.
A marzo sono cinque anni che l’Expo è stato assegnato a Milano e non si è fatto molto. Ha iniziato Berlusconi, l’Expo è stato assegnato a Milano il 31 marzo del 2008. Berlusconi fu il primo responsabile dei ritardi, perché ci mise un anno e mezzo prima di definire la governance di questa area e di questa operazione: chi doveva decidere e che cosa doveva decidere. Un braccio di ferro tra Berlusconi e la Moratti che si è concluso con la sconfitta della Moratti, che ha avuto un ruolo marginale rispetto a quello che è successo dopo. Nel frattempo Berlusconi ha messo Lucio Stanca come amministratore della società e che si preoccupò più dei suoi compensi che non di quello che sarebbe successo. L’altra grossa lite che ha ritardato l’Expo è stata quella tra la Moratti e Formigoni, allora Presidente della regione Lombardia. Hanno discusso per molto su un nodo che sta dietro l’Expo. Il nodo è di chi è l’area. Su quell’area ci sono diverse proprietà, la principale è Fiera Milano, con più o meno il 50%, poi il gruppo Cabassi, il comune di Milano il comune di Rho e altri. Sostanzialmente non era un’area pubblica.
Il problema era come riuscire a costruire lì, perché non si può fare un appalto pubblico su un’area privata, bisogna prima che l’area sia pubblica. Il problema era come acquisire queste aree e su questo si sono persi due anni.
Si è risolto il problema quando è arrivato Pisapia, a quel punto è stato fatto un accordo, nel 2011, però realizzato nel marzo 2012, quindi c’è stato un altro anno di ritardo.
L’attuale amministratore delegato della società, Giuseppe Sala, da buon manager arrivando nel maggio 2010 disse “Bene, facciamo subito le gare per il primo appalto, quello sulle interferenze“. Qualcuno lo fermò per dirgli “Scusi, fino a che non ha in mano le aree non può fare nessun appalto” e quindi gli appalti che dovevano partire nel 2010 sono partiti poi in realtà alla fine del 2012.
Un grande problema è che cosa succederà dopo. L’accordo di programma su quest’area prevede che metà sia a verde e metà costruita e su un’area di un milione e 100 mila metri quadrati, la possibilità di costruzione è di circa un milione e mezzo di metri cubi. Qui è in atto il braccio di ferro tra il comune di Milano e tutti quelli che vogliono costruire lì grandi cose anche se Milano è più che satura dal punto di vista delle cubature. E di fianco a questo progetto c’è ne è un altro, che si chiama Cascina Merlata, su cui andranno una parte degli alloggi che serviranno per il personale che opererà nell’Expo, in quei sei mesi di Expo. Le colate di cemento saranno molto consistenti. E inoltre è già stato approvato un progetto in cui verrà costruito il più grande centro commerciale d’Europa.
Quindi più che parlare di cibo si discute di come si cola il cemento in una zona non esaltante, in mezzo a due autostrade e già densamente costruita.” Michele Crosti, giornalista di Radio Popolare