Passaparola – Il sacco di Siena – Mauro Aurigi

Il sacco di Siena
(20:00)

“Avevamo tanto e ora la botta. Si parla di venti miliardi che non ci sono più, l’università ha un buco di 270 milioni, l’ospedale più antico, più di mille anni, venduto alla regione per 100 milioni, perché ha 100 milioni di debiti, la Corte dei Conti ha scoperto che ci sono 300 milioni di buco che prima non c’erano e la città è stata azzerata.
Vedremo se i senesi come hanno fatto più volte nella storia saranno capaci di un colpo di reni per rimediare a quello che è successo.
Io temo di no, la città è finita.” Mauro Aurigi

Il Passaparola di Mauro Aurigi, autore di Monte Paschi di Siena, un amore lungo mezzo millennio finito in tragedia

Come inizia il caso Monte dei Paschi (espandi | comprimi)
Sono Mauro Aurigi, ho 74 anni, sono nato e vissuto in parte a Siena, perché a 18 anni sono entrato in Monte dei Paschi e mi hanno fatto girare mezza Italia, la mia carriera me la sono fatta da solo, e spero di morire a Siena.
Sono qui per illustrarvi il caso Monte dei Paschi, perchè è vero che ha fatto il giro del mondo su tutta la stampa internazionale, forse ha fatto anche più di una girata del mondo, ma non tutto è stato detto. Io ho cercato, in questa pubblicazione, di far capire cosa è successo, partendo da molto lontano, dal medioevo, da quando la banca è stata fondata.
Saluto tutti gli amici che avranno la pazienza di seguire questa mia illustrazione e per chiunque volesse contattarmi sono disposto a parlarne.
Il Monte dei Paschi diventa un caso con la privatizzazione, ossia qui c’è un fatto straordinario: negli anni 90, subito dopo, ma anche durante mani pulite, si scopre che il sistema bancario era tutto pubblico, San Paolo di Torino, Cariplo di Milano, Monte dei Paschi di Siena e tutte le casse di risparmio. Quindi c’era la necessità di rendere il sistema bancario privato, perché secondo loro senza banche private la nostra economia era bloccata.
Non si sono domandati, o meglio, se lo sono domandati e l’hanno capito, ma non gli conveniva, perché le banche private non c’erano più! Il fatto che le banche private non ci fossero più, perché hanno la maledetta abitudine di fallire durante la prima o seconda crisi che devono affrontare. Questo è successo a fine ‘800, dopo la prima guerra mondiale, dopo la seconda guerra mondiale. Questo è l’unico motivo per cui le banche pubbliche sopravvivevano, non stavano nella finanza creativa, dove alla fine finiscono tutte le banche private come del resto succede oggi. Non stando nei grandi affari, non avendo nel proprio portafoglio le azioni delle aziende che finanziavano, le banche pubbliche erano fuori da questo gioco perverso, che non ha niente a che fare con il credito. Quindi non solo sopravvivevano, ma emergevano, perché appena fallivano le banche private loro potevano occupare tutto il mercato lasciato libero, questo è il motivo per cui il Monte dei Paschi era la banca più solida d’Europa in assoluto, non la più grande, perché era la quarta o quinta d’Italia.

Quindi il signor Giuliano Amato viene a Siena, dove c’è la banca più antica del mondo, la più solida d’Europa, e ci dice: “ora vi si insegna noi come si fa la banca”.
Senza neanche sorridere.
E lì inizia il caso Monte dei Paschi, la privatizzazione di una qualsiasi struttura pubblica. Data in mano ai privati, la prima cosa che fanno è spogliarla, venderla a pezzi, come con Telecom, perché? Perché la privatizzazione è solo dare le aziende già pubbliche in mano a gente che ha i fondi per poterle gestire nell’interesse del privato, non più del pubblico.

La città è finita (espandi | comprimi)
Siena è la città più rossa di Italia, perché quando c’era il vecchio Partito Comunista italiano la provincia di Siena aveva il 58% di voti al partito, nessuna altra città d’Italia raggiungeva queste percentuali.
Teoricamente il comune di Siena, insieme alla provincia potevano nominare 5 amministratori su 8, tre spettavano al governo, quattro al comune, uno alla provincia, però i compagni di allora, che erano usciti dalla resistenza, era gente che capiva le cose e sapeva che se in piena guerra fredda quella banca fosse considerata una banca rossa gli affari avrebbe smesso di farli, visto che l’imprenditoria italiana era tutto tranne che comunista.
Quindi ha lasciato la banca in mano a elementi che sceglievano i compagni del partito comunista, ma altri venivano soprattutto dalle file della Democrazia Cristiana e anche del partito Socialista, quando i socialisti entrarono al governo con la Democrazia Cristiana negli anni 60.