Bambocciona a chi?

“Ogni volta che ho chiesto un sussidio mi è stato negato. Una volta bisognava aver lavorato almeno 6 mesi, un’altra volta bisognava che l’ultimo lavoro fosse un full – time, ogni volta era una cosa diversa, non avevo mai la possibilità di un sostentamento, salvo di avere magari 4-5 figli (mi hanno detto) allora forse mi avrebbero dato qualcosa. Chissà. Fatto sta che passando di lavoro precario in lavoro precario o a chiamata ho cominciato a capire di aver perso anche quei 2 – 3 anni scarsi di contributi versati. Ai colloqui mi dicono “ma come mai così tanti lavori diversi?“. Cosa avrei dovuto fare? Aspettare il lavoro ideale stando ferma? Se stavo ferma ero pelandrona, se lavoravo facevo lavori troppo diversi dal titolo di studio che avevo conseguito. Alla fine mi sono sentita anche chiamare “bambocciona“. Ho fatto corsi con la promessa di un lavoro, però mai dato.
Parliamo delle difficoltà che fanno le donne nel mondo del lavoro per via del fatto che “possono rimanere incinte“, poco importa se sono single o magari non possono avere figli. Parliamo dei disabili che nonostante le leggi, sono stati lasciati a casa dal lavoro. Facciamo il reddito di cittadinanza, per ridare diritti ai cittadini italiani, che per generazioni si sono pagati le case popolari, ma quanti di loro ne hanno avuta una? Diamo un minimo sostegno ai disoccupati che sono in cerca di lavoro, che devono mangiare, o pagarsi la benzina per recarsi nelle agenzie di lavoro.” Lucy C., Milano