Quella green economy poco green e molto economy

“Dopo avere devastato centro e Sud Italia, soprattutto la Puglia, gli industriali della cosiddetta “Green Economy” stanno portando un vero e proprio assalto a tutto il crinale dell’Appennino settentrionale che non ha una ventosità elevata (tranne pochissime zone) e soprattutto ha peculiarità paesaggistiche e ambientali da tutelare e problemi di dissesto idro-gelogico che dovrebbero sconsigliare la realizzazione di centrali. La Green Economy in Italia è stata fatta non prevedendo una accurata programmazione dei siti migliori e idonei, non prevedendo una programmazione dei flussi per cui molti impianti sono fermi perchè la rete in certe aree non permette l’assorbimento di centinaia di KWh di energia. Sono stati elargiti troppi incentivi che hanno portato una speculazione inimmaginabile nel settore. La maggior parte dei proventi, garantiti 15 o venti anni, sono in mano a qualche centinaia di grandi imprese e una minima parte è andata in posti di lavoro locali.
I posti di lavoro sbandierati sono pochi in rapporto ai soldi distribuiti. Dal punto di vista ambientale è tutto da vedere e da studiare. Per quanto riguarda la Liguria in modo particolare, si stanno approntando leggi che vanno verso una deregulation del settore ambientale al fine di eliminare vincoli di tipo paesaggistico e di tutela di flora e fauna per facilitare l’installazione di grandi impiani eolici. Tra l’altro il governo uscente ha licenziato la SEN (Strategia Energetica Nazionale) che ha dato un freno a molti impianti e cercato di mettere in atto alcune regole ma ancora non è sufficiente forse a limitare i danni. Nonostante le poche regole messe, i lobbisti sono tornati all’attacco cercando di ripristinare il vecchio sistema e continuando ad erogare altissimi incentivi senza alcuna regola.” Paola Campori, Comitato in Difesa del Paesaggio di Camugnano (BO)