Chi vuole ancora l’inceneritore di Parma?

“Una lettera di F2i (Fondi Italiani per le Infrastrutture) potrebbe far saltare il progetto per il contestato inceneritore di Parma. Il documento “strettamente riservato e confidenziale” è indirizzato a Iren Spa, la multiutility di Parma, ed è firmato da Vito Gamberale amministratore delegato di F2i, fondo controllato da Cassa e Depositi e Prestiti. Lo stesso fondo che sarebbe pronto ad acquisire il 49% di Iren Ambiente per circa 80 milioni di euro. Un’acquisizione condizionata dalle vicende dell’inceneritore di Parma e del PAI (Polo Ambientale Integrato). Senza Parma rischia di non concretizzarsi l’accordo Iren Ambiente e F2i e con esso il previsto “abbattimento” dei debiti di Iren, che seguirebbe all’assegno milionario promesso da fondo per le infrastrutture. Alla luce dei contenuti della lettera, la partenza effettiva dell’inceneritore potrebbe essere un clamoroso pesce d’Aprile: ancora una volta a nudo i gravi problemi finanziari della municipalizzata Iren e un modello di business – quello degli inceneritori – che avrebbe non poche ombre dal punto di vista economico. Il 25 febbraio il Comune di Parma ha chiuso il bando per la realizzazione di una “Fabbrica dei Materiali“, un progetto che prevederebbe un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti. La “fabbrica” sarebbe un’alternativa all’inceneritore e seguirebbe un modello di trattamento “tedesco“, con costi a carico dei cittadini attorno ai 60 Euro/tonnellata, contro i 160 euro dell’inceneritore.L’Unione Europea sembra orientata a vietare l’incenerimento di rifiuti compostabili e riciclabili entro il 2020. Un motivo in più per decidere a favore di un trattamento più sostenibile dei rifiuti. Anche dal punto di vista economico.” Tratto da il Fatto Quotidiano