Passaparola – La perdita delle parole – Erri De Luca

La perdita delle parole
(06:00)

Il Passaparola di Erri De Luca, scrittore

Mi chiamo Erri Deluca e saluto gli amici del Blog di Beppe Grillo.
L’argomento della perdita di significato e di peso della parola mi riguarda, perché sono uno che traffica con la scrittura e quindi più che perdita di senso della parola credo che nei nostri tempi ci sia una perdita di responsabilità della parola e cioè la parola è diventata prevalentemente pubblicitaria, cioè deve servire in quel momento esaltare il proprio argomento e il proprio prodotto, ma poi non porta a nessuna responsabilità, se afferma il falso e può essere smentita in ogni momento, anche successivamente, la parola pubblica senza che chi la abbia pronunciata falsa ne subisca le conseguenze. Uno può dire una qualunque affermazione senza bisogno di verificarla, di controllarla, anzi sapendo anche che è imprecisa, usando e spacciando un vocabolario falso, senza che se ne porti discredito alla sua carriera e autorità.
C’è una perdita di responsabilità della parola.
Faccio un esempio: quando i nostri governanti parlano di ondate migratorie usano deliberatamente un vocabolo abusivo, quello di ondata, ma suggestivo. Perché se si tratta di ondate, la parola stessa suggerisce che una terraferma dalle ondate si debba difendere con barriere, scogliere, dighe, non è così! Non sono ondate, si tratta invece di flussi. Se li chiamiamo propriamente flussi non troviamo più l’immagine che li voglia strozzare, impedire, bloccare. I flussi, si tratta propriamente di questi, di flussi di nuova energia, di nuova vita, di nuove forze, che vengono a rinforzare le fibre di una comunità nazionale come la nostra, che è invecchiata, che produce poco lavoro manuale, che non si piega al lavoro manuale, facilmente e che quindi utilizza milioni di braccia che vengono dal sud e est del mondo.
Utilizza a suo profitto milioni di queste braccia che non sono state invitate, sono stati appunto flussi che hanno rinnovato e rinnovano le energie e l’economia di questo paese, ma appunto i poteri spacciano vocabolario falso e allora uno che è tenuto a usare con proprietà il proprio dizionario cerca di contraddire e di ribadire una versione diversa, una versione più appropriata della parola che riguarda per esempio i flussi migratori.
Il fatto che la parola sia così priva di responsabilità però ha un vantaggio, dal mio punto di vista, perché c’è una grande curiosità e un rinnovato interesse per l’uso di una parola non pubblicitaria, non politica, non economica, per l’uso di una parola narrativa. Mi capita di andare in giro per dei festival di narrativa, di letteratura, di parola, anche di parola ragionata, come il festival della mente di Sarzana, ecco, viene da andare in giro in queste località, dove si inaugurano degli incontri pubblici tra narratori, parlatori e persone venute ad ascoltare e questi incontri sono gremiti, sono affollati.
C’è una domanda di parole consistenti, che portino responsabilità e non siano solo di semplice comunicazione, che facciano avvenire uno scambio tra le persone che parlano e quelle che ascoltano. Comunque anche se siamo in tempi ciarlatani c’è uno spazio, una domanda, per la parola, per la parola giusta, per la parola esatta, per quella che coinvolge, e io credo che la nuova gioventù di questo paese oltre che sentirne il bisogno riesce a trovare anche applicazione e a trovare gusto per questo nuovo tipo di parola.
Cerchiamo di difendere la nostra integrità di persone anche attraverso il linguaggio, usando quello appropriato, il linguaggio più giusto, c’è una giustizia nelle parole, o una ingiustizia, che dobbiamo riconoscere e dobbiamo rivendicare.
La faccenda è che uno si impadronisce del proprio vocabolario a forza di leggere, di leggere tanto, a me è capitato così, fino da ragazzino, di imbottirmi la testa e anche di soffocare un po’ del mio tempo libero, buona parte di questo, leggendo, leggendo e straleggendo, e questo mi ha dato un diritto di cittadinanza dentro la lingua.
Non sono un cliente della lingua, non mi faccio mettere in bocca le parole dall’imbonitore di turno, ma sono il proprietario della mia lingua, il residente della mia lingua e dunque ho una forza maggiore di protezioni, ho anticorpi in più grazie al fatto che ho letto un sacco.
E allora il mio consiglio unico e possibile è quello di appassionarsi di lettura e non far passare nessun giorno senza questa compagnia. Io sono uno che ha avuto fortuna con i libri grazie a questo sistema di passaparola, uno che ha letto una mia pagina, un mio libro, un mio racconto, poi l’ha consigliato agli altri, ecco, il sistema di passaparola, questo meccanismo magnifico, orizzontale, da persona a persona, è il più efficace strumento di comunicazione che abbiamo. Passaparola!