La montagna sacra

Hua-Shan
(02:55)

“Immaginiamo un uomo che effettui l’ascensione di una montagna altissima, dirupata e ancora inesplorata. Supponiamo che dopo aver trionfato di difficoltà e di pericoli inauditi, egli sia riuscito a salire molto più in alto dei suoi predecessori, senza tuttavia aver raggiunto la sommità. Egli si trova in un situazione in cui non è soltanto difficile e pericoloso, ma addirittura impossibile avanzare oltre nella direzione. Egli è costretto a tornare indietro, a cercare altri cammini, sia pure più lunghi, che gli permettano di salire fino alla cima. La discesa, da questa altezza mai ancora raggiunta, offre difficoltà e dei pericoli ancora maggiori, forse, dell’ascensione: è più facile inciampare. Si vede male dove si mettono i piedi, manca quello stato d’animo particolare di entusiasmo che dava impulso al cammino verso l’alto. Dal basso giungono voci piene di una gioia maligna. Gli uni gioiscono apertamente, lanciano urla, gridano “Guardate, sta per cadere, gli sta bene. Così imparerà a fare il folle“. Altri cercano di nascondere la propria gioia. Assumono un’aria triste, alzano gli occhi al cielo: “Con nostro dolore, i nostri timori si avverano. Non siamo stati forse noi, che abbiamo dedicato tutta la nostra vita a preparare un piano ragionevole per l’ascensione di questa montagna, a chiedere un rinvio dell’ascensione fino al momento in cui il nostro piano fosse stato elaborato definitivamente? E se noi abbiamo lottato tanto ardentemente contro il cammino che adesso lo stesso insensato abbandona (guardate: torna indietro, discende, lavora per ore per prepararsi la possibilità di muoversi di un solo metro! Lui che ci ha lanciato le peggiori ingiurie quando chiedevamo sistematicamente moderazione e accuratezza). Se noi abbiamo condannato l’insensato e messo in guardia tutti affinché non lo imitassero e non lo imitassero, l’abbiamo fatto esclusivamente per amore del grande piano di ascensione di questa stessa montagna, per non compromettere del tutto questo piano grandioso!“(*).
In questi anni, dal Vday del 2007 alle ultime amministrative del 2012, dai Meetup al MoVimento 5 Stelle, il nostro obiettivo, quello di scalare la montagna della democrazia, non è mai cambiato. Una nuova parete, un istante per rifiatare e poi ancora avanti, mentre le vecchie sirene barbute del potere, i filosofi del nulla della sinistra e i piduisti al potere ci hanno insultato, ignorato, sbeffeggiato (e ancora lo fanno) con il megafono dei loro giornalisti servi. La vetta è forse ancora lontana, ma ci arriveremo, un passo alla volta, non abbiamo fretta. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?), Noi neppure.
(*) Lenin, note di un pubblicista