Il cerino acceso

Vent’anni dopo e siamo al punto di partenza. Tangentopoli con De Michelis in impermeabile bianco inseguito per le calli di Venezia come un’esibizionista sessuale sorpreso sul fatto e Craxi bombardato di monetine da duecento lire sembrano oggi trastulli, giochi d’infanzia a guardie e ladri, cartoni animati un po’ retrò. Tutto è uguale e tutto è diverso da allora. E’ uguale nelle tangenti, nella protervia dei partiti e dei loro burattinai, nella criminalità organizzata (quella che con l’avvento di Rigor Montis è misteriosamente scomparsa dall’informazione), nella crisi economica. E’ diverso, molto diverso per gli attori rimasti in campo.
La magistratura nel ’92 occupò un vuoto di democrazia. Si frappose tra i partiti e i cittadini. Cauterizzò la ferita. Falcone e Borsellino si sacrificarono. Mani Pulite divenne il simbolo del cambiamento possibile. La sua supplenza non poteva durare. E oggi si ruba più di prima. Le leggi non le fa la magistratura che, come tutti, ne è soggetta, anche quando sono scritte da delinquenti. Vent’anni di guerra dei partiti alla magistratura, di processi infiniti, di centinaia di leggi ad castam, hanno partorito il topolino della prescrizione di Berlusconi al processo Mills. Non esiste più alcuna barriera tra la rabbia dei cittadini e i partiti tranne la Polizia e forse, domani, l’Esercito invocato da Maroni. Non abbiamo più grandi industrie e il debito pubblico è raddoppiato. Siamo una Nazione sotto tutela, spossessata nei fatti dalla propria politica economica dalla BCE. E’ sufficiente un cerino per un incendio incontrollabile e la magistratura non è più in grado di svolgere il ruolo di pompiere.
I partiti giocano a nascondino, si sono riparati sotto le gonne della Governante di Varese come se questo fosse sufficiente per evitare loro un’epurazione che sarà tanto più catastrofica quanto più si ostinano a non uscire di scena. La faccia della fine della Seconda Repubblica, l’icona che ricorderemo, è quella di Beeérsani, livido quando gli si rammenta che nella torta della Tav ci sono le cooperative rosse della CMC di Ravenna.
I partiti sono morti e la magistratura non sta tanto bene. La dilapidazione biblica di soldi pubblici in Val di Susa, 22 miliardi, dovrebbe interessare alla Corte dei Conti. Che cosa conta tutto il giorno? A che serve, a giocare a Monopoli? Dopo l’otto settembre gli italiani furono disorientati. Si arrivò a gridare perfino “W Badoglio!“, come qualcuno ha esultato per Monti. Sappiamo come andò a finire, con il riscatto dei partigiani e una guerra civile lunga due anni. La Storia non si ripete mai uguale, ma oggi, come nel 1943, l’italiano è solo di fronte alla dissoluzione del Paese. Nudo. Molti non staranno più a guardare.