Tira, tira e la cinghia si spezza


“Sono un dipendente metalmeccanico, ho 24 anni e lavoro da quando ne avevo 19, credo di ritenermi fortunato per essere riuscito ad ottenere un contratto a tempo indeterminato a soli 20 anni. La mia azienda è di Napoli ed è composta per l’80 % da Campani, ma da un anno a questa parte la proprietà sta delocalizzando nel Torinese dove oramai si lavora per la Germania e/o per la Cina. Alcuni colleghi più “sfortunati”, e per di più laureati, sono sotto contratto a termine (progetto, partita IVA, ecc…). Loro, nel tentativo di cercare una società sempre del Torinese che possa offrire loro un contratto più stabile (pensare di farlo a Napoli è pura follia!) hanno effettuato dei colloqui con diverse start-up le quali hanno ripetuto sempre gli stesi concetti: “non possiamo offrirti una tale cifra perché la nostra intenzione è quello di adeguare i costi a quelli Cinesi”. E’ così angosciante sapere che stiamo tornando indietro di mezzo secolo e più nelle condizioni socio-economiche. Come potrei mai mettere su famiglia sapendo che il mio stipendio a partire da oggi diventa sempre più precario? Come potrò ogni mese dire alla mia futura moglie al mio futuro figlio non possiamo ho avuto 50 euro in meno in busta paga per la nuova addizionale regionale, per pagare la tassa sulle calamità naturali? Dobbiamo tirare la cinghia, ancora! Ma tira e tira la cinghia si spezza”.
Alex L.