Il bustarolo

“Due notizie, una buona e una cattiva. La cattiva è che presto diventerò un bustarolo (*). La buona, è che forse sarò in compagnia di milioni di italiani, ormai senza più nulla, che vivranno in gigantesche tendopoli e torneranno a fare gli scambi, come un tempo. Ho 40 anni suonati già da un pò, e non è che non abbia fatto le cose come andavano fatte. Ai bei tempi, fui uno dei pochi a laurearsi in ingegneria molto presto, ho iniziato subito a fare lavoretti sottopagati qua e là, ho persino LAVORATO! Ero subappaltato da una ditta subappaltata da una ditta subappaltata dalla Telecom Italia. Definirmi l’ultima ruota del carro era un eufemismo, ma solo in termini contrattuali, dal profilo delle mansioni invece, tutt’altro, tant’è che gestivo una rete operativa in tempo reale, dove passavano contratti telefonici di milioni di utenze, e se qualcosa si guastava, erano guai grossi per tutti! Scaduti i termini, ho avuto, per far felici i miei clienti dell’epoca, la cattiva idea di aprire una partita iva, che mi è costata 3.000 euro l’anno di spese fisse, contro circa 8.000 guadagnati. L’anno scorso, Mario Monti, ha deciso che, non avevo più diritto a regimi agevolati e che una partita iva mi sarebbe costata almeno 5.000 euro l’anno. Nonostante il mio impegno sociale per contrubuire all’economia, non solo lavorando, ma anche acquistando carne piena di cortisone, pesce pieno di tossine, pollo pieno di antibiotici e acqua piena di pesticidi, massacrando il mio sistema immunitario che oggi, per ogni influenza, degenerato in bronchite e mi mette a letto 4 mesi l’anno. Ho chiuso la partita iva, vivo con l’aiuto della pensione di mia madre con cui convivo, e con le “elemosine” delle vecchie ditte che mi chiamano per lavoretti semplici. La mia colpa, non essermene andato dal paese che amo.” Filippo G., roma
(*) bustarolo, a Roma, è affettuosamente chiamato un senza tetto, di quelli che girano pieni di buste