Il Politburo leghista

Domenica la Lega sul palco a Milano ricordava il Politburo schierato alla sfilata del Primo Maggio. Al posto della salma di Cernenko, inumato in vita, c’era Boss(ol)i. Alle sue spalle Maroni, occhiali rossi, sguardo da martora e sorriso di chi glielo ha messo in quel posto, a Boss(ol)i ovviamente. E poi Calderoli, Zaia, Cota, il Trota. Impettiti con la mano destra sul petto a cantare “Va pensiero” e la mano sinistra in tasca a contare gli euro che percepiscono da Roma Ladrona. Le corna vichinghe dei manifestanti erano l’epitaffio di un’epopea. Una cavalcata selvaggia che ha cambiato l’Italia in peggio. Una fotografia perfetta di chi ci ha creduto, che voleva essere padrone a casa sua e si è ritrovato la ‘ndrangheta a Milano e i manganelli verdi in Val di Susa.