Condomini e tutela legale

“Leggo questo intervento sul blog sui problemi di “convivenza” in condominio e penso sia opportuno approfondire un po’. Il problema è ancora più vasto, dal momento che non riguarda solo la vita condominiale, ma anche, più in generale,i rapporti di vicinato e tutti quelli in cui si possono avere problemi di rumore, inquinamento, emissione di fumi, calore, scuotimenti e così via. Inoltre, viene anche sollevato il tema, ricorrente, degli strumenti a disposizione delle persone comuni per tutelarsi, un aspetto che prima o poi colpisce la vita di tutti (basta un semplice sinistro stradale…). Partiamo proprio da quest’ultimo aspetto. La signora Amaranta sostiene, ed è una convinzione diffusa, che “si può difendere solo chi è ricco”. Questo non è vero: la gente comune non sa che, stipulando una assicurazione di tutela giudiziaria, che costa circa 150 euro all’anno a famiglia, può intentare cause, o resistere a cause in cui viene chiamata, a spese della compagnia di assicurazione, che si accollerà il costo sia del proprio avvocato che, in caso di sconfitta, di quello avversario, nonchè dei tecnici. Le forme di tutela giudiziaria sono diffuse in tutto il mondo, in Germania e Austria quasi ogni cittadino ne ha una. In Italia non ce l’ha quasi nessuno, con l’unica eccezione del Trentino Alto-Adige. Non solo, ma molti non sanno nemmeno che esiste. La sig.ra Amaranta dice che in materia ci vorrebbe un intervento legislativo. Ma questa nuova legge che cosa dovrebbe stabilire, che se arriva uno a fare una denuncia perchè quello del piano di sopra fa rumore, dovrebbero uscire subito i vigili e portarlo in galera? Bisogna tutelare sia chi rimane vittima di rumori eccessivi, sia chi lo è di denunce infondate, magari fatte da persone eccessivamente pignole: quindi vanno ascoltate sempre entrambe le parti e, in caso di disaccordo, fatti degli accertamenti. Purtroppo, queste cose non si possono velocizzare per legge, perchè si tratta di far lavorare più celermente i funzionari pubblici, quali quelle delle forze armate e dell’apparato giudiziario. Siamo sicuri che la legge scritta sia l’unico riferimento e metodo possibile per risolvere problemi di questo tipo? Non si potrebbe valutare, ad esempio, di chiamare il proprio vicino ad una seduta di mediazione per vedere se si riesce, con poco tempo e spesa, a trovare un accordo che consenta non solo di definire, o almeno attenuare, il problema ma anche di continuare ad avere discreti rapporti e salutarsi quando ci si incontra per le scale?”
Tiziano Solignani