La Neolingua Italiana

In principio era il Verbo, poi venne la Menzogna con l’aspetto della Verità. Nella moderna lingua italiana ispirata alla Neolingua del Socing, l’ideologia totalitaria del mondo di “1984” di Orwell, le parole indicano l’opposto del loro significato originale. Chi aderiva al Socing doveva credere a tre leggi: “L’ignoranza è forza“, “La guerra è pace” e “La libertà è schiavitù“. Le stesse che regolano la Neodemocrazia Italiana. Chi meglio di un Gasparri o di un Calderoli è espressione vivente dell’ignoranza al potere? Siamo in missione di pace in Libia e in Afghanistan e liberi di lavorare fino alla morte.
Da 1984: “La difficoltà più grande incontrata dai redattori della Neolingua non consisteva tanto nell’inventare nuove parole… ma a rendere chiaro quali fossero le parole che le parole nuove andavano a cancellare“. Un esempio è la parola “inceneritore” sostituita da “termovalorizzatore“. Dopodiché un impianto non incenerisce più, ma crea energia. La parola termovalorizzatore ripetuta per anni dai piccoli e grandi fratelli dell’informazione ha eliminato la produzione di diossina e l’inquinamento. Un’altra parola è “finanziamento elettorale“, trasformato in “rimborso“. Un finanziamento a fondo perduto, infatti, si può negare, può provocare sdegno, mentre un rimborso è dovuto. “Innumerevoli parole come onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza, religione avevano semplicemente cessato di esistere“.
La Neolingua Italiana ha già eliminato parole come giustizia, democrazia, morale e onore. Chi si ostina ancora a pronunciarle non riesce più a collegarle alla realtà. Sono astrazioni. Appartengono a un mondo favoloso e scomparso, come quello di Atlantide. la Neolingua italiana non è concepita per sviluppare il pensiero, le capacità cognitive, ma per ridurle. “Ciò che distingueva la Neolingua era il fatto che ogni anno, anzichè ampliarsi, il suo lessico si restringeva. Ogni riduzione era considerata un successo perché più si riducevano le possibilità di scelta, minori erano le tentazioni di mettersi a pensare“. E’ innegabile che il numero di parole che utilizziamo diminuisce anno dopo anno. Le contraiamo, usiamo più spesso il linguaggio gestuale, perdiamo per strada concetti, pezzi di cultura, di Storia. Le “frasi fatte” che pronunciamo continuamente ci fanno sentire a nostro agio insieme agli interlocutori che annuiscono rassicurati, ci riconoscono come uguali. “L’intento era di rendere il discorso il più possibile indipendente dall’autocoscienza“. Lo schiavo inconsapevole, tra tutti gli schiavi, è il più amato dalle democrazie.