Le rivoluzioni senza leader

Lampedusa
(01:16)

Con l’attentato di Marrakesh in Marocco e con la rivoluzione siriana, tutti i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente sono in fiamme. Per alcuni si tratta di incendi, per altri per ora di focolai. “Le libertà non vengono date, si prendono!” disse Pëtr Kropotkin. Questo è il senso di ciò che succede. Non è emerso un solo leader in contrapposizione a Gheddafi, Assad, Mubarak o Ben Alì, ma popoli, persone, gente comune. E’ la rivoluzione del signor Rossi. E’ strano, è nuovo. In passato per un Rheza Palavi c’era un Khomeyni, per Faruk c’era Nasser. Oggi non sarebbe pensabile, l’opposizione al regime iraniano è fatta dagli studenti, Mubarak è stato cacciato dalle piazze piene di cittadini egiziani. La gabbia di ferro creata dall’Occidente per i Paesi di quello che fu l’ex impero Ottomano sta aprendosi. Cosa ne uscirà non lo sa nessuno. Un grande califfato da Istanbul a Rabat o nuove democrazie.
I dittatori che governano o hanno governato questa parte del mondo sono alleati o burattini delle potenze occidentali. Che si indignano e li impiccano e li bombardano solo quando non garantiscono più i loro interessi, come avvenne ieri per Saddam Hussein, armato per decenni dagli Stati Uniti, e per Gheddafi oggi, oppure per la spinta di forze democratiche che crescono per la diffusione delle informazioni via Internet. Le guerre portano agli esodi, è sempre successo nella Storia, e le folle di nordafricani che arrivano in Italia sono la logica conseguenza del passato. I dittatori sono stati tollerati o imposti dalla Nato, dall’Onu, dalla UE. Abbiamo prima colonizzato i Paesi musulmani e sterminato gli oppositori, come fecero la Francia in Algeria e l’Italia in Libia. In seguito abbiamo venduto per decenni le nostre armi e comprato il loro petrolio, il loro gas, le loro materie prime e consentito ogni violazione della democrazia. Cosa ci aspettavamo? Mazzi di fiori e datteri? Se la rivoluzione si estenderà centinaia di migliaia di persone cercheranno rifugio in Europa che reagirà, per la legge del contrappasso, con l’affermazione dei partiti di ultradestra e la fine della democrazia in molti Paesi.