Plastica all’italiana


L’introduzione di nuove leggi come l’abolizione sacrosanta dei sacchetti di plastica deve essere accompagnata da una riconversione produttiva e da un’informazione capillare. In Italia non è stata fatta né una, né l’altra.
“Caro Beppe, so che magari sarà impopolare perchè ci potrebbero essere motivazioni ambientali tali da rendere questa mail vana, ma la situazione è grave e nessuno ne parla. Lo shopper in plastica è stato messo al bando con un misero comunicato stampa in cui non è spiegato nulla: non la tipologia, non informazioni ai produttori e grossisti. Produciamo sacchetti e shopper e rischiamo posti di lavoro e sacrifici di una vita per una legge contraria alle Normative Europee, tanto che l’European Plastics Converters trade group ha già avviato un ricorso contro il bando, così come il C.A.R.P.I. La legge sarebbe inapplicabile perchè l’Italia ha violato le norme procedurali europee per le regole tecniche. Noi produttori siamo in ginocchio, i Ministeri non rispondono, nessuno ci dà informazioni o le dà ai consumatori, i quali sono stati solo “imbeccati” dai media che hanno diffuso notizie false. Come faremo? Non esistono solo gli operai Fiat e non esiste solo la Fiat. 5.000 posti di lavoro a rischio, sacrifici di persone e famiglie intere, fallimenti a catena. Altre considerazioni riguardano i biopolimeri, al momento introvabili, non sufficienti e costosissimi. Le GDO non sanno dove rifornirsi e sono costrette a vendere le bustine di stoffa o di plastica dura che provengono dalla Cina che, in uno studio del NY Times, risultano tossiche. Perchè nessuno dice che in Francia hanno rinunciato alla legge per motivi occupazionali? E che la UE ha già rigettato una legge francese in materia di bando nel 2007? E che in America Obama ha stanziato 50 milioni di dollari per la ricerca sullo shopper composto da plastica riciclata? Mi sto battendo affinchè si sappia che non esiste nulla che impedisca la produzione e l’utilizzo di shopper di qualsiasi tipo. Lo faccio per mio padre, per i ragazzi che lavorano con noi, per me..perchè dopo essermi laureata 4 anni fa ho deciso di aiutare mio padre nel suo lavoro, visto che questo Stato mi offriva solo precariato.” Annalisa