I colibrì di Trieste


“Caro Beppe, il destino dell’Amazzonia nelle mani di 80 “colibrì triestini” e del ministro Prestigiacomo. La comunità scientifica afferma che se i colibrì triestini moriranno o saranno trasferiti dal Centro colibrì di Trieste le foreste amazzoniche si trasformeranno a breve in un deserto. Il Governo della Colombia scrive alla Prestigiacomo e al G8 dell’Ambiente, e le Università di Bonn, Camerino, Udine, Boyaca e Guayaquil sottoscrivono: “Le biodiversità dell’Amazzonia rischiano di sparire non tanto per la deforestazione o il riscaldamento globale ma per la progressiva estinzione delle specie di colibrì da cui dipende la sopravvivenza delle nostre foreste“. I colibrì sono gli impollinatori dell’85% degli alberi del Sud America. La Presidenza della Repubblica dell’Ecuador ha scritto al Quirinale per sostenere i colibrì triestini e si appella alla comunità internazionale e al signor Beppe Grillo (cittadino onorario dell’Ecuador in quanto “paladino dei colibrì honoris causa“) per salvare i colibrì. Il colibrì è un uccello incredibile: vola a 100km/h in retromarcia, pesa quanto una sigaretta, muove le ali più di 80 volte al secondo, il suo cuore batte 1.260 volte al minuto e mangia un “carburante” speciale: il nettare dei fiori! L’istituzione scientifica “Centro colibrì di Trieste” è l’unica istituzione del mondo ad ospitare le ultime coppie da riproduzione di colibrì ex-situ che sono state donate dal Sud America al Governo Italiano. Dagli studi su questi colibrì si riuscirà ad allevarli anche in natura, reintroducendoli e preservandoli dall’estinzione. Unico modo per salvare l’Amazzonia, legata alla loro attività impollinatrice. Il Centro sopravvive grazie a 10 scienziati che lavorano da anni senza paga e a tempo pieno e che stanno sacrificando persino il loro patrimonio personale pur di evitare una strage. Pochi giorni fa il ministro Prestigiacomo ha dichiarato: “Basta, non daremo più un soldo per quegli uccelli!” condannando i colibrì a morte certa o ad un trasferimento che sarà comunque LETALE per questi delicatissimi animali! Ma il ministero dell’Ambiente, per mano del Corpo Forestale, ha trovato anche un modo per zittire scienziati, giornalisti e creditori impazienti: da pochi giorni ha messo sotto sequestro l’intera struttura sita nel Parco Demaniale del Castello di Miramare (con i ricercatori chiusi all’interno per mantenere in vita gli ecosistemi). Così se la Polizia Forestale tenterà uno spericolato trasferimento, con i colibrì che appena catturati gli moriranno nelle mani, non ci potrà essere nessun giornalista a testimoniarlo. Nemmeno Le Iene e la CNN potranno più entrare a documentare la loro cattura e la morte.Oltre al danno la beffa: l’Istituzione scientifica Centro colibrì che da anni chiede una Convenzione per poter sopravvivere, viene ora messa sotto sequestro dalla Forestale proprio perché non ha questa Convenzione, ma “solo” documenti di Ministri della Repubblica e quindi è “abusiva” (nonostante un Decreto Ministeriale che la riconosce Istituzione Scientifica!). C’è un modo per salvare il Centro colibrì di Trieste, l’Amazzonia e gli 80 colibrì: chiedere al ministro Prestigiacomo di cambiare idea, di chiedere alle Direzioni Generali del suo ministero di ratificare una Convenzione con il Centro triestino o di proporre un Decreto Legge. Chiediamole di non permettere che la Polizia Forestale cerchi di trasferirli condannandoli così a morte lontano dagli occhi dell’opinione pubblica.”
Invia una mail al ministro Prestigiacomo per il “Centro colibrì“.