La tassa sul celibato dei preti


Alemanno vuol tassare i celibi. Un’iniziativa che va estesa a tutti i preti e potrebbe così valere una Finanziaria.
“Buona quella di Alemanno, aumentiamo le tasse ai single. Così imparano a crescere e a non moltiplicarsi. A essere egoisti e asociali, a restare bamboccioni e a non dare figli alla patria. Che ho detto, figli alla patria!? diomio come può essermi venuta un’idea simile? Poi mi ci raccapezzo, calma, pura associazione mentale, reminiscenze. Allora non si chiamavano single (oltre tutto i nomi stranieri erano proibiti), erano solo semplici celibi e al Duce facevano schifo. Additati al pubblico disprezzo fascista, cittadini spregevoli che si rifiutavano, appunto, di procreare figli per la patria (volendo, anche per la guerra). Così, in data 19 febbraio 1926 Lui ha deciso di bollarli una volta per tutte, istituendo una legge sul celibato che giustamente puniva i reprobi con una dovuta tassa ad personam. Che colpiva tutti i celibi indistintamente, dai 25 ai 65 anni, con una quota integrativa secondo il reddito e una quota fissa – questa è bella – secondo l’età. Giusto, più sei celibe e più paghi: così, dai 25 ai 35 si pagavano 70 lire annue; dai 35 ai 50, 100 lire; dai 50 ai 65, 50 lire. Per idiota che fosse, la legge è rimasta in vigore fino al 1943, quando venne abolita dal governo Badoglio. Fior di legge fascista. Ma come sarà venuta in mente ad Alemanno? (da Liberazione). Saluti antifascisti (e comunisti) a tutti.” Pettirosso Da Combattimento, Collodi