Processo per l’Iraq

Strage di Falluja
(5:13)

Oggi, 18 agosto 2010, un attentato in Iraq, a Baghdad, una bomba in un’autocisterna, 8 morti e 50 feriti. Ieri, 17 agosto 2010, un attentato suicida in Iraq, 59 morti e 125 feriti in un centro di addestramento militare. Giorno dopo giorno, attentato dopo attentato, in Iraq si continua a morire nonostante le elezioni del 2005 salutate in Occidente come un miracolo di esportazione della democrazia. Il 20 marzo 2003 una coalizione guidata dagli Stati Uniti invadeva l’Iraq, l’Italia di Berlusconi aderì entusiasta come in seguito quella di Prodi. George Bush cercava le armi di distruzione di massa. Non le trovò per il semplice motivo che non esistevano. Ottenne il controllo dell’Iraq e di un’area strategica per il petrolio al cui domino medio orientale manca solo l’Iran.
Il conto di questa guerra che può essere paragonata a Srebrenica, una strage contro l’umanità, e il cui responsabile, George Bush, dovrebbe essere giudicato da un tribunale internazionale, è di 106.000 morti solo tra i civili. Un massacro senza interruzioni come documentato dal sito Iraq Body Count. I morti per bombe e attacchi suicidi, dopo un rallentamento, non accennano a diminuire, nel 2010 sono morte in media 6,5 persone al giorno, nel 2004, secondo anno di occupazione, erano 5,2.
Quest’anno il parlamento serbo ha approvato una risoluzione di condanna del massacro di Srebrenica chiedendo scusa per le vittime. Il Congresso degli Stati Uniti e i Parlamenti delle forze che hanno illegittimamente occupato l’Iraq, inclusa l’Italia, dovrebbero fare lo stesso. Chiedere ufficialmente scusa, almeno questo! Si discute se costruire una moschea a Ground Zero, Obama non si è opposto, sembra che i leader musulmani abbiano comunque rinunciato. In Iraq ci sono decine, centinaia di Ground Zero, da Falluja con i civili bruciati vivi dalle bombe al fosforo bianco a Abu Ghraib, moderna imitazione dei lager. Nessuno pagherà per questo. I vincitori non si fanno mai processare.