Funerali di Stato

Funerali di Stato
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L’unico occhio vivo, con una sua luce interna che brillava, ai funerali era quello di Sandra. Uno soltanto, l’occhio destro, perché il sinistro era fasciato. Nella chiesa “Dio Padre” di Milano 2 si è celebrata l’estrema unzione ai guitti del Potere. Nessuno è mancato all’appello. La morte di Raimondo Vianello è stata un pretesto per rivedersi, ancora una volta, tutti insieme, prima di essere tumulati dalla Storia. Morti viventi che presenziavano, inconsapevoli, alle loro esequie. Non ricordavano l’attore scomparso, ma sé stessi. E’ stato il primo funerale di plastica della seconda Repubblica e anche l’ultimo. Con un cadavere confezionato come un bastoncino Findus, e la claque, gli applausi, capelli finti, zigomi da lupe di attrici improbabili, rossetti cremisi un po’ spenti, tendenti al grigio per l’occasione, corone di fiori con tributi allo scomparso mischiate tra loro alla rinfusa: il presidente della Camera dei deputati, la Rai e i Ricchi e Poveri, Mortizia Moratti con la borsetta per il trucco.
Il protagonista, come gli capita sempre ai funerali degli altri, è stato lo psiconano. E quando monsignor Carlo Faccendini ha detto, in diretta su Canale 5, che era “Innaturale immaginarli separati” ha pensato che non si rivolgesse alla moglie in lacrime, ma a lui medesimo, il morto politico che cammina, e ha cercato di entrare nella bara trattenuto dalle guardie del corpo. I simboli di un’Italia cialtrona in cui abbiamo convissuto per vent’anni, complici o meno, erano tutti presenti. L’informazione impunita di imbrattacarte a pagamento, la televisione culi tette calcio, i ripetitori di Mediaset, il craxismo, la mafia in Parlamento, la massoneria imbelle e sfrontata, il Vaticano nelle nostre camere da letto, i buffoni di corte. Volti di un’Italia invecchiata e pronta per l’ultimo cammino. Il funerale di Raimondo mi ha trasmesso ottimismo, lui non c’era, altrimenti avrebbe condiviso. Le campane a martello erano per tutti. Ci sono momenti nella Storia dell’uomo che segnano uno spartiacque, una linea di confine, un prima e un dopo. La loro importanza diventa chiara con il tempo. La scoperta dell’America, la presa della Bastiglia, Stalingrado, il funerale di Vianello.
Il fiume Lambro ridotto a una fogna, specchio della Repubblica Italiana, scorreva poco lontano dalla parrocchia piena di fiori recisi il cui profumo intenso ci ricorda sempre i funerali passati. Un fiume senza vita, stuprato dal benessere di pochi. I bambini, sembra impossibile, si tuffavano un tempo nelle sue acque e i padri vi pescavano la domenica. Vicino, Milano 2 sembrava il ricordo di un passato remoto. E poi, con la bara sulle spalle, all’uscita della chiesa, scattarono gli applausi.