Beppe Grillo interviene all’assemblea degli azionisti Telecom

Beppe Grillo all’assemblea degli azionisti Telecom 2010
(17:23)

Riporto alcuni passaggi del mio intervento:

Oggi sono venuto a celebrare i funerali di Telecom Italia. Ho il lutto al braccio. La ex prima azienda tecnologica del Paese è finita, ogni anno, da 10 anni, diventa più piccola, più marginale nel contesto internazionale. Nel periodo 2008/2012 tra tagli effettuati e tagli futuri sono previsti altri 13.000 licenziamenti. L’organico di Telecom Italia al 31.12.2009 era di 54.236 dipendenti, nel 1999 quando fu ceduta a debito da Massimo D’Alema ai capitani coraggiosi Gnutti e Colaninno e Consorte aveva quasi il doppio di dipendenti.
Telecom si sta estinguendo. Quando un’azienda esternalizza i suoi migliori informatici e ingegneri per fare efficienza non ha futuro. 3000 tra i migliori del Paese sono esternalizzati in una grande scatola dal nome SSC che sarà “efficientata” e poi venduta con comodo. Che futuro ha un Paese che licenzia gli ingegneri e importa mano d’opera a basso costo? Telecom deve essere venduta al più presto a Telefonica o a qualche grande gruppo internazionale prima che gli attuali azionisti ne spolpino anche le ossa. Telecom è morta, ma si possono espiantare i suoi organi e salvare l’occupazione ancora rimasta.
Il presidente di Telecom Galateri ha detto che: “c’è il debito da ridurre, lo faremo“, ma come può pensare di farlo se continua a distribuire dividendi agli azionisti tutti gli anni, anche quest’anno. La casa va a fuoco e usano l’acqua rimasta per farsi una doccia. Negli ultimi 10 anni il debito è rimasto lo stesso, mentre gli azionisti e i manager si sono arricchiti e Telecom ha come dice elegantemente Galatieri “diminuito il suo perimetro“. Il perimetro dei piccoli azionisti si è invece allargato, il valore di un’azione Telecom era di circa 8 euro nel 2003 e oggi vale poco più di un euro. Nel 2009 i ricavi di Telecom Italia sono stati di 27,1 miliardi di euro con un debito di 34 miliardi di euro. Il debito è di 7 miliardi di euro più dei ricavi.
I ricavi sono in diminuzione del 6,3% rispetto al 2008 ed è previsto un ulteriore calo del 3% nel 2010 e, dopo aver ceduto quasi tutto in questi dieci anni, dalle partecipazioni estere, agli immobili, a società innovative come Telespazio, Italtel Sirti, si annuncia la prossima cessione del 50% di Telecom Argentina.
Si parla di investimenti nei prossimi anni quando la Rete è un colabrodo e siamo ultimi nelle classifiche europee per la diffusione della banda larga.
Vorrei fare un semplice esercizio, da ragioniere, perché io sono un ragioniere, se la Telecom in questi dieci anni ha venduto quasi tutte le sue partecipazioni, i suoi immobili, persino le centrali telefoniche, ridotto del 50% il personale, diminuito i suoi ricavi, ridotto gli investimenti, quasi azzerato il valore del titolo e, nonostante tutto questo, il debito è rimasto lo stesso di 34 miliardi. La domanda è: dove sono finiti i soldi? Chi ha distrutto la più importante azienda italiana nel campo dell’innovazione costruita con le tasse di generazioni di italiani?
I soldi sono finiti in stock option milionarie, in dividendi agli azionisti del salotto buono che hanno spolpato viva la Telecom. E’ necessario fare un’indagine patrimoniale sui manager che in questi anni hanno gestito la Telecom per verificare il loro patrimonio prima e dopo il loro ingresso in Telecom. Per verificare se le operazioni che hanno condotto in questi anni di cessioni del patrimonio Telecom abbiano procurato loro dei guadagni diretti o indiretti. La distruzione del valore di Telecom Italia è stato il più grave danno sia economico che per il futuro sviluppo legato all’innovazione procurato al nostro Paese. Gli azionisti e i lavoratori e le generazioni future hanno o stanno già pagando il conto. I responsabili di questa catastrofe sia politici che imprenditori vanno perseguiti.
Bernabè è una persona che stimo come manager, ma che non ha fatto quello che una persona con la schiena dritta avrebbe dovuto fare: chiedere conto alle precedenti gestioni, da Colaninno a Tronchetti, da Buora a Ruggiero, implicato nello scandalo delle false fatturazioni di Telecom Sparkle, delle loro azioni, dei loro enormi guadagni e in alcuni casi dell’uso privatistico dell’azienda. Lo spionaggio ai danni di decine di migliaia di persone fatto da dipendenti Telecom ha prodotto alla società un danno di immagine enorme. Chi lo paga? Chi risarcisce i piccoli azionisti di un titolo spazzatura? Colaninno e Gnutti hanno intascato una plusvalenza di 1,5 miliardi di euro quando hanno ceduto le loro quote a Tronchetti finanziato dalle banche, perché? E perché i piccoli azionisti non hanno avuto nulla?
E’ immorale che siano state distribuite stock option milionarie per anni mentre decine di migliaia di persone perdevano il lavoro.
E’ necessaria una legge per impedire la distribuzione di dividendi alle aziende con un indebitamento superiore al 50% del fatturato. Qualunque piccola media azienda con un debito superiore del 30% al fatturato chiuderebbe domani mattina. Telecom è morta, per salvare l’occupazione residua va venduta al più presto a Telefonica e la dorsale deve ritornare in mani pubbliche dando ad ogni operatore le stessa possibilità e non a un unico soggetto.
La banda larga in Italia è stretta, la più stretta in Europa, anche grazie a questo Governo che tiene bloccati gli incentivi di 800 milioni per ridurre il digital divide e introduce tasse assurde come l’equo compenso sulle memorie.
La diffusione della banda larga nelle abitazioni secondo dati della Commissione Europea è nella Lombardia, la più avanzata delle Regioni italiane, di soli 36 famiglie su 100, esattamente come le regioni europee più povere come la Mancha spagnola e peggio della Polonia.
Dopo l’Italia ci sono solo la Romania, la Bulgaria e la Grecia. Senza infrastrutture l’Italia non ha un futuro e neppure un presente. Cari Bernabè e Galateri, vendete quello che è rimasto a Telefonica, restituite la dorsale allo Stato e dopo andate a casa, insieme al consiglio di amministrazione, prima del fallimento.